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Sant'Antonino da Piacenza

 
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Gregy



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MessagePosté le: Mer Jan 28, 2015 5:13 pm    Sujet du message: Sant'Antonino da Piacenza Répondre en citant



Citation:

                Vita, morte e miracoli di Sant'Antonino da Piacenza.




                          I primi anni.

Antonino nacque intorno al 250 d.C. in un villaggio alle porte di Piacenza, da Deodato, di mestiere carpentiere, e Lucrezia, coltivatrice di grano e pescatrice.
Appena nato, ricevette il sacramento del battesimo dal vescovo Giustino e venne allevato dai genitori nei dettami della Chiesa, secondo le virtù.
Quando il fanciullo compì 5 anni la famiglia si trasferì al sicuro delle mura cittadine, essendo le campagne infestate da bande di eterodossi dediti al brigantaggio. Questo permise al giovane Antonino di crescere nell’amicizia della fervente comunità locale, guidata dal nuovo vescovo Marcione.
Nella fucina del padre imparò il mestiere del carpentiere e, grazie alla madre, divenne ottimo contadino e pescatore. In quanto figlio unico, fu il sostegno dei genitori nella loro dignitosa esistenza. La sua abilità nelle arti manuali lo portò a scegliere, una volta cresciuto, la carriera del carpentiere, per collaborare col babbo e per agevolare il nascente mercato del pesce.


Nonostante gli umili natali, Antonino fu un giovane conosciuto ed apprezzato da tutti in città, sia per la sua abilità di artigiano che per la sua devozione. Infatti, appena possibile, diventò diacono del parroco, don Gaio, dimostrando subito l'efficacia del proprio carisma e la bontà della propria fede rendendosi l'artefice di diverse conversioni di parecchi degli eterodossi delle campagne. Al contrario di molti suoi concittadini, egli non considerava quei briganti come folli delinquenti, ma solo pecore del gregge che non avevano trovato la retta via. O l'avevano smarrita presto dopo il loro ingresso nella fede aristotelica.
Citation:
"Non è sul rifiuto del prossimo che si basa la vera Amicizia, ma sull'ascolto e sulla comprensione: solo così la difesa della comunità civile coincide con la difesa della fede."

Questa è una delle sue massime, che la tradizione ha tramandato fino ai tempi nostri.
La sua azione energica e coraggiosa portò Piacenza ad essere, per l'epoca, uno dei luoghi più sicuri, dove la comunità sapeva accogliere e stemperare anche i caratteri più turbolenti.




                        L'attività pubblica.

Nonostante la limpidezza della fede e l'insistenza del clero cittadino, Antonino non prese mai i voti, pur diventando sempre più un punto di riferimento per la comunità dei fedeli. Egli stesso si riteneva troppo sanguigno per incarnare la figura del sacerdote e preferì seguire con esemplarità una vita laica ed impegnata nella città.

Intorno al 275 d.C. si sposò con Aulonia, più giovane di lui di un solo anno e, degna di tanto marito, famosa per la fermezza del carattere e per la devozione. Anch'ella avvezza nel mestiere di carpentiera, aiutò il marito nel lavoro quotidiano, dandogli nel contempo prole numerosa e ben allevata.

Grazie al grande equilibrio della sua vita privata, Antonino poté dedicarsi efficacemente anche all'attività pubblica. Nominato arcidiacono della diocesi di Piacenza, fu il fondatore della prima “Schola Aristotelica” del nord Italia, famosa poi in tutta la penisola per la qualità della sua catechesi e per l'istruzione impartita. A merito dell'opera antoniniana, va ricordato come fu proprio a questa schola che si formò un grande mistico dell'epoca come Eugenio, colui che poi divenne papa col nome di Eugenio I.

