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[IT]Santa Dwywai, detta La Frenetica

 
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Jolieen



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MessagePosté le: Lun Juil 08, 2019 8:32 pm    Sujet du message: [IT]Santa Dwywai, detta La Frenetica Répondre en citant

Père Eraine a écrit:
    Nell'anno 1455, due eruditi aristotelici soprirono, in una sezione dimenticata della biblioteca di Launceston, delle pergamene, ingiallite dal tempo e rosicchiate dall'umidità, che stendevano il ritratto di una donna notevole vissuta in quel villaggio qualche decennio prima. Fu necessario un lavoro incredibile per riuscire a ricostruire, foglio dopo foglio, quello che avrebbe costituito un formidabile racconto.

    L'Epopea di Santa Dwywai, detta La Frenetica


    La sua infanzia:


    Santa Dwywai nasce nel XII secolo a Launceston, nella Contea inglese della Cornovaglia. Suo padre, Urien, il macellaio all'angolo, era ben noto per il suo temperamento collerico e bollente. Sua madre, Nyfein, era di una bellezza folgorante, senz'alcun dubbio la più bella donna della contea. La sua lunga capigliatura possedeva la delicata tinta dorata delle spighe d'orzo, mentre il suo viso splendente emanava l'odore fine del luppolo. Dwywai votava a sua madre un amore senza limiti, e aveva l'abitudine di aggrapparsi alle lunghe trecce della sua genitrice, tiracchiando le ciocche sottili e assillandola con diverse domande durante tutto il tempo che richiedevano i vari stadi della produzione della birra, che la piccola famiglia effettuava nella propria dimora. Nylein promulgava senza sosta i benefici di questa bevanda maltata alla sua cerchia, proclamava ai quattro venti gli effetti benèfici sulla salute, non trascurabili, conferiti dalla sua consumazione. Dwywai avrebbe d'altronde fatto buon uso di questa raccomandazione durante la sua adolescenza.

    All'età di nove anni, suo padre e sua madre avevano aspre diatribe, durante le quali suo padre infliggeva spesso certi servizi alla moglie colpendola specialmente con degli imponenti pezzi di carne cruda. Alcuni abitanti del villaggio furono d'altronde testimoni di scene coniugali durante le quali Urien minacciava di decapitare la moglie con un coltello da macellaio. Un giorno, Nylein scappò e si precipitò verso la landa e sparì davvero nella nebbia, senza gridare affatto. Non fu mai più rivista, gli abitanti del villaggio pensavano fosse stata divorata dal mostro della landa, che saccheggiava al momento le terre aride dell'Inghilterra australe. Alcuni affermarono pure che fosse stata la vittima del marito, che l'avrebbe rabbiosamente seguita nella nebbia.

    Turbata e afflitta per la sparizione di sua madre, Dwywai divenne subito soggetta a stupefacenti slanci di collera come, a tratti, a una levitazione intempestiva e involontaria, un notevole sintomo di depravazione. La si vide improvvisamente arrampicarsi sugli alberi durante rovesci di grandine, introdursi in dei forni di panettieri, e pure scalare, in una notte buia, durante la quale impazzava una feroce tempesta, la guglia della chiesa del villaggio, per fuggire all'ira del padre che non sopportava più. Urien non tollerava più la presenza della figlia e la spedì fuori dal villaggio, nel convento di Tarrant-Kaines, nel Dorset.


    Gli avvenimenti miracolosi di cui Suor Dwywai fu l'oggetto

    Relegata in questo convento, Dwywai si adattò nondimeno rapidamente alla vita ecclesiastica.

    Rifugiandosi nel lento processo di fermentazione della birra, raggiunse una certa mansuetudine interiore. Si racconta che durante il periodo in cui soggiornava nell'abbazia, la qualità della bevanda aumentò esponenzialmente, come se gli stessi tini fossero stati benedetti da Christos. I pellegrini del contado affluirono in gran numero all'abbazia col semplice obiettivo d'ingurgitare qualche sorsata di questo nettare divino, cosa che fu di gran profitto alla stessa abbazia. I mescitori di tutta l'Inghilterra cominciarono a recitare la sua preghiera nella speranza che le sue parole avrebbero attribuito il tocco miracoloso di cui era benedetta la birra di Dwywai.

