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[IT] Il libro delle virtù - Resoconto di Collagene da Megara

 
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Kalixtus
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MessagePosté le: Mar Juil 25, 2023 1:37 pm    Sujet du message: [IT] Il libro delle virtù - Resoconto di Collagene da Megara Répondre en citant

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Dernière édition par Kalixtus le Mar Juil 25, 2023 1:46 pm; édité 1 fois
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Kalixtus
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MessagePosté le: Mar Juil 25, 2023 1:42 pm    Sujet du message: Répondre en citant

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    Capitolo I: L'oracolo di Troia


    Io, Collagene di Megara, aiutante di campo nell'esercito di Alessandro, posso affermare che di essere stato testimone di eventi straordinari così spesso durante trenta anni di campagne militari che ben poche cose ora mi stupiscono, per questo le reclute mi hanno soprannominato il Diogene delle falangi.
    Ma quando il nostro giovane principe decise di partire alla ricerca delle rovine della mitica Città di Oanilonia solo dietro i consigli di questo vecchio matto di filosofo, semplicemente perché quest’ultimo le aveva viste in sogno, soffocai un grido di timore, nascosto dietro una colonna insieme a Callistene, nipote del saggio che, anche lui per lo stupore, inciampò con gli alluci nelle frange di un tappeto persiano mormorando "Avrò la tua pelle Dario!" ... Tutto era detto.
    Fu così che partimmo, quarantamila soldati all’inseguimento di un sogno, una mattina di primavera, tesi come un arco verso l'oriente.

    Superato l’Ellesponto, Alessandro, entusiasta dei resoconti di Omero di cui Aristotele gli aveva riempito lo spirito, partì immediatamente per radunarsi sulle rovine di Troia.
    Il solo al tramonto illuminava col suo oro le vestigia di muschio che ricoprivano le gigantesche muraglie ed una strana quiete penetrava i luoghi.
    Mentre il principe cercava, nell'ombra delle steli salienti della leggendaria Ilio, una traccia dell'eroe che cullò la sua infanzia, ovvero il tallone di Achille, io ed il filosofo, accompagnato da suo nipote, fummo attirati da una litania soffocata che ruppe il silenzio.

    All'interno di un cerchio di pietre, alcuni uomini si tenevano ritti come rocce innalzate, pietrificati dalla Pizia il cui canto sfidava la ragione. Al nostro approssimarci, il sacerdote interprete sembrò destarsi da un sogno, poi ci accolse con questi termini:
    "Stranieri, da giorni l'oracolo ci annuncia il vostro arrivo. Formulate la domanda che vi tormenta e Dio, per bocca di Oenone, degnerà d’illuminarci."
    Quindi, porse all'oracolo dell'acqua e delle foglie di alloro da masticare.
    I partecipanti portavano tutti, al collo, lo stesso amuleto fatto di tre metalli.

    Fu un Aristotele turbato che prese allora la parola: "Qual è lo scopo ultimo della mia ricerca?"

    Oenone, nel crepuscolo, riprese il suo canto folle ed iper acuto: "Entro in trance, entro in fitte insenature, danzo in trascendenza."
    "Cosa sta dicendo?" chiese Callistene. "Nulla, ella si agita."
    Ma, poco a poco, l'enigmatico fiume di parole diventò intelligibile:
    Citation:

    "Tre, due, uno, ritrovate l'origine.
    Troania è abbattuta, terza dimora dei figli.
    Sono presso Daisane i figli del primo.
    Infine, là dove giace il primo nato Oane,
    sia l'eletto che sarà l’araldo dell’Altissimo."



    Il sacerdote interprete scosse a lungo la testa, osservando Aristotele con stupore intriso di rispetto, quindi tradusse:
    Citation:

    "Il tuo viaggio comincia qui a Troania, la terza città dei figli di Oane. Più lontano, verso oriente, cerca Daisane: là si trova la seconda chiave del viaggio, la cui meta finale, più a est ancora, è Oanilonia, città del primo uomo al cospetto di Dio. Allora tu diventerai il messaggero divino."



    La notte era passata a perdersi in congetture sul messaggio enigmatico e sull'identità di questo Oane che aveva impregnato fino alla costruzione la maggior parte lingue del mondo conosciuto.
    Gli adepti sconosciuti incontrati alle rovine non ci lasciavano più e si abbandonavano in preghiere attorno al nostro accampamento.
    Queste rivelazioni ci agitavano ancora il giorno dopo, quando, regolando alcuni affari in corso, affrontammo Arsite, il generale Persiano.
    L'esito di questa guerra di rappresaglie venne a nostro vantaggio quando Aristotele suggerì al principe di attendere che il sole fosse alle nostre spalle per l'attacco finale. I Persiani, abbagliati dal sole che si trovava ormai di fronte a loro, distinguendo male i loro avversari, persero il vantaggio della posizione. Di conseguenza, i Macedoni forzarono la linea trionfando.