La tempra pragmatica di Antonino lo portò pure alla fondazione della Legione Tebea, antica milizia cittadina che provvide alla sicurezza della città e del suo contado. Vanto della comunità piacentina, la Legione fu un fulgido esempio, precursore sui tempi, di milizia aristotelica, guidata da principi di giustizia ed equità e non dallo spietato codice guerriero del tempo.
Ecco cosa pensava:

Citation:
"Se la forza della fede non riesce a convertire le anime degli empi, se proprio non c'è altro da fare, se minacciato dalla prepotenza di ogni tipo d'infedele, il vero fedele può e deve combattere per sé e per la vera fede."

Antonino fu il primo comandante della Legione, che vide succedersi al comando uomini tra i migliori del proprio tempo. La superiorità morale dell'impostazione di questa milizia divenne lampante al mondo proprio nel momento della sua violenta distruzione.

Quando, due secoli più tardi, l'invasore barbaro travolse l'Italia tutta, la città resistette eroicamente all'assalto pagano, ma, soccombente nei numeri, dovette arrendersi alla prepotenza del nemico. La tradizione narra che, radunati tutti i tebei sulla piazza principale, i comandanti barbari ordinarono ai vinti di passare per le armi l'empio, dal loro punto di vista, clero cittadino, motore della resistenza. La piazza risuonò di un grido che divenne storico - “Antonino non vuole!” - che lasciò momentaneamente smarriti gli invasori. La reazione, però, fu feroce. I tebei vennero massacrati uno ad uno, per la loro insubordinazione ai vincitori, ma non ad un solo ecclesiastico venne torto un capello: Antonino non aveva voluto.



                  Pellegrinaggio in Grecia e Terrasanta e martirio.

Nel 295, Piacenza e la regione circostante entrarono in un terribile stato di carestia: la siccità fece perdere innumerevoli raccolti, gli allevamenti videro i propri animali decimati e perfino la pesca nel lago fu molto meno fruttuosa. A causa di ciò, dalle campagne si riversarono in città centinaia di contadini che, rimasti senza sostentamento, andarono alla ricerca di miglior sorte. Questo causò un sovraffollamento tale che finì per esaurire le già provate scorte alimentari. Ben presto lo scontento iniziò a serpeggiare fra la folla affamata, i forni vennero presi d'assalto ed il lago rimase l'unica fonte di sostentamento.

Nel tentativo di aiutare i concittadini ed alleviare la tensione in città, Antonino riuscì a convincere molti dei colleghi carpentieri a vendere barche a prezzo di realizzo, di modo da facilitare la pesca per tutti. Contribuì, con quest'iniziativa e con la potenza delle sue parole, a scongiurare rivolte e ribellioni, riuscendo a traghettare la comunità fino alla fine della carestia, superata totalmente solo nel 298.

Tra le tante iniziative, sia pratiche che spirituali, Antonino fece voto all'Altissimo che, quando fosse finita quella calamità, egli avrebbe organizzato un pellegrinaggio sui luoghi ove vissero i Profeti.
Superata l'emergenza, venne il momento di organizzare il viaggio, cosa che lo tenne impegnato per gran parte del 299. Man mano che la voce si sparse, sempre più persone vollero unirsi a lui: si ebbe così la necessità di organizzare un grande spostamento di massa, cosa, oggi come allora, assai difficile e rischiosa.
Di comune accordo con le autorità municipali e con la benedizione del vescovo, Antonino scelse un reggimento della Tebea per fare da scorta al gruppo dei pellegrini, della cui incolumità egli si fece il garante.


Quando tutto fu pronto, con l'avvento della primavera del 300 la spedizione ebbe inizio. A piedi attraversarono la penisola e raggiunsero il florido porto di Brundisium, in Apulia. Da qui s'imbarcarono e raggiunsero la Grecia, in direzione della prima tappa del loro viaggio: Stagira, città natale del Primo Profeta, Aristotele. Raggiunsero la città sul fare dell'estate e decisero di comune accordo di rimanervi fino alla primavera successiva, di modo da evitare di spostarsi durante l'inverno. Trascorsero i mesi aiutando la comunità locale nella cura dei campi e degli armenti, molto numerosi in quella zona, visitando le antiche chiese della regione ed istruendosi nelle rinomate scuole greche.

