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L'Eglise Aristotelicienne Romaine The Roman and Aristotelic Church Forum RP de l'Eglise Aristotelicienne du jeu en ligne RR Forum RP for the Aristotelic Church of the RK online game 
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Philipdikingsbridge

Inscrit le: 17 Déc 2008 Messages: 3543
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Posté le: Lun Aoû 22, 2011 7:58 pm Sujet du message: [RP]De Milites Dei |
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Il Vicarius Urbis nonchè primo siniscalco della Guardia Episcopale stava rovistando nella grande biblioteca del palazzo apostolico, in Roma, dove era stata situata la sua sede.
La stanza era enorme con il soffitto a volte piene di affreschi. Al centro di questa grande sala c'era una cupola che illuminava di giorno i tavoli che, soto di essa, erano sistemati per la lettura.
Era fermo sulla scala appoggiata agli scaffali della sezione "1100 - 1200" alla lettera "B" quando un piccolo topo sbucò da dietro il libro che stava per prendere e gli fece perdere l'equilibrio.
Cercò in tutti modi di non far cadere il libro mentre cercava di aggrapparsi allo scaffale ma, il tomo gli cadde per terra e si smembrò tutto.
Un bell'esemplare del libro sul Bene di Aristotele andato in malora.
Quando, ansimante, riprese possesso delle sue facoltà, nello spazio lasciato ora vuoto dal libro per terra e nella direzione in cui era fuggito il piccolo roditore intravide qualcosa che somigliava a della carta.
Era così schiacciata alla parete posteriore dello scaffale che si confondeva con la stessa.
Faticò qualche minuto per levare con cura i libri che gli opprimevano i movimenti della mano che carcava di afferrare quei misteriosi oggetti e, quando li ebbe tra le mani, si rese conto che erano delle pergamene. Una volta dovevano essere state arrotolate ora erano schiacciate e tutte ingiallite.
Dovevano essere molto vecchie.
Discese con calma dalla scala, avendo già dimenticato che poteva fare un volo di minimo due metri e mezzo e andò verso i tavoli.
Incuriosito si chiese cosa mai poteva essere finito dietro gli altri libri nella sezione "1100 - 1200" lettera "B".
Si sedette e lentamente slegò le pergamene dallo spago che invece di aprirsi si spezzò in mille pezzi.
Poichè erano state piegate per molto tempo erano rigide e aveva il timore di vedersi sbriciolare nelle mani anche quelle.
La luce stava diventando poca dalle finestre della cupola in alto poichè era tardo pomeriggio e decise di accendere un paio di candele.
Aprì poi il primo foglio e lesse:
Citation: | A Ugo, cavaliere di Dio, Bernardo abate di La Bussière sur Ouche: bonum certamen certare. |
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Vous excusez mon Français
Le Vicarius Urbis et premier sénéchal de la garde episcopale cherchait un livre à lire dans la bibliothèque du Palais apostolique à Rome, où il avait été situé son siège. La salle avait un plafond voûté avec des fresques élaborées. Au Centre de la salle, un dôme éclairé par jour pour les lutrins. Était encore sur les tablettes de l'échelle se pencher allant de la section "1100-1200" à la lettre " B " quand une petite souris est sorti de derrière le livre était de prendre et lui a fait perdre l'équilibre. Essayé de toutes façons ne pas d'abandonner le livre tout en essayant de s'accrocher au plateau, mais le volume est tombé à terre et démembré. Une copie de nice du livre d'Aristote sur le puits est allé dans l'évier. Lorsque, halètement, a pris possession de ses facultés, maintenant l'espace vide laissé par le livre au sol et dans la direction dans laquelle il avait fui le petit rongeur repéré quelque chose qui ressemblait à papier. Il était tellement écrasée la paroi arrière de la plate-forme qui vous confondue avec la même. Elle a lutté quelques minutes pour soulever soigneusement les livres qui ont été oppression des mouvements de la main que carcava à saisir ces objets mystérieuses et, lorsqu'il y avait dans ses mains, elle s'est rendu compte qu'ils étaient des parchemins. Une fois qu'ils ont été écrasés et laminés étaient maintenant tout jaune. Devait être très ancienne. S'exécute discrètement de l'échelle, ayant déjà oublié que pouvait faire un minimum de deux ans et demi de mètres et est allé aux tables. Intrigué se demandait ce que pouvait être jamais terminé derrière les autres livres dans la section "1100-1200 " lettre " B ". Il était assis et émerge lentement de ficelle qui rompt de parchemins au lieu d'ouvrir en mille morceaux. Comme avait été plié pour longtemps étaient rigides et avait la peur d'être dans les mains aussi s'écrouler. La lumière devenait peu des fenêtres du dôme au sommet en fin d'après-midi et a décidé à la lumière de quelques bougies. Il a ouvert la première feuille et lire :
Citation: | "A Hugues, chevalier de Dieu, Bernard abbé de La Bussière sur Ouche: bonum certamen certare." |
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Philipdikingsbridge

Inscrit le: 17 Déc 2008 Messages: 3543
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Posté le: Mar Aoû 23, 2011 12:03 pm Sujet du message: |
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Il Vicarius Urbis era eccitato.