    Revisionato da Madre Adhominem

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MessagePosté le: Mar Juil 25, 2023 1:43 pm    Sujet du message: Répondre en citant

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    Capitolo II: La grande biblioteca di Angora

    Avevamo ripreso la strada verso Gordio e, dietro agli eserciti su quattro colonne che sollevavano la polvere, dietro allo stendardo dell’ufficiale di coda, camminavano inoltre dei pellegrini che si erano uniti alla ricerca di Aristotele, chiamandolo lo Spirito.
    Al grido di raccolta "Dio è con noi", la loro fila si allungava di giorno in giorno, ampliata dal clan di Wilusa e dalla tribù di Lukkas di Licia.

    Nella città natale di re Mida, il grande Alessandro, convinto che le azioni di spada avrebbero forzato la predizione, il giorno seguente ci fece raggiungere la città di Angora sottomessa senza combattimento, a condizione che l'esercito non sarebbe penetro nella cittadella.
    Passato il recinto delle mura, aperto da quattro porte monumentali, la città alta si ergeva coronata del palazzo reale e, ai piedi della necropoli, ecco la ragione del nostro arrivo in questi luoghi: la grande biblioteca. Infatti Oenone, incollatosi ai sandali di Aristotele, ci avevano rivelato l'esistenza di un frammento di manoscritto che si trovava qui, che rivelava il viaggio del popolo originario.
    Dietro alle colonne di bronzo della galleria, l'atmosfera fumosa ed in preda all'agitazione più viva ci lasciava sorpresi.
    Nella sala di lettura delle arti divinatorie fummo testimoni delle pratiche più insolite: un indovino chinato su una tazza decifrava il suo destino osservando il filo delle circonvoluzioni di un fondo di caffè generato dal suo vicino; un necromante che consultava il nostro futuro attraverso la posizione di ossa violentemente gettate su un leggio mentre un aruspice esaminava un futuro incerto nelle viscere di un pollo, morto sulla scrivania.
    Concentrati sopra le spoglia dell'uccello, Callistene ed io scrutavamo il responso viscerale, quando Aristotele, con grande competenza, ci strappò da questa contemplazione dubbiosa.
    Nel cuore della parte più scura del museo, fra gli archivi polverosi, bestiari favolosi, tavolette di argilla, libri di magia, grandi volumi, opuscoli, si trovava il famoso manoscritto.
    Il filosofo, febbrile, l’afferrò e ci lesse:


    Citation:
    « Il popolo del primo nato, nel suo esilio, si è mosso da est verso ovest, allineato al corso del sole. Quando giunse su un altopiano fertile, difeso dai contrafforti di una catena montuosa, una ventina di ruscelli lo bagnavano così come un fiume.
    Queste è stato scritto per essere trasmesso ai vostri figli: stanchi di vagare dopo molti anni, stabilirono il loro accampamento in questo luogo, ma allora il cielo si oscurò improvvisamente, poi un lampo squarciò le tenebre in due e la Voce disse loro:
    "Uomini di poca fede, scegliete tra tre calamità, delle acque, del fuoco e delle cavallette, quella tramite cui sarete sempre messi alla prova da Dio."
    Allora il popolo, indicando il fiume tumultuoso chiamato Daisane, decise di essere colpito da questa disgrazia affinchè mai l'uomo si dimentichi di temere l’Altissimo.
    Interroga tuo padre e ti informerà, chiedi ai tuoi antenati e te lo racconteranno.
    E per chi scriverà, colui che scrive? Trasmettiamo allora un po' della nostra punizione per mezzo dei nostri scritti, da mostrare a coloro che vengono dopo noi... Potranno forse temere ed esserne scossi? »


    Quindi, come le cronache lo descrivevano, Daisane era il nome di quell'affluente dell'Eufrate intorno al quale il popolo aveva fondato la città di Urhai.