Nel Marzo del 301 si rimisero in marcia, destinazione Terrasanta, patria di Christos. Non avendo trovato armatori disposti a trasportarli via mare, decisero di fare il percorso a piedi, seguendo la linea della costa.

Il miracolo dell'acqua dolce.

Capitò così che, durante la calda estate che caratterizza l'Asia Minore, il gruppo si ritrovò a corto di scorte, sia di cibo che d'acqua. Il cibo venne recuperato tramite caccia e pesca, ma l'acqua scarseggiava e non c'erano avvisaglie di fiumi o sorgenti nelle vicinanze del loro accampamento.
Di fronte alla disperazione della sua gente, Antonino rispose con ferma fede, dichiarando che l'Altissimo avrebbe pensato ai suoi figli diletti. Fu così che, in una delle innumerevoli notti passate in preghiera, egli ricevette da Dio un'illuminazione rivelatrice.
Il mattino dopo, Antonino si armò di scure ed andò a cercare il miglior albero possibile e lo tagliò. Ne ricavò il materiale necessario e per tutto il giorno lo lavorò. A sera aveva completato un secchio, necessariamente non cerchiato, quindi si rivolse ai suoi compagni e disse loro: “Tramite questo secchio, che l'Altissimo mi ha ordinato di costruire, tutti noi potremo bere.”.


Tutti si guardarono stupefatti, temendo intimamente che la loro beneamata guida avesse perso il senno. Leggendo l'incertezza nei loro occhi, Antonino non si scoraggiò, ma andò a riempire il secchio a mare, tornando indietro con aria allegra. Prese una coppa e l'immerse nel secchio, bevendo tutta l'acqua d'un sorso. Poi guardò gli altri e bonariamente disse: “Su, abbiate fede!”
Erano tutti incerti sul da farsi, quando un bambino si staccò dalle gonne della madre, si avvicinò al secchio e, immergendovi la testa, bevve a più non posso. “È buona!” esclamò riemergendo.
Subito si levò un grido di giubilo da parte di tutta la folla, che subito si mise ad osannare il nome di Antonino.
“Non è me che dovete ringraziare, ma l'Altissimo, che sempre posa il Suo sguardo sui Suoi figli.” replicò il sant'uomo, provocando subito l'intonazione di un inno di ringraziamento da parte della folla, meravigliata da quello che da qui in avanti sarà conosciuto come "il miracolo dell'acqua dolce" e da quel nuovo modo di trasportare i liquidi.


Fu così che, grazie a quel secchio non cerchiato, il gruppo dei pellegrini ebbe sempre acqua da bere nei momenti di difficoltà, anche nel viaggio di ritorno.
Viaggio di ritorno che intrapresero nella primavera del 303, dopo aver trascorso quasi un anno in giro per la Terrasanta, sui luoghi della predicazione di Christos.
Essendo riusciti a noleggiare una nave, non senza difficoltà, sbarcarono in suolo italico sul finire della primavera e fu sui primi di Luglio che varcarono i confini del contado piacentino. Fu proprio allora, quando tutto sembrava essersi concluso per il meglio, che gli eventi precipitarono.


In assenza di Antonino, il brigantaggio aveva ripreso vigore nelle campagne della pianura Padana e proprio un gruppo di briganti pagani attaccò il gruppo dei pellegrini, a poche miglia dalle mura cittadine.
Avvistati i briganti calare velocemente da un bosco sul fianco dei colli, Antonino raggruppò a sé tutti i tebei, chiamandoli all'estremo coraggio: avrebbero trattenuto quei predoni il tempo necessario a tutti di mettersi al riparo in città, attendendo il rinforzo del grosso della Legione. E così fecero.
La tarda mattinata del 4 Luglio 303 vide un sanguinoso scontro nella piana antistante Piacenza. Antonino, alla testa di 30 valorosi protesse fino al sacrificio estremo il ritorno a casa di più di 300 pellegrini.
All'arrivo della Legione Tebea, uscita a tempo di record dalle mura cittadine al ritorno dei primi pellegrini, restavano sul campo i corpi senza vita di 30 miliziani eroici e coraggiosi. Dall'orrore per quella scena si passò al pianto collettivo quando, nel giro di raccolta dei cadaveri, venne riconosciuto quello di Antonino.


