L'Eglise Aristotelicienne Romaine The Roman and Aristotelic Church Index du Forum L'Eglise Aristotelicienne Romaine The Roman and Aristotelic Church
Forum RP de l'Eglise Aristotelicienne du jeu en ligne RR
Forum RP for the Aristotelic Church of the RK online game
 
Lien fonctionnel : Le DogmeLien fonctionnel : Le Droit Canon
 FAQFAQ   RechercherRechercher   Liste des MembresListe des Membres   Groupes d'utilisateursGroupes d'utilisateurs   S'enregistrerS'enregistrer 
 ProfilProfil   Se connecter pour vérifier ses messages privésSe connecter pour vérifier ses messages privés   ConnexionConnexion 

[IT] Testi di Riferimento Dogmatici - Scritti e dottrine

 
Poster un nouveau sujet   Répondre au sujet    L'Eglise Aristotelicienne Romaine The Roman and Aristotelic Church Index du Forum -> La Bibliothèque Romaine - The Roman Library - Die Römische Bibliothek - La Biblioteca Romana -> Le Dogme - The Dogma
Voir le sujet précédent :: Voir le sujet suivant  
Auteur Message
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 12880
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Ven Juil 28, 2023 5:47 pm    Sujet du message: [IT] Testi di Riferimento Dogmatici - Scritti e dottrine Répondre en citant

Citation:

_________________


Dernière édition par Kalixtus le Ven Juil 28, 2023 6:02 pm; édité 1 fois
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 12880
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Ven Juil 28, 2023 5:49 pm    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Le due fonti della Fede

    Scritto nell'abbazia cistercense di Noirlac il 24 dicembre dell'anno di grazia 1453.

    • Capitolo Primo: La Rivelazione Divina. Le due fonti della Fede.

      L'Altissimo, che ha creato l'uomo e tutta la natura in un movimento del suo Amore infinito, non ha voluto che l'umanità fosse lasciata nel buio dell'errore. E' per questo che Dio Onnipotente si è rivelato a noi.
      Si è rivelato innanzitutto nella dottrina luminosa e negli insegnamenti di Aristotele, dottrina il cui equilibrio annunciava in modo profetico l'insegnamento della Luce agli uomini ed alle donne da parte di Christos.
      L'unione di questi due insegnamenti ha dato alla luce la Santa e Immutabile Chiesa Aristotelica.

    • Capitolo Secondo: L'armonia tra Fede e Ragione:

      Noi crediamo fermamente che la Verità sia una e che la rivelazione di Christos si armonizza con la sana intelligenza della natura e dell'anima umana che troviamo nella dottrina di Aristotele. La Fede e la Ragione sono come due facce della stessa medaglia. Questa verità è quindi un insieme armonico di grande bellezza, un insieme che è il riflesso della bellezza sublime dell'unione armoniosa dei due rivelatori della Parola Divina. Da parte di Aristotele, l'emblema della Ragione, i poveri di spirito apprenderanno la sapienza; da parte di Christos, portatore della Fede, i dotti progrediranno nella saggezza e nella pietà.
      Poiché la purezza della Fede dipende dalla purezza delle Idee. E senza la Fede le Idee sono vane. L'equilibrio divino trova là la sua base.

      Lo studio della filosofia e della teologia deve essere sviluppato con questo spirito di unione, e i teologi saranno consapevoli che dalla bellezza e dalla purezza della loro dottrina deriverà l'immagine che i fedeli si faranno della bellezza di Dio.
      Quindi il Libro Sacro della Rivelazione di Christos e quello della Rivelazione del Logos negli scritti di Aristotele dovrebbero essere letti insieme poichè si completano a vicenda.

    • Capitolo Terzo: Idee nella Chiesa.

      Questo equilibrio e quest'armonia della Fede si trovano nei membri della Chiesa aristotelica: alcuni, mistici per definizione, cercano nell'imitazione di Christos la via della conoscenza. Le loro Idee li conducono alle sfere dell'Assoluto, in contatto diretto con la Divinità. Sono loro che tengono per vere le idee seguenti:

      1) Le cose sono copie delle idee.
      2) La bellezza sensibile altro non è che immagine della Bellezza Eterna che l'anima un tempo già contemplò.
      3) La felicità è una forma di contemplazione che il saggio deve impegnarsi a perseguire.
      4) La metafisica è la scienza delle cause prime.