    Benedici, Signore, questa birra deliziosa, questa bevanda dell'Uomo che hai reso possibile grazie alla dolcezza del grano: che possa costituire un salutare rimedio ai mali della razza umana; e concedici, per l'invocazione del Tuo santo nome, ingurgitando questa bevanda, la salute del corpo e una salvaguardia sicura per l'anima. Per Christos nostro Signore. Amen.

    Alcune delle suore credettero che la vendita della birra dovesse essere riservata ai virtuosi aristotelici, poiché era troppo redditizia per far parte delle loro vite ascetiche; bevevano solamente acqua per soddisfare la propria sete. Dwywai affermò che distingueva le tracce del peccato nell'acqua potabile dell'abbazia e invitò le sorelle a consumare solo birra, ma non riuscì a convincere le sue pari. Un mattino, mentre stava consegnando delle bende e delle altre provviste all'infermeria, Dwywai notò che le suore malate provenivano solo dal gruppo che rifiutava ostinatamente di consumare birra. Congiurò quindi con la badessa di far loro sorbire qualche goccia di bevanda maltata, cosa che le guarì quasi istantaneamente. Questo famoso episodio di vita monastica fu un vero miracolo poiché, Dwywai riuscì a salvare una sfilza di vite, carpendo ai grandi mali come la Peste Nera delle persone a cui aveva fatto bere dell'acqua scaldata e filtrata durante il processo di mescita della birra.

    Imparò presto a leggere e a passare gran parte del suo tempo nello Scriptorium, divorando le minute opere che la biblioteca dell'abbazia ospitava. Una delle suore più anziane le insegnò la scrittura, e lei imparò presto a imitare la sontuosa calligrafia dei grandi manoscritti, che oggi solo i vecchi benestanti possono consultare. Su dei residui di pergamena, disegnava nel suo tempo libero delle grossolane icone di Christos e Aristotele, facendo buon uso della pittura che traeva da piante diverse e argilla. La suora bibliotecaria l'incoraggiò nel suo lavoro, e le si chiese eventualmente di illustrare il prestigioso messale.

    Ospitata all'abbazia, entri i muri della quale respirava una quiete e una pienezza incomparabili, riuscì a dominare suoi istinti aggressivi come pure i suoi immondi accessi di rabbia, ritrovò la purezza e la speranza che possedeva prima della scomparsa della madre. Le sue attrattive si svilupparono, insieme al suo fascino splendente, e influivano su tutto ciò che la circondava. Quando lavorava al campo, intonando degli inni pastorali, sgorgava da lei un'aura di serenità e di sagacità celeste. Ci si fermava spesso a guardarla, assorta in una silenziosa meditazione, stupita dal suo medesimo incantp. I suoi talenti si propagarono dunque rapidamente attraverso le isole angliche.

    Durante questo tempo, in Cornovaglia, Urien batteva la landa alla ricerca di una compagna altrettanto splendente di Nyfein. A Exeter sentì parlare del fascino della figlia, e decise bruscamente di recuperarla, con ogni mezzo possibile, non volendo lesinare sui mezzi: così, inserì con cura il suo coltello da macellaio nei suoi bagagli, mentre il suo spirito feroce intravedeva già cosa avrebbe potuto procurargli sua figlia.

    Dwywai stava seminando un campo di luppolo, quando vide avvicinarsi suo padre. Corse immediatamente a rifugiarsi tra i tini di birra. Allorché Urien bussò alla porta dell'abbazia, fu accolto dalla badessa che rifiutò l'ingresso al forsennato, ma accettò comunque di convocare Dwywai per presentarle il padre. La cercarono in ogni angolo, invano, e fu molto più tardi che la trovarono, intrizzita dal freddo, nella cantina del monastero. Dwywai spiegò i suoi timori alla badessa, che acconsentì ad aiutarla nella fuga. Benché avesse generalmente evitato i bagni a causa dell'acqua, di cui aveva il terrore, ella accettò di immergersi completamente in uno dei tini di birra fresca, arrivando a superare la sua ripugnanza per aver involontariamente sporcato la birra. Questo recipiente fu poi caricato sul carretto di un pellegrino che si dirigeva verso Dorchester.