Era possibile che avesse tra le mani una lettera de grande dottore della chiesa San Bernardo? Il San Bernardo protettore delle sante armate a cui era molto legato poichè egli era membro della guardia episcopale?
Un tremore gli percorse la schiena.
La luce delle candele ora era più forte poichè il sole stava lentamente tramontando.
Le ombre si allungavano nella sala e il chierico appareva una figura curva e silente in lontananza.
Lesse ancora:
Citation: | Cap. I
I cavalieri di Dio o membri delle sante armate: essi combattono senza tregua una duplice battaglia, sia contro la carne ed il sangue, sia contro gli spiriti maligni del mondo invisibile.
In verità quando valorosamente il cavaliere combatte con le sole forze contro un nemico terreno, io non ritengo ciò stupefacente né eccezionale. E quando col valore dell’anima si dichiari guerra ai vizi o ai demoni, neppure allora dirò che questo è segno di ammirazione, sebbene questa battaglia sia degna di lode, al momento che il mondo è pieno di monaci che possano farlo.
Ma quando il combattente ed il monaco con il coraggio si cingono ciascuno con forza della propria spada e nobilmente si fregiano della propria fede chi non potrebbe ritenere un fatto del genere davvero degno d’ogni ammirazione?
E’ davvero impavido e protetto da ogni lato quel cavaliere che come si riveste il corpo di ferro, così riveste la sua anima con l’armatura della fede. Nessuna meraviglia se, possedendo entrambe le armi, non teme né il demonio né gli uomini. E nemmeno teme la morte egli che desidera morire. Difatti cosa avrebbe da temere, in vita o in morte, colui per il quale Dio è la vita e la morte un guadagno? Egli sta saldo, invero, con fiducia e di buon grado per Dio; ma ancor più desidera che la sua vita sia dissolta per essere riunito al Padre : questa è infatti la cosa migliore. Avanzate dunque sicuri, cavalieri e con intrepido animo respingete i nemici della fede aristotelica, quando questi leveranno i loro malefici propositi!
Pertanto procedete sicuri che né la morte né la vita potranno separarvi dall’amore di Dio. E ripetete nel momento del pericolo, ben a ragione:
sia che viviamo sia che moriamo apparteniamo a Dio.
Con quanta gloria tornano i vincitori dalla battaglia! Quanto beati muoiono i martiri in combattimento! Rallegrati o forte campione se vivi e vinci nell'Altissimo: ma ancor più esulta e sii fiero nella tua gloria se morirai e ti unirai ad Egli. Per quanto la vita sia fruttuosa e la vittoria gloriosa a giusto diritto ad entrambe è da anteporre la morte sacra. Se, infatti, sono beati quelli che muoiono nel Signore, quanto più lo saranno quelli che muoiono per il Signore?
E’ senza dubbio preziosa al cospetto di Dio la morte dei suoi santi ma la morte in combattimento ha tanto più valore in quanto è più gloriosa.
Oh, vita sicura, quando vi sia coscienza pura! Oh, dico io, vita sicura quando la morte è attesa senza terrore, ma è addirittura desiderata con gioia ed accettata con devozione! Oh! Cavalleria veramente santa e sicura e del tutto immune dal duplice pericolo nel quale gli uomini corrono spesso il rischio di cadere quando la causa del combattimento non è solo Dio.
Infatti, tu che sei cavaliere secondo le norme della cavalleria secolare, ogni volta che entri in battaglia devi soprattutto temere di uccidere te stesso nell’anima se uccidi l nemico nel corpo o di essere ucciso nell’anima e nel corpo se è il tuo nemico ad ucciderti. Inoltre, per l'aristotelico, il pericolo o la vittoria vengono giudicati non dal successo delle azioni, ma dalla disposizione del cuore.