      Altri invece, che si affidano alla Ragione, hanno per maestro Aristotele e seguono sulle sue tracce la conoscenza della Verità con il ragionamento, avendo come fondamento della loro fede le seguenti Idee:

      1) L'essenza delle cose è intrinseca alle cose, e dà loro forma.
      2) La bellezza risulta dalla presenza di certe proporzioni, certe misure e ritmi armoniosi.
      3) L'uomo saggio ha il dovere di partecipare alla vita della città.
      4) La metafisica è la scienza di ciò che è in quanto è: come dire, dell'essere in quanto essere.

      Ogni credente partecipa più o meno a ciascuno di questi gruppi, ma tutti operano con un solo cuore per la gloria della Chiesa e per l'amore di Dio.

    • Capitolo Quarto: Il potere di interpretazione della Chiesa.

      La Santa e Immutabile Chiesa Aristotelica è la sola qualificata per interpretare l'Insegnamento Divino. E' il Sommo Pontefice attraverso la Curia, lui solo, con o senza consultazione dei vescovi dell'universo aristotelico, che stabilisce la dottrina della Chiesa. Tuttavia dovrà custodire il deposito della Fede, con cura e rispetto, senza cambiare nulla di essenziale di cui i suoi predecessori avevano stabilito per il dogma. Egli veglierà così come un buon pastore al mantenimento dell'unità della Fede, dell'armonia della dottrina e della concordia dei credenti.


_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 12880
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Ven Juil 28, 2023 5:50 pm    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Lo Status di Christos

    Scritto dall'Abbazia Cistercense di Noirlac il secondo giorno del mese di gennaio dell'anno di grazia 1454.


    Capitolo Primo: La natura di Christos

    Nella sua infinita bontà, Dio Onnipotente non voleva che l'uomo fosse stato lasciato a se stesso...

    Aristotele, il grande profeta che aveva accesso alla rivelazione divina, aveva predetto che un uomo eletto di Dio avrebbe incarnato l'amicizia virtuosa dedicando la sua vita agli altri. "Amatevi gli uni gli altri" sarebbe stato il suo motto.
    Infatti, fino all'arrivo del Messia, le regole della "solidarietà" erano interne alle etnie, mentre al di fuori le popolazioni venivano sfruttate.

    L'uomo scelto da Dio arriverà in un periodo di rovina, manifesterà la volontà di andare ad "educare tutte le nazioni" e saranno suoi avversari coloro che rifiuteranno questa visione e trameranno contro di lui fino a volerlo uccidere. L'Eletto dovrà scegliere tra il "rientrare nelle file" o sacrificarsi per mostrare a Dio che l'uomo può raggiungere l'amicizia perfetta, virtuosa e unitiva fino a sacrificarsi per gli altri senza aspettarsi nulla in cambio.

    Capitolo Secondo: I titoli Christos

    Egli è il Messia, guida e specchio della divinità.

    Capitolo Terzo: La Salvezza

    Così Christos venne in mezzo a noi, ma l'odio che offusca le menti accecò gli uomini, e rifiutando il messaggio di amore lo crocifissero come un a agnello indifeso. Lui li amò fino alla fine, uomo perfetto e privo di qualsiasi peccato, accettò questa sorte con umiltà, per riparare con il suo sacrificio volontario i peccati di tutti gli uomini passati, presenti e futuri e stabilire per sempre l'amicizia tra gli uomini e con Dio.

    E' attraverso questo sacrificio che Christos portò la Salvezza agli uomini, in modo che potessero essere salvati compiendo le opere di Dio, vale a dire:

    L'adesione alla Chiesa Aristotelica da lui fondata, la fede negli insegnamenti di Aristotele e l'unione, l'obbedienza e l'imitazione di Christos, che è venuto sulla terra per dare forza e maestà agli insegnamenti di Dio, scritti nei libri della Rivelazione.

_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 12880
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Ven Juil 28, 2023 5:53 pm    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Virtù e peccati

    Scritto nell'Abbazia Cistercense di Noirlac il ventiquattresimo giorno del mese di dicembre dell'anno di grazia 1453.


    Considerazioni generali

    Dio ci ha creati a partire da Lui. Siamo quindi parte di Lui e la nostra esistenza è votata a servirlo.

    Per questo, vivere seguendo la virtù significa vivere come Dio vuole. Vivere nel peccato consiste nel negare la volontà divina e dunque negare la nostra propria natura divina. Questo significa negare noi stessi, attraverso la negazione di Dio.

