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[IT] Il libro delle virtù - Panegirico

 
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Kalixtus
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MessagePosté le: Mar Juil 25, 2023 1:21 pm    Sujet du message: [IT] Il libro delle virtù - Panegirico Répondre en citant

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Dernière édition par Kalixtus le Mar Juil 25, 2023 1:36 pm; édité 1 fois
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Kalixtus
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MessagePosté le: Mar Juil 25, 2023 1:23 pm    Sujet du message: Répondre en citant

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    Panegirico I. - Sull'anima

    Aristotele, in quel tempo, risiedeva ad Atene e aveva stabilito il suo quartier generale all'Accademia della birra, una locanda situata nel Plakaton, nel cuore del quartiere egiziano (era la zona dove alloggiavano gli studenti, i festaioli e i nottambuli che venivano detti gitani).
    Fu in una di queste notti, particolarmente euforica, che fece una scoperta che sconvolse tutto l'ambiente intellettuale della città nel giro di una settimana.
    In mezzo alla confusione abituale, nel caldo vapore della taverna, interrompendo il "E' da bere, da bere... che ci occorre, hips" detto da Paulodaro che era completamente ubriaco, il suo compare Mimilas, salito su un tavolo, apostrofa l'assemblea[/i]

    Mimilas: "Illuminaci, Maestro, su che cosa sia la nostra anima."

    Allora il saggio Aristotele si rivolge ai suoi campagni con queste parole:

    Aristotele: "Miei amici, ci sono due tipi di anima.
    Ogni essere vivente possiede un'anima che io chiamerò spirito, in cui risiede la forza che gli dà vita, messo in moto quando l'essere inizia la sua formazione verso la sua forma finale. Poichè è il principio dell'organizzazione del corpo vivente, lo spirito è inseparabile da esso."


    Mimilas: "Dunque si potrebbe chiamare spirito, lo schema di funzionamento della formica rossa operaia, per esempio, ma quale sarebbe l'altro tipo di anima?"

    Aristotele: "In effetti (e ti ricordo che la formica operaia rossa è detta proletaria), al contrario, l'animo, l'anima pensante, possiede uno status privilegiato, e pare evidente che sia un genere di anima completamente diverso, e il solo che possa essere separato dal corpo, come l'eterno dal corruttibile."

    Mimilas:
    "Allora, essendo eterno, l'animo è dunque concepito a somiglianza di Dio?"

    Aristotele: "Esattamente, è lo spirito che fa in modo che Paulodauro, tornato dal suo campo di mais, invece di girare a destra verso la sua casa, la moglie e i bambini, ha girato a sinistra verso la taverna per farsi ripulire alla Bulassa con gli amici, poi, a poco a poco, corroso dalla pinguedine, il rimorso e la cirrosi danno a Paulodauro questo aspetto grasso, disfatto alla soglia della vecchiaia.
    Al contrario è l'animo di Paulodauro che giungerà puro e intatto (poichè prima è stato poco usato) alle porte del Paradiso in attesa di essere introdotto... e là, davanti, a questa cosa informe che possedeva il suo compimento nella forza, ma che, lasciata incolta si ammassa come il guano del gabbiano, che cosa accadrà?"

    Allora si fece un grande silenzio, che giunse all'ultimo piano dell'Accademia (la dove , di solito, le camere vibrano), intorrempendo tutti gli amplessi, poi l'aria divenne elettrica.
    L'animo di ciascuno ebbe diritto al suo minuto di riflessione, pensando alla sua salvezza.
    Mimilas si grattò la testa poi disse consternato:
    "Temo proprio che il santo guardiano gli negherà l'ingresso!"

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MessagePosté le: Mar Juil 25, 2023 1:30 pm    Sujet du message: Répondre en citant

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    Panegirico II - Di ciò che è in quanto è

    Fendendo la folla, avanzò allora l'avversario più temibile di tutti i combattenti dello spirito: Cratilo il filosofo muto. Aveva sconfitto precedentemente il celebre Eraclito sul suo terreno quando quest'ultimo aveva esposto la sua argomentazione decisiva secondo la quale
      "non ci può bagnare due volte nello stesso fiume" Cratilo aveva detto: "non si può farlo neppure una sola volta e nessuno può dire nessuna verità su ciò che cambia ovunque ed in ogni modo, è per questo che, a partire da questo giorno, non mi esprimerò mai più con le parole e su nessuna cosa"


    Seguito del suo allenatore, Cratilo si asciugò la fronte con la spugna e si mise di fronte al profeta e, conformandosi alla sua leggenda, iniziò a muovere il dito in ogni senso, volendo dire con ciò "io non posso dire nulla di intelligibile su questo mondo in perpetuo cambiamento " Dirigendo poi verso suo avversario un diretto temibile con il pollice.
    Una grand mormorio si agitò tra coloro che assistevano e che avevano apprezzato l'efficacia dell'attacco.