Se la causa per la quale si combatte è buona, l’esito della battaglia non potrà essere cattivo, allo stesso modo non sarà stimata buona conclusione quella che non sia stata preceduta da una buona causa e da una retta intenzione.
Se nell’intenzione di uccidere l’avversario ti succederà invece di essere ucciso, tu morirai da omicida. E se avrai il sopravvento nel desiderio di sopraffare e di vendicarti, vivrai da omicida.
L’omicidio non giova né al morto né a chi vive, né al vinto né al vincitore. Infelice vittoria mediante la quale, vincendo un uomo, soccombi al peccato! E dal momento che sei dominato dall’ira o dalla superbia, invano ti glorierai di aver dominato il tuo avversario.
Vi è tuttavia chi uccide un uomo non per desiderio di vendetta né per brama di vittoria, ma solo per salvare la propria vita. Ma neppure questa affermerò essere una buona vittoria: dei due mali il minore è morire nel corpo che nell’anima. Infatti l’anima non muore per l’uccisione del corpo: ma l’anima che avrà peccato morrà. |
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Vous excusez mon Français
Le Vicarius Urbis était excitée. Il est possible qu'elle avait en sa possession une lettre de grand docteur de l'église, Saint Bernard ? Le Saint Bernard protecteur de le Saintes armées qui était très liée, comme il a été membre de la garde épiscopale?
Un tremblement traversait le dos. La chandelle était désormais plus fort parce que le soleil s'était lentement effaçait. Les ombres allongent dans le Hall et le clerc semblait une courbe et Dumbledore dans la distance. Pour en savoir plus :
Cap. Iéme
Citation: | Les chevaliers de Dieu ou des membres de le Saintes armées: sont destinés à combattre sans relâche un double combat contre la chair et le sang, et contre les esprits de malice répandus dans les airs.
Il n'est pas assez rare de voir des hommes combattre un ennemi corporel avec les seules forces du corps pour que je m'en étonne ; d'un autre côté, faire la guerre au vice et au démon avec les seules forces de l'Aine, ce n'est pas non plus quelque chose d'aussi extraordinaire que louable, le monde est plein de moines qui livrent ces combats; mais ce qui, pour moi, est aussi admirable qu'évidemment rare, c'est de voir les deux choses réunies, un même homme pendre avec courage sa double épée à son côté et ceindre noblement ses flancs de son double baudrier à la fois.
Le soldat qui revêt en même temps son âme de la cuirasse de la foi et son corps d'une cuirasse de fer, ne peut point ne pas être intrépide et en sécurité parfaite; car, sous sa double armure, il ne craint ni homme ni diable. Loin de redouter la mort, il la désire.
Que peut-il craindre, en effet, soit qu'il vive, soit qu'il meure, puisque le Très Haut seul est sa vie et que, pour lui, la mort est un gain?
Sa vie, il la vit avec confiance et de bon cœur pour le Très Haut, mais ce qu'il préférerait, c'est d'être dégagé des liens du corps et d'être avec le Très Haut; voilà ce qui lui semble meilleur.
Marchez donc au combat, en pleine sécurité, et chargez les ennemis de le Très Haut avec courage et intrépidité, puisque vous savez bien que ni la mort, ni la vie ne pourront vous séparer de l'amour de Dieu qui est fondé sur les complaisances qu'il prend en le Très Haut, et rappelez-vous ces paroles, au milieu des périls : « Soit que nous vivions ou que nous mourions, nous appartenons au Seigneur » Quelle gloire pour ceux qui reviennent victorieux du combat, mais quel bonheur pour ceux qui y trouvent le su martyre !
Réjouissez-vous, généreux athlètes, si vous survivez à votre e, victoire dans le Seigneur, mais que votre joie et votre allégresse soient doubles si la mort vous unit à lui: sans doute votre vie est utile et votre victoire glorieuse; mais c'est avec raison qu'on leur préfère une sainte mort; car s'il est vrai que ceux qui meurent dans le Seigneur sont bienheureux, combien plus heureux encore sont ceux qui meurent pour le Seigneur?
Il est bien certain que la mort des saints dans leur lit ou sur un champ de bataille est précieuse aux yeux de Dieu, mais je la trouve d'autant plus précieuse sur un champ de bataille qu'elle est en même temps plus glorieuse.
Quelle sécurité dans la vie qu'une conscience pure.