    Pertanto, gli umani sono naturalmente esseri sociali, poiché vivere in comunità significa vivere in accordo con il nostro status di componenti di Dio. È in questa la logica che si traduce la comunità aristotelica, permessa dal sacramento del battesimo.

    Dio è perfetto. Riunisce quindi in se stesso tutte le virtù, dando loro pieno significato. Allo stesso tempo, essendo composti di spirito e di materia, noi esseri umani possiamo tendere a questa perfezione, ma mai raggiungerla. Un santo (o una santa) è dunque definito come una persona si avvicina alla perfezione della virtù, ma non come una persona che l'abbia effettivamente raggiunta, perché non siamo Dio.

    Il peccato assoluto sarebbe la negazione totale della natura di Dio. Poiché tutto fa parte di Dio, questo stato di peccato assoluto è impossibile da raggiungere, poiché sarebbe la negazione totale di ciò che siamo. Nessuno, nemmeno Dio, può raggiungere questo traguardo, benchè la nostra natura di essere imperfetti ci renda capaci di tendervi.

    La virtù perfetta, di natura divina, è divisa in sette virtù, affinché possiamo più facilmente avvicinarcene: l'amicizia, la conservazione, l'altruismo, la temperanza, la giustizia, il piacere e la convinzione. A ciascuna di esse si oppone un peccato: (rispettivamente) l'avarizia, la golosità, l'orgoglio, l'ira, l'invidia, l'accidia e la lussuria.

    Ogni essere, tranne Dio, si trova dunque tra ciascuno di questi due estremi. Così, ogni essere, tranne Dio, si trova tra l'amicizia e l'avarizia. Non potrà mai raggiungerli. Solo Dio è perfetta virtù e nessuno è peccato assoluto.

    Per questo, non dobbiamo sperare di raggiungere la perfezione in una o più virtù, perché è impossibile, e quindi peccato di orgoglio. Dobbiamo invece cercare il giusto mezzo tra ogni virtù e ogni peccato.

    Il giusto mezzo non è da intendersi come un mezzo matematico, a metà strada tra questi due estremi, ma come la tendenza a muoversi verso la virtù pur essendo coscienti dell'impossibilità di raggiungerla.


    Vizi e virtù corrispondenti

    L'obiettivo di tutti gli aristotelici per la loro vita terrestre è di raggiungere il sole, il paradiso. Come ci ha insegnato Aristotele, uno dei profeti della religione aristotelica, l'Altissimo, Dio, ha dato lo spirito all'umano affinché questo sia capace, diversamente dagli animali, di distinguere il bene dal male. È questa capacità di distinguere il bene del male che ci permette di vivere una vita virtuosa e che ci permetterà di raggiungere il sole. Tuttavia, un'altra creatura della creazione, la Creatura Senza Nome, invidiosa di non essere stata scelta per essere la preferita di Dio, votò la sua esistenza a tentare l'uomo nei vizi ed ad allontanarlo dal sole per portarlo sulla luna, all'inferno. Tutti gli aristotelici, volendo evitare la luna, hanno il dovere di conoscere le virtù, ed i loro contrari che sono:

    • L'Amicizia è la facoltà di preoccuparsi per la sorte altrui. E' empatia, carità, aiuto reciproco, reciprocità delle relazioni sociali, amore per il prossimo. Contrapposta all'amicizia è l'avarizia, che è il vizio di essere egoisti ed è pari solo al disprezzo dell'altro.
    • La Conservazione è la capacità di lavorare per la propria sopravvivenza. È la coscienza dei propri bisogni primari di cibo, acqua, sonno. Alla conservazione è contrapposta la golosità, che è l'abuso del piacere delle prime necessità, vizio di coloro che non hanno la misura delle necessità per la propria sussistenza.
    • L'Altruismo è la capacità di sacrificarsi per il bene della comunità aristotelica e per lo stato, a prescindere dalla propria individualità. E' la consapevolezza di essere parte di un tutto. Il dono di sè è contrapposto al vizio dell'orgoglio, che è la convinzione di essere in grado di vivere al di fuori della comunità, o essere in grado di raggiungere la condizione divina.
    • La Temperanza è la capacità di moderarsi, di seguire la via del giusto mezzo tipica dello status di credente, di mostrare comprensione verso i propri simili. Opposta alla temperanza è l'ira, che è il vizio di colui che si abbandona al suo odio verso altro, o che con tutte le sue forze tenta di lottare contro la sua condizione.
    • La Giustizia è la facoltà di dimostrare magnanimità, di riconoscere il valore degli altri, di individuare gli interessi degli altri. La giustizia è contrapposta all'invidia, che è il vizio di chi desidera beneficiare di un giusto compenso attribuito ad altri, o di chi aspira i beni o la felicità dei propri simili.
    • Il Piacere è la capacità dell'uomo di cercare di soddisfare le condizioni della propria felicità. E' la coscienza di sé, del proprio corpo, della propria anima e delle necessità di questi per rendere la propria vita felice e facile. Il piacere è contrapposto all'accidia, che è il vizio di coloro che entrano in depressione spirituale, di chi rimane passivo, che non hanno più gusto per la vita e che ignorano la propria soddisfazione.
    • La Convinzione è la speranza per un futuro pieno di promesse. È in senso più ampio la consapevolezza delle necessità e degli interessi futuri della comunità dei credenti, delle necessità della conservazione della specie (e quindi la riproduzione). Alla fede è contrapposta la lussuria, il vizio di colui che si compiace dell'abuso delle cose carnali e del nichilismo più totale.