    Ma il Peripatetico, sempre molto agile, sapeva schivare il colpo, proteggendo la sua guardia replicò:
      "E’ osservando il mondo ed non allontanandosene che si trova la verità, vedere soltanto il movimento è ignorare la sostanza prima, cioè ciò che è che si mantiene indipendentemente dal cambiamento."


    Cratilo in dubbio, si chiedeva dove voleva arrivare il suo avversario ed iniziava a sentire la tensione dei metacarpi, alzò il maggiore, ripiegando le altre dita.

    Il profeta, approfittando del suo vantaggio, continuò:
      "Se riprendiamo l'esempio di Paulodauro, il cui corpo devastato dalla sua permanenza prolungata in locanda si può vedere spesso a 4 zampe simile a un quadrupede o che striscia come un rettile, ciascuno concorda nel dire che è bipede: è la sua forma, la sua sostanza prima, anche se è soltanto virtuale (in potenza e non in atto)"


    Cratilo comprendeva troppo bene, e, sudando per l’angoscia, agitò la sua mano come un ventaglio per rinfrescarsi.

    Aristotele riprese
      "Così, allo stesso modo, se un buon numero di esseri umani subisce dei mutamenti da tamagocisti o da orsetti del cuore, tuttavia, nonostante l’aspetto, restano esseri pensanti"

    Poi il saggio assestò l’ultimo colpo
      " Qui sappiamo tutti che anche a te, il filosofo muto che non emette alcun suono, la causa finale che determina il tuo essere, il motore del mondo, in verità ti ha dato la forma di un pettegolo. E’ il tuo essere in quanto è, e del quale non puoi cambiare nulla, poiché la parola è il dono che l’Altissimo ha fatto alla razza umana"

    La stoccata finale aveva messo K.O. l'avversario: il suo pollice cadde inerte verso il suolo, consegnando questo gesto ai posteri con il significato di “Il combattimento è stato perduto”.

    Allora la folla in festa portò il profeta vincitore in trionfo (sollevando così le sue gambe che aveva deboli, dicono)


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MessagePosté le: Mar Juil 25, 2023 1:32 pm    Sujet du message: Répondre en citant

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    Panegirico III - La copia delle idee

    Il giorno dopo, mentre Il Peripatetico aveva ripreso i suoi esercizi quotidiani e preparava un discorso sui 400 metri, Xenocrate "il sempliciotto" venne a trovarlo.

    Questo stesso Xenocrate conosciuto per i suoi aforismi, tra i quali "il cervello ha delle capacità così stupefacenti che oggi praticamente tutti in hanno uno" o "l'alcool rende l'acqua potabile" o anche "una tonnellata pesa almeno cento chili soprattutto se è pesante", si rivolse al profeta in questi termini:

    "il maestro ha molto apprezzato la tua prestazione di fronte a Cratilo, lui spera che tu lo voglia raggiungere al Q.G. per congratularsi"
    “Una convocazione di Platone non si può ignorare né non rimandare!” mormora il profeta con un sorriso.

    Al ginnasio, come d’abitudine, una nuvola di discepoli ronzava attorno al grande Maestro Platone, circondandolo con una sollecitudine appiccicosa e canina. Quest'ultimo alzò un sopracciglio, e, improvvisamente, impose il silenzio.

    Allora, si alzò Platone dall'ampia fronte: 1 metro e 93, 95 kg, gonfio d'orgoglio. Prese Aristotele sottobraccio in una stretta perfettamente chiusa ed iniziò la tenzone oratoria più famosa di tutti i tempi.

    Primo round - Platone al servizio: della copia delle idee

    Platone: "Cratilo ha dovuto destreggiarsi, se così posso dire, ed il suo discorso è giusto apparentemente poiché gli esseri in divenire costante, che corrono verso la loro distruzione, meritano appena il nome di esseri. Da giovane, ero timido e fornito di una voce stridula, tuonò il gigante estroverso, allora se io non posso rispondere alla domanda chi sono io in modo permanente? non devo pormi anche la domanda io sono? Non è giusto amici miei? "
    " Indubbiamente "Risuonò come in un coro antico tutto il gruppo dei sostenitori.

    Platone: "Tuttavia, quando una cosa cambia, occorre che vi sia in essa qualcosa che rimane, altrimenti essa non cambierebbe, essa sarebbe una cosa radicalmente diversa, non vero giovane ragazzo? "
    "Ah come dite giusto! mio buon Maestro " sussurra il gruppo dei leccapiedi
    Xenocrate: "Certo che sì, se non sei tu, sei dunque tuo fratello, ma se fossi tuo fratello, tua cognata sarebbe tua moglie ed i tuoi bambini i loro cugini... e questa non è cosa…" dice Xenocrate grattandosi la testa.