    Revisionato da Madre Adhominem

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MessagePosté le: Mar Juil 25, 2023 1:45 pm    Sujet du message: Répondre en citant

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    Capitolo III: La tribù di Habram

    In cammino verso Urhai, le schiere di soldati, insieme agli adepti, viaggiavano spinti dalla grande ricerca e assomigliavano alla scia incandescente di una stella cadente che illuminava l'orizzonte.
    Da quel momento, il filosofo, dimesso e sottoposto al disegno dell’Altissimo, aveva indossato i sublimi panni del profeta e ne aveva accettato il peso. Quanto al suo nipote ed al sottoscritto, eravamo diventati la sua guardia personale.

    Sotto le pendici aride del Taurus, informati dell'arrivo di Aristotele, il popolo di Urhai era venuto ad accoglierlo con barche fiorite. Egli quindi terminò il suo viaggio navigando sulle acque smeraldo del Daisane.
    I movimenti caotici del fiume sballottarono così tanto Callistene che non vide mai le rive colorate ed i segni di benvenuto degli abitanti nei dintorni della città, ma soltanto il fondo umido dello scafo scolpito dalle sue unghie.
    Scivolando ai piedi della fortezza, fui sorpreso di vedere degli ampi bacini nei quali officiavano dei sacerdoti, a dir poco sadici, che immergevano la testa dei loro fratelli nell'acqua e, lo crederete? Coloro che erano così torturati si immergevano pieni di gioia!
    La cosa più strana fu vedere Aristotele che umilmente si offriva volontario per sopportare la stessa tortura; inizialmente credetti che volesse rinfrescarsi poiché il calore e l'umidità erano intensi, ma aveva veramente perso la testa.
    Il sacerdote commosso fino alle lacrime si rivolse al suo Dio come se fosse la prima volta:

    "Dio onnipotente, accetta il tuo figlio che fa la scelta di abbandonare il destino di una vita animale, e consentigli di rinascere liberamente generato dall'Alto."

    La serie di eventi che avvennero in seguito è ancora confusa ma dovete sapere che gli enormi pesci del bacino circondarono i due uomini, si immersero, ruotarono, saltarono nel più grande caos; allora tutti gli abitanti si inginocchiarono poiché si trattava di carpe sacre.

    Più tardi, ci spiegarono che, nate dal miracolo che aveva fatto scaturire la sorgente d'acqua viva Callirhoe dal bacino e che aveva salvato il loro antenato Habram quando Nemorod l'aveva gettato in un bracere ardente dalla cima della citadella, le carpe, dalla notte dei tempi, vivevano in quest'acqua miracolosa e mantenuta pura.
    E poi, improvvisamente, i pesci cessarono la loro danza disordinata e formarono un cerchio perfetto, perfetto come il corso degli astri attorno al cuore della creazione.
    I descendenti di Habram e l'esercito macedone si gettarono nelle braccia gli uni degli altri alla vista di questo prodigio; i soldati piangevano:
    "Edessa", "Fratelli, noi siamo legati."
    Quando le effusioni si attenuarono, il grande sacerdote disse: "Condivideremo con voi il nostro segreto poiché è da questo che i fratelli si riconoscono. Andiamo verso Harran, dove risiede il grande saggio della tribù."

    Nel grande tempio di Harran, il vecchio saggio dalla lunga barba sembrava attendere i suoi ospiti. Tutti gli occhi scintillavano quando lanciò la sua rivelazione.


    Citation:

    "Qui, dai tempi immemorabili, quando il popolo dell'Altissimo fuggì della Città originaria, Dio, avendo pietà dei nostri antenati nel loro esodo, offrì la Tavola di Oane alla Tribù di Ânani Mhour, ma la lingua della stele ormai era diventata straniera a tutti gli occhi.
    A coloro che decisero di seguire il sole nella sua corsa, e affinché non si dimenticassero del loro patto con lui, Dio fece loro regalo dello Scudo dell'Alleanza. Del disco forgiato con tre metalli, bronzo, argento e oro, la leggenda narra che solo il Messaggero divino che la ragione guida verso Dio potrà scoprire la profezia iscritta al centro del disco poiché lì l'oro è così puro che tutti gli uomini diventano ciechi nel tentativo di scoprire il testo."


    Il profeta si asciugò discretamente la fronte mormorando:

    "Si dice che Omero era cieco, lo diremo anche di Aristotele?"


    Dopo molti giorni passati in preghiere e festeggiamenti, era tempo di riprendere la ricerca. Legami stretti si erano formati tra gli abitanti di Urhai ed i soldati. Del resto, numerosi soldati giurarono di ritornare per godere qui il riposo del guerriero.

    I dannati dell'astro lunare furono in grado allora distinguere dalla loro posizione geostazionaria l'ampia processione ininterrotta di uomini, in marcia verso la profezia.
    Revisionato da Madre Adhominem


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