_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 12880
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Ven Juil 28, 2023 5:55 pm    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    L'Amicizia Aristotelica


    Capitolo Primo: Il Percorso di Amicizia Aristotelica

      1) L'amicizia aristotelica, secondo i principi di Aristotele stabiliti durante il pasto con Polyphilos, può essere vera solo se i membri di questa amicizia sono uguali l'uno verso 'altro. L'amicizia aristotelica è la comunità dei battezzati nella Chiesa. Essa si potrebbe rappresentare come un cerchio, simbolo anche della perfezione divina. Lo studio del cerchio ci permette di fare emergere due elementi. Il primo, il centro, unico e principale di tutto, e la sua circonferenza, sulla quale tutti i punti sono uguali. Dunque, la comunità aristotelica è una comunità di persone che condividono la loro fede in Dio onnipotente e quindi tutti sono uguali davanti a Lui per questo stesso fatto. Il credente è introdotto nella comunità attraverso il battesimo. Il battesimo, o rito d'ingresso, dona al credente le premesse dell'amicizia aristotelica perfetta. Questa amicizia è ancora in potenza e ha bisogno di essere sviluppata attraverso il contatto con Dio nella preghiera e nei sacramenti, e anche attraverso la dimostrazione di gentilezza e compassione con gli altri. Si può parlare a questo livello di una prima fase di vita spirituale, quella dei principianti, in cui l'aristotelico cerca di eliminare i difetti che rimangono in lui. Questa via è detta la "via Purificatrice", che purifica l'anima delle sue macchie.

      2) Poi viene la fase di progresso, o "via Illuminativa", in cui l'aristotelico, sgomberato dei suoi vizi, pratica attivamente le virtù e sviluppa il suo legame con Dio ed il suo prossimo. Il punto centrale di questa fase è la pratica della carità fraterna, e la prima prova della santità sarà l'influenza spirituale presso gli altri. L'obiettivo di chi pratica questo approccio è principalmente quello di aiutare i fratelli nel cammino della Virtù.

      3) Infine si arriva alla amicizia perfetta, o "via Unitiva". Questo è il sentiero della perfezione. Si deve capire che l'aristotelico si dedica prima a Dio, e che essere in rapporto con Lui è il punto più alto della spiritualità. Questo rapporto con Dio si traduce in una profonda carità verso gli altri, con un perfetto senso di amicizia e una forza di carattere che può mostrare agli altri la verità senza ferirli. Ma questa unione con Dio avrà una condizione, quella di avere un'amicizia perfetta su questa terra con uno dei nostri prossimi. Potrà accedere al titolo di "Amico di Dio", pertanto suo pari, solo colui che avrà concretizzato la sua aspirazione alla perfezione attraverso un'unione dell'anima con un altro aristotelico.



    Capitolo Secondo: I rapporti con il governo

    Abbiamo detto che, più di un sentimento soggettivo, l'amicizia aristotelica stabilisce, mediante il battesimo, una comunità di vita oggettiva tra tutti i battezzati, composta dai membri della società terrena e quelli della società celeste. Quest'elemento ha grandi conseguenze sul tessuto sociale, e sulla concezione che dobbiamo avere del posto della religione nell'organizzazione temporale del mondo.