Fu così che da quel giorno, ogni 4 Luglio, Piacenza, eternamente riconoscente, ricorda Sant'Antonino, l'uomo che fece di Piacenza uno dei più importanti crocevia aristotelici del suo tempo, avendo dimostrato che l'amicizia e la saggezza, unendo la religione ed una coorte di valorosi difensori, possono spingere le persone all'estremo sacrificio: morire per proteggere i compagni.


Scritto da padre Fabio Degli Scalzi, detto "Theflyinthenet", vescovo di Piacenza, nell'Anno del Signore 1461.
Translate : Feuilllle, Pie de valence.

Come temi di predica, il redattore a écrit:

- La fede aristotelica deve essere una guida, ma deve anche portare a sé i refrattari di ogni genere.
- È necessario predicare non solo nei luoghi sacri, ma anche fra i gruppi più vili o nelle aree più povere (es.: confraternite di briganti, villaggi sonnolenti, etc.).
- Dove l'ingegno costruttivo umano esiste, è il riflesso di ciò che l'Altissimo ci ha concesso, se Lo sappiamo ascoltare (es.: la fabbricazione dei secchi).

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Gregy



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MessagePosté le: Mer Jan 28, 2015 5:13 pm    Sujet du message: Répondre en citant


Citation:

                Vie, mort et miracles de Saint Antonino de Plaisance.




                        Les premières années.

Antonino naquit vers 250 ap. J.-C., dans un village aux portes de Plaisance, fils de Deodatus, un charpentier de métier, et de Lucretia, cultivatrice de blé et pêcheuse.
À peine né, il reçut le sacrement du baptême par l'évêque Iustinus et il fut élevé par ses parents dans les préceptes de l'Église, selon les vertus.
Quand le garçon eut environ 5 ans, la famille s'établit derrière les remparts de la ville pour rester en sécurité, parce que les campagnes étaient infestées par des bandes d'hétérodoxes, consacrées au brigandage. Cela permit au jeune Antonino de grandir dans l'amitié de la fervente communauté citadine, dirigée par le nouvel évêque Marcion.
Dans l'atelier de son père il apprit le métier de charpentier et, grâce à sa mère, devint un grand cultivateur et pêcheur. En tant que fils unique, il fut le soutien de ses parents dans leur digne existence. Son habileté dans les arts manuels l'amena à choisir, une fois qu'il fut grandi, la carrière de charpentier, pour travailler avec son père et pour faciliter le marché du poisson naissant.


Malgré ses modestes origines, Antonino fut un jeune homme connu et apprécié par tous en ville, autant que pour son habileté artisanale que pour sa dévotion. En effet, dès que possible, il devint diacre du curé de l'époque, le Père Gaius, démontrant rapidement la profondeur de son charisme et la qualité de sa foi: il entreprit de s'entretenir avec de nombreux hétérodoxes des campagnes.
Contrairement à beaucoup de ses concitoyens, il ne considéra pas ces brigands comme des criminels fous, mais seulement comme brebis du troupeau qui n'avaient pas trouvé le bon chemin, ou qui avaient perdu dès le début la Foi Aristotélicienne.

Citation:
"La véritable Amitié Aristotélicienne n'est pas basée sur le refus du prochain, mais sur l'écoute et la compréhension: c'est seulement de cette manière que la défense de la société civile coïncide avec la défense de la foi."