Oui, quelle vie exempte de trouble que celle d'un homme qui attend la mort sans crainte, qui l'appelle comme un bien, et la reçoit avec piété.
Combien votre milice est sainte et sûre, et combien exempte du double péril auquel sont exposés ceux qui ne combattent pas pour le Très Haut!
En effet, toutes les fois que vous marchez à l'ennemi, vous qui combattez dans les rangs de la milice séculière, vous avez à craindre de tuer votre âme du même coup dont vous donnez la mort à votre adversaire, ou de la recevoir de sa main, dans le corps et dans l'âme en même temps.
Ce n'est point par les résultats mais par les sentiments du coeur qu'un aristotelicienne juge du péril qu'il a couru dans une guerre ou de la victoire qu'il ya remportée, car si la cause qu'il défend est bonne, issue de la guerre, quelle qu'elle soit, ne saurait être mauvaise, de même que, en fin de compte, la victoire ne saurait être bonne quand la cause de la guerre ne l'est point et que l'intention de ceux qui la font n'est pas droite.
Si vous avez l'intention de donner la mort, et qu'il arrive que ce soit vous qui la receviez, vous n'en êtes pas moins un homicide, même en mourant; si, au contraire, vous échappez à la mort, après avait tué un ennemi que vous attaquiez avec la pensée ou de le subjuguer ou de tirer quelque vengeance de lui, vous survivez sans doute, mais vous êtes un homicide : or il n'est pas bon d'être homicide, qu'on soit vainqueur ou vaincu, mort ou vif, c'est toujours une triste victoire que celle où on ne triomphe de son semblable qu'en étant vaincu par je péché, et c'est en vain qu'on se glorifie de la victoire qu'on a remportée sur son ennemi, si on en a laissé remporter une aussi sur soi à la colère ou à l'orgueil.
Il ya des personnes qui ne tuent ni dans un esprit de vengeance ni pour se donner le vain orgueil de la victoire, mais uniquement pour échapper eux-mêmes à la.mort eh bien !
je ne puis dire que cette victoire soit bonne, attendu que la mort du corps est moins terrible que celle de l'âme; en effet celle-ci ne meurt point du même coup qui tue le corps, mais elle est frappée à mort dès qu'elle est coupable de péché. |
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Philipdikingsbridge

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Posté le: Mer Aoû 24, 2011 11:32 am Sujet du message: |
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La lettura era molto interessante. Una simile ammissione di amore e fiducia nei confronti delle sante armate raramente era stato manifestato.
Se quell scritti erano originali avrebbero sicuramente giovato alla causa che egli condivideva.
La legittimazione della guerra santa era, per il Vicarius Urbis, una parte fondamentale della fede, tanto importante quanto la legittimazione delle persecuzioni dell'inquisizione.
Tutto era fatto per difendere la fede e la parola di Dio.
Prese un'altra pergamena:
Citation: | Cap. II
Qual è dunque il fine ed i vantaggi di quella cavalleria secolare che io non chiamo “milizia” ma “malizia” dal momento che l’uccisore pecca mortalmente e chi muore perisce per l’eternità?
Cavalieri delle sante armate, al contrario, combattono sicuri la guerra del nostro Dio, non temendo in alcun modo né peccato per l’uccisione dei nemici né pericolo se cadono in combattimento. La morte per l'Altissimo, infatti, sia che venga subita sia che venga data, non ha nulla di peccaminoso ed è degna di magnifica gloria. Infatti nel primo caso si guadagna (sottinteso la vittoria) per Dio, nel secondo si guadagna il Dio stesso. Egli accetta certamente di buon grado la morte del nemico come castigo, ma ancor più volentieri offre se stesso al combattente come conforto.
Affermo dunque che il Cavaliere santo con sicurezza dà la morte ma con sicurezza ancora maggiore cade. Morendo vince per se stesso, dando la morte vince per Dio.
Non è infatti senza ragione che porta la spada: è ministro di Dio per la punizione dei malvagi e la lode dei giusti.
Quando uccide un malfattore giustamente non viene considerato un omicida, ma, oserei dire, un «malicida» e vendicatore da parte di Cristo nei confronti di coloro che operano il male, difensore del popolo aristotelico. E quando invece viene ucciso si sa che non perisce ma perviene [al suo scopo].
La morte che infligge è una vittoria della fede: quella che riceve è a proprio vantaggio. Dalla morte dell’infedele l'aristotelico trae gloria poiché Dio viene glorificato: nella morte dell'aristotelico si manifesta la generosità del suo RE che chiama a se il suo cavaliere per donargli la ricompensa.