      1) La comunione dei santi, il fondamento di ogni società
      Per maggiore chiarezza, noi chiameremo questa comunità di vita "comunione dei santi".
      Lo scopo principale dell'organizzazione temporale della società è quello di creare strutture che consentano agli uomini di sviluppare tutte le loro facoltà, fisiche e spirituali. In questo contesto, una società che non si basa sul concetto di comunione dei santi mancherà sicuramente il suo scopo, in quanto mancherebbe la fase più elementare e fondamentale dell'unione tra gli uomini e della vita sociale aristotelica.
      Ne consegue logicamente che, per essere pienamente integrati in una società conforme all'ideale aristotelico, occorre essere sia un membro della comunione dei santi, sia un membro di amicizia aristotelica. Coloro che non lo sono non possiedono i fondamenti della vita in società, essi sono strappi nel tessuto sociale, e, come tutti gli strappi, rischiano di estendersi e di mettere in pericolo l'esistenza stessa della società.
      Si comprende dunque la necessità che si impone ai poteri pubblici, per il bene stesso della società che dirigono, di mettere tutto in opera per evitare questo strappo, poiché è in gioco la stessa sopravvivenza del tessuto sociale. Il governo, pertanto, deve fare attenzione a preservare il carattere aristotelico dei loro cittadini e appoggiare gli sforzi della Santa Chiesa per la salvezza delle anime e il buon funzionamento della città di Dio, sulla terra e in cielo.

      2) Dello status delle religioni parzialmente ammesse
      Alcune religioni, benchè ovviamente erronee, possiedono alcuni semi di verità. Queste sono lo Spinozismo e l'Averroismo. Queste religioni eterodosse sono quindi meno dannose di altri errori. Devono pertanto beneficiare di uno status a parte, che noi chiamiamo "stato di tolleranza". I membri di questi culti dovrebbero essere collocati, per quanto possibile, lontano dalla pubblica autorità, perché lo spettacolo del loro errore potrebbe influenzare il popolo e ciò può essere più dannoso. Inoltre, non essendo collegati al corpo sociale dalla comunione dei santi, sarebbe manifesta una mancanza di coesione sociale. Occorre dunque tollerarli ma non lasciare loro il potere.



    Capitolo Terzo: Il ruolo di amicizia nella concezione della gerarchia della Chiesa

    Abbiamo detto che ogni "aristotelico" è unito agli altri da un legame speciale, ricevuto col Battesimo. Questo legame fa della sua esistenza un cammino verso la luce, cammino che non percorre da solo ma in Comunità.

      1) La storia della comunità
      Per qualcuno che avanza occorrono due cose: la direzione e la forza di avanzare. Ora vedremo perché la gerarchia è necessaria per un aristotelico.
      Aristotele ci ha insegnato quasi 1800 anni fa una dottrina complessa, il cui obiettivo è di ancorarci nel Bene, nel Bello, nella Verità. Questo ancoraggio è realizzato attraverso la contemplazione della bellezza eterna di Dio e attraverso la trascrizione di questa bellezza nelle cose di tutti i giorni. Ma, dopo la morte di Aristotele, o meglio dopo la sua adesione alla gloria della contemplazione, ci occorrevano delle guide che trasmettessero esattamente il suo messaggio agli uomini di tutti i secoli e di tutte le culture. È per questo che, verso gli anni 30-35 della nostra era, un'assemblea di saggi si tenne a Tarso. Questa assemblea ha riunito gli eredi della tradizione filosofica aristotelica ed i discepoli di Christos il Saggio, con il loro leader Paul. E' questa assemblea che decise la fondazione di un istituzione che avrebbe unito le due tradizioni in una stessa visione, creando una sintesi dei migliori insegnamenti umani e divini.
      Questa assemblea fu visibilmente assistita dallo Spirito Divino, e la religione aristotelica si diffuse in tutto l'Impero Romano, nonostante le persecuzioni che la creatura senza nome non trascurava di mettere sul suo cammino.
      Ma nonostante le ondate di persecuzione, nonostante il tormento delle eresie, la Chiesa conservò la sua rettitudine originale grazie alla sua salda gerarchia.

      2) Il divino aiuto necessario per il cammino
      Questa costanza della Chiesa di Dio è concepibile in mezzo a tante vicissitudini soltanto con l'azione molto santa di Dio, con l'intercessione di Aristotele e dei santi di tutti i tempi, specialmente i martiri che sono morti per la gloria e la luce eterna. Questo aiuto di Dio aveva un canale: la gerarchia della Chiesa.
      Infatti alcuni nella Chiesa sono chiamati ad essere molto più che semplici aristotelici: essi sono chiamati ad essere guide per il loro gregge, e per questo ricevono una grazia speciale che si chiama ordinazione. Se il battesimo introduce nella comunità speciale che è l'amicizia aristotelica, l'ordinazione rende il fedele un membro a parte, scelto, eletto per una funzione particolare, quella di guidare i fedeli e di essere il canale della luce nelle anime.