C'est une de ses maximes, que la tradition a transmis jusqu'à nos jours. Son action énergique et courageuse permit à Plaisance d'être, en son temps, l'un des endroits les plus sûrs, où la communauté sut accueillir et pacifier même les caractères les plus turbulents.



                          L'activité publique.

Malgré la limpidité de la foi et l'insistance des membres du clergé citadin, Antonino ne fit jamais ses vœux, quoiqu'il devint de plus en plus une référence certaine pour la communauté des fidèles. Lui-même se croyait trop exubérant pour incarner la figure d'un prêtre et préféra suivre exemplairement une vie laïque et engagée dans la ville.

Vers 275, il épousa Aulonia, d'un an plus jeune que lui et, digne d'un mari si grand, elle-même célèbre pour la fermeté de son caractère et pour sa dévotion.
Experte en menuiserie, elle aida son mari dans le travail quotidien, tout en lui donnant une progéniture nombreuse et bien élevée.


Remerciant l'excellent équilibre de sa vie privée, Antonino put se consacrer efficacement à l'activité publique. Nommé archidiacre du diocèse de Plaisance, il fut le fondateur de la première "Schola Aristotélicienne" de l'Italie du Nord, célèbre dans toute la péninsule pour la qualité de sa catéchèse et l'éducation donnée. Comme digne de l'oeuvre d'Antonino, on se souvient que c'est dans cette école qu'il se forma un grand mystique de cette période comme Eugenius, qui, plus tard, devint pape avec le nom de Eugene I.

Le tempérament pragmatique de Antonino l'amena également à la fondation de la Légion Thébaine, une milice citadine qui s'occupait de la sécurité de la ville et ses banlieues. Orgueil de la communauté de Plaisance, la Légion fut un brillant exemple, précurseur de son temps, de milice Aristotélicienne, guidée par principes de justice et non par l'impitoyable code guerrier du moment.
Voici ce qu'il pensait:

Citation:
"Si la force de la foi ne réussit pas à convertir lles âmes des impies et s'il n'existe pas d'autre moyen pour les convertir, si surtout leur arrogance menace la vie des croyants, alors le vrai fidèle peut et doit, même si c'est pour défendre uniquement sa personne, défendre la vraie Foi."

Antonino fut le premier commandant de la Légion, qui vit la succession au commandement des meilleurs hommes de son temps. La supériorité morale de l'organisation de cette milice devint évidente à tout le monde à l'époque de sa violente destruction.

Lorsque, deux siècles plus tard, l'envahisseur barbare renversa toute l'Italie, la ville résista héroïquement à l'assaut païen, mais, sa population étant inférieure en nombre, elle fut obligée de se rendre à la tyrannie de l'ennemi. La tradition raconte que, ayant rassemblétous les “Thébains” sur la place principale, les commandants barbares ordonnèrent aux miliciens vaincus de tuer le clergé citadin, mauvais à leurs yeux, car force motrice de la résistance. La place résonna d'un cri qui est devenu historique - “Antonino ne veut pas!” - qui laissa momentanément pantois et éperdus les envahisseurs. La réaction, toutefois, fut féroce. Les “Thébains” furent massacré un par un, en raison de leur insubordination aux vainqueurs, mais pas un seul ecclésiastique ne fut blessé: Antonino n'avait pas voulu.



                  Pèlerinage en Grèce et Terre Sainte et martyre.

En 295, Plaisance et la région environnante subirent une terrible famine: la sécheresse fit perdre des récoltes innombrables, les élevages furent décimés, et la pêche dans le lac fut bien moins fructueuse qu'à l'accoutumée. Pour cette raison, des centaines de paysans, qui avaient perdu leurs moyens de subsistance, se déversèrent sur la ville de la campagne, à la recherche d'un sort meilleur. Cela provoqua une telle surpopulation que les réserves alimentaires, déjà insuffisantes, furent totalement épuisées. Bientôt la faim se transforma en panique puis en colère, et le mécontentement commença à se répandre dans la foule affamée : les fours à pains furent pris d'assaut et il ne resta que le lac comme seule source de subsistance.