Pertanto sul nemico ucciso il giusto si rallegrerà vedendo giustizia compiersi.
Certo non si dovrebbero uccidere neppure gli infedeli se in qualche altro modo si potesse impedire la loro eccessiva molestia e l’oppressione dei fedeli. Ma qualora la via della diplomazia dovesse fallire è meglio che essi vengano uccisi, piuttosto che lasciare senza scampo la verga dei peccatori sospesa sulla sorte dei giusti e affinché i giusti non spingano le loro azioni fino alla iniquità.
Poichè è permesso a tutti e ciò risponde a verità – o almeno a quelli ordinati espressamente per volere divino all’esercizio delle armi, che non hanno fatto voto di maggior perfezione, da chi, io chiedo, dovrebbe esser tenuta la nostra sicurezza della fede se non dal braccio e dal valore degli aristotelici, per protezione nostra e di tutti? Così che, avendone scacciati i trasgressori della legge divina, con sicurezza vi entrino in essa i giusti, custodi della verità.
Siano dunque disperse senza timore le nazioni che vogliono la guerra per interesse; siano estirpati coloro che ci minacciano, e siano scacciati dalle città di Dio tutti i malfattori che tentano di portar via i beni del prossimo.
Sia sguainata la doppia spada dei fedeli sulle teste dei nemici per distruggere qualunque altezzosità che osi ergersi contro e sopra Dio. |
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Vous excusez mon Français
La lecture était très intéressante. Une admission semblable d'amour et de confiance envers le Saintes Armées rarement avait été manifeste. Si c'était les écrits originaux aurait certainement profité à la cause qu'il partageait. La légitimité de la guerre sainte a été, pour le Vicarius Urbis, un élément clé de la foi, aussi important que la légitimation des persécutions de l'Inquisition.
Tout a été fait pour défendre la foi et la parole de Dieu.
Il a ouvert un autre vélin:
Citation: | Cap. IIéme
Quels seront donc le fruit et l'issue, je ne dis pas de la milice, mais de la malice; séculière, si celui qui tue pèche mortellement et celui qui est tué périt éternellement ?
Mais les soldats saint combattent en pleine sécurité ales combats de leur Seigneur, car ils n'ont point à craindre d'offenser Dieu en tuant un ennemi et ils ne courent aucun danger, s'ils sont tués eux-mêmes, puisque c'est pour le Très Haut qu'ils donnent ou reçoivent le coup de la mort, et que, non-seulement ils n'offensent point Dieu, mais encore, ils s'acquièrent une grande gloire : en effet, s'ils tuent, c'est pour le Seigneur, et s'ils sont tués, le Seigneur est pour eux; mais si la mort de l'ennemi le venge et lui est agréable, il lui est bien plus agréable encore de se donner à son soldat pour le consoler.
Ainsi le chevalier saint donne la mort en pleine sécurité et la reçoit dans une sécurité plus grande encore.
Ce n'est pas en vain qu'il porte l'épée; il est le ministre de Dieu, et il l'a reçue pour exécuter ses vengeances, en punissant ceux qui font de mauvaises actions et en récompensant ceux qui en font de bonnes.
Lors donc qu'il tue un malfaiteur, il n'est point homicide mais malicide, si je puis m'exprimer ainsi ; il exécute à la lettre les vengeances de Dieu sur ceux qui font le mal, et s'acquiert le titre de défenseur des aristotelicienne.
Vient-il à succomber lui-même, on ne peut dire qu'il a. péri, au contraire, il s'est sauvé. La mort qu'il donne est le profit de le Tres Heut, et celle qu'il reçoit, le sien propre.
Le aristotelicienne se fait gloire de la mort d'un païen, parce que le Tres Heut lui-même en est glorifié, mais dans la mort d'un aristotelicienne la libéralité du Roi du ciel se montre à découvert,-puisqu'il ne tire son soldat de la mêlée que pour le récompenser.
Quand le premier succombe, le juste se réjouit de voir la vengeance qui en a été tirée; mais lorsque c'est le second qui périt « tout le monde s'écrie : Le juste sera-t-il récompensé? Il le sera sans doute, puisqu'il ya un Dieu qui juge les hommes sur la terre.
Il ne faudrait pourtant pas tuer les païens mêmes, si on pouvait les empêcher, y par quelque autre moyen que la mort, d'insulter les fidèles ou de les opprimer.