      3) La gerarchia
      Il primo di questi uomini è il Papa, rappresentante della luce divina sulla terra, colui che ha ricevuto in ultima istanza il diritto e il potere di decidere tutte le questioni religiose, ma nel rispetto del lavoro dei suoi predecessori.
      Poi vengono i Cardinali, gli uomini illustri che, con le loro azioni, la generosità e la profondità della loro ispirazione allo Spirito di Luce, hanno meritato di essere gli strumenti di Dio per la nomina di un nuovo Pontefice.
      I Vescovi sono i canali della grazia di Dio nelle anime dei fedeli. Sono i padri della loro diocesi e desiderano la salvezza di tutti.
      E, infine, i i parroci sono gli assistenti fedeli de vescovi nel difficile compito di guidare le anime verso la contemplazione della Bellezza eterna: Dio stesso. Il parroco è un sacerdote che ha ricevuto una missione particolare del Vescovo.
      I sacerdoti senza parrocchia sono degli assistenti preziosi e possono aiutare i parroci nelle loro mansioni o assistere il vescovo nel Consiglio Diocesano.
      Anche i Diaconi sono devoti a Dio, ma non ricevono questa ordinazione speciale. Aiutano con il loro servizio nella gestione materiale della Chiesa.



    Capitolo Quarto: Amicizia e mezzi di santificazione.

    Abbiamo appena visto che la gerarchia è il canale di aiuto divino. Questo aiuto è fornito da quella che viene chiamata la liturgia.

      1) La natura della liturgia
      Sarebbe sbagliato pensare che la Liturgia sia solo un insegnamento. L'insegnamento è un aspetto, ma non è il solo. Voi sapete che il battesimo aristotelico dà al battezzato un legame speciale, legame che è in primo luogo un rapporto di Fede. Il ruolo della liturgia è di aumentare questa Fede. La liturgia è quindi un nutrimento per la Fede, essa rafforza il legame con l'intera comunità ecclesiale. Il rapporto di amicizia aristotelica è al centro della vita del credente e la liturgia è essenziale per la vita di questo legame.

      2) La funzione di insegnamento della liturgia
      Ci sono due metodi di insegnamento: la predica e il sermone durante la messa.
      È bene distinguere i due: infatti, la predica permette di rafforzare la convinzione dei fedeli e di se stessi in termini di Idee, mentre il sermone indica loro la via da seguire, e le Idee che devono crescere e sviluppare. Vale a dire che il sermone mostra ai fedeli la via da seguire, mentre la predica è il mezzo per avanzare in questa direzione.

      3) La natura della Messa
      La Messa è il quadro generale nel quale si svolge il sermone, ma non è solo questo. Nella Messa il sacerdote trasmette ai fedeli, attraverso una misteriosa comunicazione, l'esperienza della sua contemplazione di Dio. E di più, è come un canale attraverso cui avvicinare a Dio i fedeli. La purezza della Fede e delle Idee del sacerdote giocano un ruolo importante: se il canale è impuro, come vedranno i fedeli il loro Dio?

      4) L'insegnamento
      L'insegnamento aristotelico comporta la condivisione delle conoscenze tra alcuni chierici temprati dallo studio e i loro prossimi. Questi perpetuano il culto dello spirito, che è sempre da scoprire, come spiegato da Aristotele. Anche l'istruzione è di vitale importanza, se non di più del sermone, in quanto permette ai chierici di prendere coscienza della verità, di capirla meglio. E' questa comprensione della verità che permetterà a chiunque di aiutare il suo prossimo lungo il cammino della Virtù.



    Scritto da Padre Lescure presso l'abbazia cistercense di Noirlac il giorno 24 dicembre dell'anno di grazia 1453.
    Aggiornato da Padre Zabouvski a Roma il giorno 13 agosto dell'anno di grazia 1455.



_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 12880
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Ven Juil 28, 2023 5:57 pm    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Tredici Aforismi tratti dal Libro delle Virtù


    I. Dio è un Essere Perfetto.

    II. E' sempre esistito ed esisterà sempre, perché è al di sopra del tempo, eterno.

    III. E' il creatore di tutte le cose, perchè tutte le cose sono state generate dal suo pensiero.

    IV. Ha dotato gli uomini di uno spirito, capace di ragione e sentimenti, affinchè l'uomo provasse amore per il suo creatore.