    Platone: "e se gli si rimettesse la sua museruola, ragazzi, piuttosto che gettargli noccioline come i pazzi?"
    "Tu lo hai detto, oh grande" protestarono i fidati vampiri platonici

    Platone: "aggiungerei che quando si osservano questi esseri mutevoli si scopre che essi riproducono nella stessa specie caratteri costanti che si trasmettono da individuo a individuo, trascendendo le generazioni e che sono delle copie di modelli universali, immutabili, eterni che chiamerò idee. Indubbiamente tra mille e settecento anni, vi prometto un certo numero di Xenocrati nella popolazione umana destinati a divertire i loro contemporanei "

    “Un po’, mio nipote! " ridacchiano i felici in estasi

    Platone: "Del resto, non abbiamo noi sempre una coscienza vaga di questi archetipi, di queste idee, poichè la nostra anima che è esistita prima di noi e passerà in altri corpi dopo noi li ha scorti in un altro mondo?
    “Nelle mille miglia! "chiocciano i ruffiani ai piedi del maestro

    Platone: "Così, ecco perché tutti i vivi hanno per natura l'intuizione di questa somiglianza che fa loro riconoscere tutto ciò che è dello stesso genere e che fa in modo che la lumaca, nonostante la difficoltà non sceglie la chiocciola per accoppiarsi, senza parlare della scelta dell'istrice!"
    i discepoli senza voce sguazzano nel trasporto dell'estasi.

    Platone: "Compagni, ciascuno di voi conosce il mito del dissenso:" Il giovane provinciale iniziato alle arti della città diventa il migliore allievo allora, cresciuto, egli morde le dita che ha leccato. Ti lascio la parola, Aristotele!"

    Aristotele: "Dio mi è testimone che amo la mano di Platone, ma gradisco più ancora suggere la verità" replicò il profeta.
    Il pubblico tratteneva il respiro e tutti gli organismi funzionavano in apnea


    (segue...: l’essenza delle cose è nelle cose stesse)


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MessagePosté le: Mar Juil 25, 2023 1:35 pm    Sujet du message: Répondre en citant

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    Panegirico IV - L'essenza delle cose

    Aristotele ”La tua tesi, mio buon maestro, per quanto brillante sia è soltanto pura speculazione intellettuale, così le cose non possono venire dalle idee, a dire che sono copie e che le altre cose ne partecipano, è pronunciare parole vane e tessere metafore poetiche"

    Il pubblico imbarazzato e con lo sguardo al cielo, guardava un angelo carico di catapulte che passava di là ed mentalmente faceva calcoli balistici.

    Aristotele si mise allora a girare attorno alla sua vittima in cerchi concentrici nel senso dell'ombra dello gnomone.

    Aristotele: "Constatando che il numero delle idee è più o meno lo stesso delle cose per la spiegazione delle quali si fa ricorso alle idee, bene, oserò dirlo? Il metodo di analisi è più che fumoso, se posso permettermi.
    Come Paulodauro ubriaco fradicio deve chiudere un occhio, per non vedere doppio, occorre lottare contro la vertigine che procura il vostro discorso e la moltiplicazione senza fine delle idee nel grande borsone universale!

    Benché il pubblico fosse fedele al padrone, alcuni voci avevano già iniziato a circolare sull'aspetto in fieri del discorso paripatetico mentre Aristote affondava sulla sua preda.

    Aristotele: “Voi pretendete che l’anima passi da corpo a corpo senza esserne dipendente.
    Come può allora essere alterata dall'organismo?
    Poiché quando Paulodauro accusa otto grammi d'alcool puro nel sangue, se permettete, la sua anima non è più così bella da vedere "

    I mormorii si amplificarono "ottimo ragionamento Aristotele"... "anche io lo penso"

    Aristotele: "Così, secondo te, l'idea dell'essere umano è il modello ideale che tutti gli uomini e tutte le donne riproducono più o meno perfettamente, ma via.. siamo seri: questo modello è così astratto che Diogene si inganna cercandolo invano nelle vie di Atene, in pieno giorno una lanterna in mano! "
    Il profeta si scompose in un sorriso devastante:" santissimo colpo di grazia!”

    Allora l’augusto Diogene, il complice di sempre, evitando l'assemblea raggiunse Aristote.
    Travestito da donna e truccato gettò un pollo piumato ai piedi di Platone quindi cantò con voce acutissima "Ripetilo, Maestro, che l'uomo è un uccello senza piume"

    La folla complice ridacchia mentre si avvicina la rovina platonica "Come distruggono il vecchio, è già al tappeto!"

    Aristotele afferrando la spalla di Platone e singhiozzando dal troppo ridere riuscì a dire:

    "Sforzati di comprendere, mio amico, la sostanza delle cose, l’essenza degli esseri, si trova in loro stessi e la forma non può manifestarsi senza la materia, così quando la nostra anima avrà raggiunto l’Altissimo essa si riposerà per l'eternità, e non ti dispiaccia, senza rimettere il suo mandato in incessanti giri di giostre terrestri"

    Alcuni degli ateniesi più alla moda si affollavano già attorno al profeta per avere la sua opinione sul nuovo modo di indossare il chitone al posto del classico peplo e sapere se il coturno elegante avrebbe presto sostituito il sandalo.



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