    Il tino fu laboriosamente aperto, e si arrivò a estrarre Dwywai da questo rifugio dove si era ben rinchiusa suo malgrado. Il pellegrino che trasportava questo tino, avendo da molto poco espiato i propri peccati, fu improvvisamente investito da un disperato desiderio carnale, e si precipitò verso di lei. Si narra che in in preda a un orrore religioso, Dwywai fu presa dal terrore, e morì senza neanche un grido. Durante il suo servizio funebre, la sua salma si mise improvvisamente a levitare verso il soffitto della chiesa. Il prete le ordinò di scendere, cosa che lei fece posandosi sull'altare. Non era morta, e visse a Dorchester fino al suo reale decesso. Gli orrori della sua infanzia tornarono a galla poco a poco, lontano dall'influenza calmante dell'abbazia. La puzza nauseante del peccato dei suoi vicini la disturbava talmente tanto ch'ella dormiva su dei sassi, levitava, passava dei lunghi momenti sulle tombe o si circondava pure di fiamme, pur di fuggirne.

    Considerando Dwywai un dono prezioso del Signore, accettarono le sue dichiarazioni più agevolmente di quelle delle altre suore. Gli idioti del villaggio diventarono così degli ubriaconi , con l'eccezione di due beoti che insistevano a lavarsi in dei calderoni di olio bollente. Si dice di Dwywai che trasformasse l'acqua del bagno dei più poveri e dei più sfortunati con il tatto. Così i contadini venivano risparmiati dalla peste e dalle impurità dell'acqua.

    Gli aristocratici non poterono mai accettare le sue convulsioni estatiche, ed erano particolarmente inquietati dai suoi atti di automutilazione. Quando Dwyai si attaccò alla ruota di un mulino per esserne trascinata, apparentemente senz'alcuna ferita, nell'acqua fangosa del fiume, finsero che ella fosse abitata dalla Creatura Senza Nome.

    Un boia, chiamato per liberarla dalle sue strane crisi, la fece bruciare viva. Nel momento stesso in cui egli gettò dei serpenti e degli scorpioni su di lei, si teneva all'indietro come se si trovasse in dell'acqua fredda, ringraziando e adorando il Signore, poi lanciò un grido: "Sono già abbastanza cotta da un lato, bisognerebbe girarmi, se mi si vuole preparare a puntino!"

    Durante i dieci giorni che passò sulle braci, lei se la scampò senz'alcuna bruciatura poiché aveva acquisito molta maestria con i braceri grazie agli orfani del villaggio, che avevano l'abitudine di dar fuoco all'orfanotrofio. Ella è considerata dai saggi della chiesa come quella che ha lanciato la mania per la flagellazione, nella quale i monaci fustigano il proprio dorso per liberare il proprio cilicio dalle infestazioni di parassiti.


    Le sue reliquie:

    Una notte, mentre si stava rotolando in un barile formato da punte di lancia taglienti e pungenti, Suor Dwywai scomparve all'istante per combustione umana spontanea, ancora un miracolo raccolto negli annali romani.

    Per molti secoli, le sue reliquie in levitazione nelle sale delle aste fecero alzare moltissimo il loro valore, che raggiunse il doppio del prezzo della testa di Santa Dymphna. La chiesa parrocchiale di Sant'Hasselhoff a Launceston ospita oggi l'avambraccio di questa donna illustre ("il braccio con cui mesceva i tini di birra"), fra le sue reliquie più preziose.



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Cardinal-Deacon of the British Isles -Bishop In Partibus of Lamia - Prefect to the Villa of St.Loyat - Expert to the pontificial collages of Heraldry - Assessor to the Developing Churches
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