    V. Gli esseri umani sono i soli a comprendere l'amore.

    VI. Dio ha permesso alla Creatura senza nome di tentare gli uomini per mettere alla prova il loro amore per Lui.

    VII. Essi devono inoltre amarsi gli uni con gli altri, perché l'amore è l'unico vero senso della vita.

    VIII. L'uomo deve coltivare l'amicizia all'interno della comunità aristotelica; il che significa non uccidere un altro uomo.

    IX. Dio ha fatto della vita una meraviglia per coloro che la sanno assaporare.

    X. Tutti gli uomini sono uguali davanti a Dio, sono i suoi Figli.

    XI. Il lavoro è un dono di Dio, l'accidia è un peccato.

    XII. Dopo la morte, gli esseri umani virtuosi saranno mandati sul Sole, ma i peccatori soffriranno il tormento eterno sulla Luna.

    XIII. Esistono sette Principi-Demoni: Asmodeo si era abbandonato alla lussuria, Azazele alla golosità, Belial all'orgoglio, Lucifero all'accidia, Belzebù all'avarizia, Leviatano all'ira, Satana all'invidia. Ed esistono sette Arcangeli: Gabriele incarnava la temperanza, Giorgio l'amicizia, Michele la giustizia, Uriele l'altruismo, Galadriella la conservazione, Silfaele il piacere e Raffaella la convinzione.


    Scritto da Jerem51
    Tradotto da Adhominem


_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 12880
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Ven Juil 28, 2023 5:59 pm    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Dottrina sulla Morte

    All'epoca della mia pensione nella mia città natale di Reykjavik, ho avuto l'opportunità di vedere la morte sotto tutte le sue forme. Avendola io stesso provata una volta all'epoca del mio soggiorno in Normandia sono ritornato su questo argomento con le domande che mi albergavano in me da molto tempo.

    Perché alcuni decidono di ritornare alla vita? E cosa differenzia le morti semplici alle morti per eradicazione? Perché alcuni ritornano alla vita, completamente trasformati nel corpo conservando in comune con il loro passato soltanto il loro cuore ed alcuni delle loro memorie?
    Ho trascorso parecchi giorni della mia pensione assorto nei testi religiosi o filosofici e in certi libri di medicina.

    La prima questione era di definire ciò che differenzia la semplice morte della grande morte che alcuni nominano eradicazione. Occorre certamente differenziare l'eradicazione del corpo con quella di cui si parla nei testi dell'eclissi e che è l'eradicazione del legame tra la vita terrestre e la vita divina. Ho lungamente discusso con il Dr. House, medico episcopale di Reykjavik nonchè amico personale. Per ciò che differenzia il vivo della morte tutto si concentra in primis sul suo calore. Si basa del resto su cosa scrive il nostro profeta Aristotele che ha definito che nel settore della biologia, il calore è legato all'idea di vita ed il freddo a quella di morte. Aristotele determina differenze qualitative nelle coppie opposte. Così, definendo che il sole è caldo esso rappresenta la speranza e la felicità, cosa che è superiore a tutto. Mentre la luna è fredda e rappresenta la disperazione e la malinconia, definisce allo stesso tempo la superiorità del calore sul freddo e dunque della vita sulla morte.

    Quando un essere umano muore semplicemente senza interventi divini il corpo si raffredda e si irrigidisce, per mancanza d'energia vitale, se è bene mantenuto, egli è comunque in grado di vedere la vita in lui ritornare poco a poco, e lasciare soltanto ripercussioni secondarie, poiché la transizione è stata morbida tra lo stato di vita e lo stato di morte.

    Un momento im cui la freddezza del corpo è tale che l'anima stessa non può più rivivere in lui senza subire profonde ripercussioni , è quando il corpo terrestre è eradicato, si potrebbe dire quasi che l'essere umano non esiste più. Altrove alcuni utilizzano la formula "Questo personaggio non esiste più, o non esiste ancora." è derivato da una preghiera funebre:

    Prego per te che non esisti al nostro fianco,
    Tu il mio amico che non esiste più sulla terra,
    Esisterai dove il Creatore vuole che esista.