Mais pour le moment, il vaut mieux les mettre à mort que de les laisser vivre pour qu'ils portent les mains sur les justes, de peur que les justes, à leur tour, ne se livrent à l'iniquité.
Au contraire cela est permis, comme ce l'est en effet, à tous ceux qui ont été établis de Dieu p' dans ce but, et ne sont point engagés dans un état plus parfait, à qui, je vous le demande, le sera-t-il plus qu'à ceux dont le bras et le courage nous conservent la foi comme un rempart protecteur derrière lequel le peuple saint, gardien de la vérité, peut venir s'abriter en toute sécurité, depuis que les violateurs de la loi divine en sont tenus éloignés ?
Repoussez donc sans crainte ces nations qui ne respirent que la guerre, taillez en pièces ceux qui jettent la terreur parmi nous, massacrez loin des murs de la cité de Dieu, tous ces hommes qui commettent l'iniquité et qui brûlent du désir de s'emparer des inestimables trésors du peuple aristotelicienne.
Que la double épée des chrétiens soit tirée sur la tête de nos ennemis, pour détruire tout ce qui s'élève contre et sur de Dieu! |
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Philipdikingsbridge

Inscrit le: 17 Déc 2008 Messages: 3543
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Posté le: Jeu Aoû 25, 2011 10:52 am Sujet du message: |
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Il Vicarius era stupefatto. La notte era già calata e la stanza era illuminata solo dove il prete era seduto.
Voleva finire quelle pergamene per comprendere il significato completo della lettera e senza esitare continuò a leggere:
Citation: | Cap. III
Ma ora, per dare un esempio trattiamo brevemente dei costumi e della vita dei cavalieri santi: come essi si comportano in guerra e in pace.
Innanzitutto non manca la disciplina, né l’obbedienza viene mai disprezzata: poiché, secondo il figlio disobbediente perirà e Opporsi alla disciplina è peccato pari all’esercizio della magia, e non voler obbedire è peccato quasi come l’idolatria.
Ad un cenno del superiore si viene e si va, si veste di ciò che egli donò: né si attende da altre fonti il nutrimento e il vestito. Nel vitto e nell’atteggiamento ci si astiene da ogni cosa superflua, si provvede alla pura necessità.
Si vive in comune, con un genere di vita sobrio. E affinché la perfezione delle virtù sia completamente realizzata, essi si riuniscono in una stessa casa, con una stessa regola di vita e senza possedere niente di proprio se non ciò che sia per loro sostentamento, solleciti di conservare l’unità dello spirito nel vincolo della pace. Diresti che tutta questa gente abbia un cuore solo ed un’anima sola: a tal punto ognuno si sforza di seguire non la propria volontà ma quella di chi comanda.
Tra di essi nessuna preferenza: il rispetto è dato al migliore, non al più nobile di natali. Fanno a gara nell’onorarsi a vicenda.
Mai una parola insolente, un’azione inutile, una risata sguaiata, una mormorazione per quanto leggera e fatta sottovoce, quando vengono colte in fallo restano impunite.
Quando giunge l’ora della battaglia, essi si armano di dentro con la fede e di fuori col ferro e non con l’oro, affinchè i nemici abbiano terrore di loro e non invidia, essi sono armati, cioè non ornati.
Vogliono cavalli forti e veloci e non ricoperti da sgargianti gualdrappe e finimenti di lusso: essi si preoccupano infatti della battaglia e non dello sfarzo, della vittoria, non della gloria, e badano d’esser piuttosto causa di terrore che d’ammirazione. Pertanto non turbolenti ed impetuosi, senza precipitarsi con leggerezza, si ordinano ponderatamente e con ogni cautela e prudenza e si dispongono in assetto di guerra e pieni di pace s'avanzano per la battaglia.
Ma al momento dello scontro, e allora soltanto, smessa la dolcezza di prima, come dicessero:
Non devo forse odiare chi Ti odia o Altissimo, e detestare i Tuoi avversari?
Fanno impeto contro i propri avversari, reputano i propri nemici branchi di pecore e mai, pur essendo pochissimi, temono la crudele barbarie e la schiacciante moltitudine. Essi hanno infatti appreso a non confidare nelle proprie forze, ma ad attendere la vittoria dal volere del Dio, al quale, pensano sia molto agevole mettere molti nelle mani di pochi; e che per il Dio dei cieli non fa differenza salvare i molti o i pochi, poiché la vittoria non sta nel numero dei combattenti, ma nella forza che vien dall’alto.