Dans la tentative d'aider les concitoyens et soulager la tension dans la ville, Antonino réussit à convaincre nombreux compagnons charpentiers à vendre des bateaux au prix de revient, de manière à faciliter la pêche pour tous. Avec cette initiative et avec sa puissance oratrice, il contribua à prévenir les émeutes et les révoltes, en réussissant à subvenir aux besoins de la communauté jusqu'à la fin de la famine.

Parmi les nombreuses initiatives, à la fois pratiques et spirituelles, Antonino fit un voeu au Très-Haut: il voulait organiser un pèlerinage sur les lieux où les Prophètes vécurent lorsque la calamité serait enrayée.
Passée l'urgence, le moment vint d'organiser le voyage, chose qu'il le tint engagé pour l'année 299. Au fur et à mesure que sa parole se répandait, de plus en plus de gens voulurent se joignaient à lui: il y eut la nécessité d'organiser un grand déplacement de masse, une chose très difficile et risquée à toute époque.
En accord commun avec les autorités municipales et avec la bénédiction de l'Évêque, Antonino choisit un régiment de la Thébaine pour escorter le groupe des pèlerins, et il se fit garant de leur intégrité.


Lorsque tout fut prêt, avec l'arrivée du printemps de l'an 300, l'expédition commença. Ils traversèrent la péninsule à pied et atteignirent le port florissant de Brindes, dans les Pouilles. De là, ils s'embarquèrent et atteignirent la Grèce, en direction de la première étape de leur voyage: Stagire, la ville natale du Premier Prophète, Aristote. Ils atteignirent la ville au début de l'été et ils acceptèrent de rester jusqu'au printemps suivant, de manière à éviter les déplacements pendant l'hiver. Les mois se suivirent, participant et aidant la communauté locale dans le soin des champs et des troupeaux, très nombreux dans cette zone, et en visitant les anciennes églises de la région : ils s'instruisaient aussi dans les célèbres écoles grecques.

En mars 301 ils se remirent en marche, destination Terre Sainte, patrie de Christos. Comme ils ne trouvèrent pas d'armateurs disposés à les transporter par voie maritime, ils décidèrent de faire le parcours à pied, en suivant la ligne de la côte.

Le Miracle de l'eau douce.

Ainsi il arriva que, pendant l'été chaud qu'il caractérise l'Asie Mineure, le groupe se retrouva à manquer de provisions, de nourriture comme d'eau. Ils purent récupérer par la chasse et la pêche de quoi se nourrir, mais l'eau manquait et il y n'avait pas le moindre signe de la présence de fleuves ou de sources dans les parages de leur camp.
Devant le désespoir de ses gens, Antonino répondit avec la fermeté que lui conférait sa Foi que le Très-Haut aurait pensé à ses fils qui l'aimaient. Et une des innombrables nuits passée en prière, il reçut de Dieu une illumination révélatrice.
Le matin d'après cette épiphanie, Antonino s'équipa d'une hache, alla chercher le meilleur arbre possible et le coupa. Il en tira un matériel de coupe nécessaire à ce qu'il devait faire et travailla tout le jour.
Le soir, il avait fabriqué un seau, bien sur non cerclé, donc il s'adressa à ses camarades et leur dit : "Grâce à ce seau, que le Très-Haut m'a suggéré de construire, chacun d'entre nous pourra boire.".