E di ciò hanno fatto molto spesso esperienza, così che generalmente uno solo ne incalza quasi mille e due ne hanno messi in fuga diecimila.
Così dunque per una singolare ed ammirabile combinazione sono, a vedersi, più miti degli agnelli e feroci dei leoni, a tal punto che esito se sia meglio chiamarli monaci o piuttosto cavalieri. Ma, forse, potrei chiamarli più esattamente in entrambi i modi, poiché ad essi non manca né la dolcezza del monaco né la fermezza del cavaliere. E di questa qualità cosa si potrebbe dire se non che è opera di Dio, ed è degna di ammirazione ai nostri occhi?
Pertanto io non mi meraviglio affatto se la corte celeste esulta più per un peccatore pentito che per molti giusti che non hanno bisogno di penitenza: poiché la conversione di un malvagio e di un peccatore senza dubbio giova a tanti quanti erano quelli ai quali aveva nuociuto. |
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Vous excusez mon Français
Le Vicarius était étonné. La nuit était déjà baissée et la salle était éclairée seulement où le prêtre était assis. Il voulait terminer ces rouleaux afin de comprendre la signification complète de la lettre et sans hésitation, il continue à lire :
Citation: | Cap. IIIéme
Mais pour l'exemple, ou plutôt, à la confusion de nos soldats disons, en quelques mots, les mœurs et la vie des chevaliers saint; faisons connaître ce qu'ils sont en temps de paix et en temps de guerre.
Et d'abord, parmi eux, la discipline et l'obéissance sont en honneur; ils savent, que le fils indiscipliné est destiné à périr et que c'est une espèce de magie de ne vouloir pas se soumettre, et une sorte d'idolâtrie de refuser d'obéir.
Ils vont et viennent au commandement de leur chef; c'est de lui qu'ils reçoivent leur vêtement et, soit dans les habits, soit dans le nourriture, ils évitent toute superfluité et se bornent au strict nécessaire.
Ils vivent rigoureusement en commun dans une douce mais modeste et frugale société; bien plus, suivant les conseils de la perfection des Vertus, ils habitent sous un même toit, sans avoir rien de ma propre et s'il n'est pas ce qui est pour leur subsistance et ne sont préoccupés que de la pensée de conserver entre eux l'union et la paix.
Aussi dirait-on qu'ils ne font tous qu'un coeur et qu'une âme, tant ils s'étudient, non seulement à ne suivre en rien leur propre volonté, mais encore à se soumettre en tout à celle de leur chef.
Ils ne font, entre eux, acception de personne, et sans égard pour le rang et la noblesse, ils ne rendent honneur qu'au mérite. Pleins de déférence les uns pour les autres, on les voit porter les fardeaux les uns des autres.
On n'entend, parmi eux, ni parole arrogante, ni éclats de rire, ni le plus léger bruit, encore moins des murmures, et on n'y voit aucune action inutile; d'ailleurs aucune de ces fautes ne demeurerait impunie.
Mais à l'approche du combat, ils s'arment de foi au dedans et de fer, au lieu d'or, au dehors, afin d'inspirer à l'ennemi plus de crainte que d'avides espérances.
Ce qu'ils recherchent dans leurs chevaux, c'est la force et la rapidité, non point la beauté de la robe ou la richesse des harnais, car ils songent vaincre, non à briller, à frapper l'ennemi de terreur, non point d'admiration.
Point de turbulence, point d'entraînement inconsidéré, rien de cette ardeur qui sent la précipitation de la légèreté.
Quand ils se rangent en bataille, c'est avec toute la prudence et toute la circonspection possibles qu'ils s'avancent aux combats tels qu'on représente les anciens.
Puis s'élancent sur leurs adversaires comme sur un troupeau de timides brebis, sans se mettre en peine, malgré leur petit nombre, ni de la cruauté, ni de la multitude infinie de leurs barbares ennemis; car ils mettent toute leur confiance, non dans leurs propres forces, mais dans le bras du Dieu des armées à qui ils savent qu'il est bien facile de faire tomber une multitude de guerriers dans les mains d'une poignée d'hommes, et qu'il n'en coûte pas plus de faire échapper les siens à un grand qu'à un petit nombre d'ennemis, attendu que la victoire ne dépend pas du nombre et que la force vient d'en haut.
Ils en ont souvent fait l'expérience, et bien des fois il leur est arrivé de mettre l'ennemi en fuite presque dans la proportion d'un contre mille et de deux contre dix mille.
Il est aussi singulier qu'étonnant de voir comment sils savent se montrer en même temps, plus doux que des agneaux et plus terribles que des lions, au point qu'on ne sait s'il faut les appeler des religieux ou des soldats, ou plutôt qu'on ne trouve pas d'autres noms qui leur conviennent mieux que ces deux-là, puisqu'ils savent allier ensemble la douceur des uns à la valeur des autres.
Tout cela est l'œuvre de Dieu; c'est lui qui a fait ce que nos yeux ne cessent d'admirer?
Aussi ne suis-je point étonné que la cour céleste ressente plus de joie de la conversion d'un pécheur qui fait pénitence que la persévérance de plusieurs justes qui n'ont pas besoin de pénitence, puisque la conversion d'un pécheur et d'un méchant est la source de biens plus grands que les maux dont son premier genre de vie avait été la cause. |
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Philipdikingsbridge

Inscrit le: 17 Déc 2008 Messages: 3543
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Posté le: Sam Aoû 27, 2011 1:00 pm Sujet du message: |
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Il testo era una vera rivelazione. Non aveva mai letto tante belle parole nei confronti delle sante armate e chiare giustificazioni per la difesa della fede con la forza.
Leggeva, ancora:
Citation: |
Epilogo:
E' per questo, caro Ugo, che è nostro dovere accrescere le sante armate e trovare fulgidi esempi di vera fede e di incondizionata onestà nei cavalieri di Dio che veglieranno e difendereanno l'aristotelismo dagli eretici e dai peccatori.
Io per primo mi faccio portatore di questa promessa, tramite la lettera che ti sto inviando.
Un giorno, spero che le sante armate siano così numerose e temute che l'Onnipotenza dell'Altissimo si palesi tramite esse.
Ti invio i miei più sinceri saluti sperando di incontrarti in battaglia per difendere al tuo fianco la nostra fede e perire in nome di Dio, se egli vorrà! |
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Vous excusez mon Français
Le texte était une véritable révélation. Il avait jamais lu tellement de belles paroles en faveur de le Santes armées et de la défense de la foi avec la force.
Il Lire à nouveau :
Citation: | Épilogue:
c'est pourquoi, Monsieur Hugues, qu'il est de notre devoir d'élever et de trouver le Saintes armées salumineux des exemples de foi et de la grande honnêteté dans chevaliers de Dieu, qui ont regardé plus et défendre aristotélisme contre les hérétiques et les pécheurs.
J'ai été témoin de cette promesse par le biais de la lettre que je transmets.
Un jour, j'espère, qu'ils deviennent tellement nombreuses et craint d'être un exemple pour l'Omnipotence de Dieu.
Je envoie vous mes plus sincères salutations dans l'espoir de vous rencontrer dans la bataille pour défendre notre foi et de périr au nom de Dieu, s'il veut ! |
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Philipdikingsbridge

Inscrit le: 17 Déc 2008 Messages: 3543
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Posté le: Dim Aoû 28, 2011 11:48 am Sujet du message: |
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Era splendida. Questa lettera era la proclamazione della santa legittimità di utilizzare gli eserciti santi per difendere la fede in Dio ed i suoi fedeli.
Era arrivata la mattina e doveva sapere se quella lettera anche se così ben scritta e piena di significati sublimi era stata scritta proprio da San Bernardo.
Prese di fretta le pergamene e corse al Santo Uffizio per mostrarle ai colleghi.
Sapeva bene che mancava ancora il prefetto della congregazione ma non poteva attendere per mostrare le pergamene ai teologi di cui faceva parte.
Era una scoperta che gettava nuova luce sulla vita del Santo tanto caro alle sante armate ed a lui stesso.
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Vous excusez mon Français
C'était magnifique.
Cette lettre fut la proclamation de la légitimité de l'utilisation des armées saintes de défendre la foi en Dieu et ses fidèles. Avait est arrivé le matin et devait savoir si cette lettre si bien écrite et pleine de sublime de significations, a été écrit par la main de San Bernardo.
Après avoir pris les parchemins, est allé au Saint-Office pour leur montrer à ses collègues.
Bien savoir que n'avait pas encore le préfet de la Congrégation, il ne pouvait pas attendre ; pour montrer les théologiens, les manuscrits. Il était un théologien.
Une découverte qui a jeté un nouvel éclairage sur la vie du Saint, si cher aux armées de Dieu et de lui-même. _________________
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