Tous se regardèrent stupéfaits, en craignant intimement que leur bien-aimé guide eût perdu tout bon sens. En lisant l'incertitude dans leurs yeux, Antonino ne se découragea pas, mais il alla remplir le seau à la mer, puis retourna gaiement vers ses compagnons; il prit un verre et le trempa dans le seau, puis but toute l'eau d'une gorgée. Puis il stimula les autres en leur intimant l'ordre de boire, leur disant "Allez, ayez la foi!"
Toutes les personnes présentes étaient dans l'incertitude quant à ce qu'elles devaient faire. C'est alors qu' un enfant se détacha des jupes de la mère, se rapprocha du seau et y plongea la tête : il but jusqu'à se rassasier. "Elle est bonne!", s'exclama t-il en émergeant.
Tout de suite il s'éleva un cri de réjouissance de la part de la foule, qui se mit à clamer avec reconnaissance le nom d'Antonino.
"Vous ne devez pas me remercier , mais remercier le Très-Haut, Qui toujours pose Son regard sur Ses fils.", répéta le saint homme.
Immédiatement, la foule entonna en chœur un hymne de remerciement envers Le Très-Haut, émerveillée de ce que l'on nomma désormais "Le miracle de l'eau douce" , et de ce nouveau savoir-faire facilitant le transport des fluides.


Ainsi, grâce à ce seau non cerclé, le groupe des pèlerins eut toujours miraculeusement de l'eau potable dans les moments de difficulté, et ceci durant tout le voyage de retour.
Ils entreprirent celui-ci au printemps de l'an 303, après avoir passé presque une année en Terre Sainte, sur les endroits de la prédication de Christos. Ils réussirent, non sans difficulté, à louer un navire, puis débarquèrent sur le sol italien à la fin du printemps.
Ils franchirent la frontière du territoire Placentin dès les premiers jours de juillet. Malheureusement, alors tout semblait aller pour le mieux, les choses empirèrent.


En l'absence d'Antonino, le brigandage avait repris toute sa vigueur dans les campagnes de la plaine du Pô. Un groupe de brigands païens attaqua le groupe de pèlerins, non loin des remparts de la ville.Les brigands descendaient rapidement d'un bois situé sur leur côté, et Antonino regroupa les Clercs, et exhorta tous les "Thebains", les motivant à un extrême courage: ils devaient retenir ces pillards le temps nécessaire à la fuite en ville, en attendant le renfort de la Légion.
Et ils firent ainsi.
La matinée du 4 juillet 303 vit un affrontement sanglant dans la plaine en face de Plaisance. Antonino, à la tête de 30 vaillants défenseurs, protégea jusqu'à l'extrême sacrifice le retour à la maison de plus que 300 Pèlerins.
À l'arrivée de la Légion Thébaine, (sortie avec diligence des remparts citadins dès le retour des premiers pèlerins sauvés qui l'alertèrent,) ce fut pour constater dès son arrivée sur le champ de bataille qu'il ne restait que des corps sans vie, ceux des trente Miliciens héroïques et courageux.
L'horreur de cette découverte donna lieu à un deuil collectif quand, au moment du rassemblement des cadavres, les soldats vinrent à reconnaître celui d'Antonino.


Ainsi depuis ce jour, tous les 4 juillet, Plaisance, éternellement reconnaissante, commémore Saint Antonino, l'homme qui fit de cette ville un des plus importants carrefour Aristotélicien de cette époque, ayant démontré que l'amitié et la sagacité, unifiant religion et cohorte de vaillants défenseurs, pouvait pousser les individus au sacrifice suprême: mourir pour protéger ses camarades.


Rédigé par le père Fabio Degli Scalzi, dict "Theflyinthenet", évêque de Plaisance, en l'An du Seigneur 1461.
Traducteur : Feuilllle, Pie de Valence.

Comme thèmes de prêche, l'auteur a écrit:

- La Foi Aristotélicienne doit être un Guide mais aussi ramener à elle les égarés et les hérétiques, de tous ordres et de toutes de classes.
- Il est nécessaire de prêcher aussi bien dans les lieux consacrés qu'auprès des des groupes les plus vils, ou dans les endroits les plus improbables. (exemples fratries de brigands, villages endormis.)
- L'esprit ingénieux des humains est le reflet de ce que le Très-Haut nous a accordé, si nous savons l'écouter (exemple : fabrication les seaux)


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