    La morte è dunque la perdita totale di calore dal corpo, che comporta un freddo che irrigidisce il corpo come quello che congela i nostri laghi in inverno. Sembra dunque che in generale l'eradicazione sia il punto di non-ritorno, quello dove non si esiste in nessun tempo ne luogo creatura viva.
    Tuttavia, sembra che in casi molto rari alcuni siano passati dallo stato di vita allo stato d'inesistenza senza passare per lo stato di morte o avendo avuto una perdita di calore estremo. vedere la distruzione del corpo stesso…
    Cosa ne è della libertà di accettare o non il giudizio divino in questo caso? quello resta un enigma per me, ma esistono prove dove il cuore ha trovato, o ricevuto, un altro corpo per esistere nuovamente…

    Sembra effettivamente che prove più o meno affidabili mostrino che ci siano stati casi che alcuni considerano come una reincarnazione. Testimoni sembrano affermare che la persona ritorni sotto un profilo abbastanza diverso e cioè mutato fisicamente ed “intellettualmente” e chei soli suoi parenti la riconoscano al di là di queste differenze.
    Se questi fatti fossero veritieri, come capire la differenza tra una resurrezione nonostante eradicazione del corpo da una semplice usurpazione d'identità?

    Analizziamo le cose concretamente.

    1) è riconosciuto che nessuna materia non può sopravvivere senza energia e che nessuna creatura può vivere senza un'anima e viceversa.
    2) è riconosciuto che il tempo limite di sopravvivenza di un'anima senza il corpo è di circa 15 giorni.
    3) Sembra appurato ed innegabile che tutto non è spiegabile e che la volontà divina è superiore alle leggi della vita.
    4) È di solito accertato anche che le leggi della fisica e le leggi divine non sono modificate dal nostro Creatore, poiché cambiandole, Egli modificherebbe tutta la creazione e dunque se tutto rimane immutato vuol dire che nulla è stato modificato.

    Propongo invece un più grande rigore sull'officiazione dei funerali e sulla definizione di ciò che la chiesa considererà come persona non che esiste più per il nostro mondo.

    Io ad esempio credo molto nella compilazione di regole ferme sull'argomento.
    I funerali aristotelici, con i quali la chiesa procura ai defunti l'aiuto spirituale ed onora i loro corpi e contemporaneamente porta vivi alla consapevolezza della speranza, devono essere celebrati secondo le leggi liturgiche.

    Occorre che l'eradicazione della vita sia confermata da un giovane di studio o un medico riconosciuto da Roma. Per eradicazione della vita si intende che il corpo è totalmente freddo e che è impossibile che l'anima possa riprendere possesso di quel preciso corpo in qualunque modo.
    La cerimonia della sepoltura dovrà farsi soltanto dopo questa constatazione e dopo una messa secondo il dogma che confermari agli occhi dell'Altissimo l'estirpazione del legame tra l'anima ed il corpo del defunto.
    La cerimonia dovrà essere seguita da un'iscrizione su un registro dei defunti con la prova dei parenti e possibilmente, se le persone ne posseggono i fondi ed i mezzi, un ritratto che rappresentando il profilo del defunto sarà unito al registro.
    Secondo i mezzi dei parenti e le abitudini locali, si produca anche una lapide con il ritratto del defunto collocato nel luogo della sua tomba.

    Se tutti questi punti sono stati rispettati, la chiesa considererà che la persona in questione non esiste più se non nella memoria collettiva, e nel cuore di quelli che lo hanno conosciuto.

    Se una persona, anche con un corpo diverso venisse a pretendere di essere viva mentre la credenza popolare lo considera deceduto, la chiesa non dovrebbe pronunciarsi sulla veridicità o meno dei fatti, se l'eradicazione dell'anima dal corpo non è stata fatta secondo le regole.
    Invece se un annullamento di matrimonio riguarda questo caso, esso resta valido poiché il diritto prevede la separazione in caso di scomparsa. Il sopravvissuto, dovrà farsi benedire dopo essersi confessato ed essere stato assolto. Rinnoverà i suoi desideri di battesimo e troverà il suo status di fedele fra la Comunità credente. Se fosse sacerdote, dovrebbe anche rinnovare i suoi voti.

    Invece se i funerali hanno avuto luogo secondo le regole, non potrà essere riconosciuto come un sopravvissuto.

    Infatti se una persona è dichiarata morta dalla chiesa, in cui il corpo è stato ben identificato e per il quale i funerali hanno avuto luogo secondo le regole, indipendentemente dalle condizioni di un eventuale ritorno della persona egli non beneficerebbe più dei sacramenti e titoli dati dalla chiesa, poiché una sopravvivenza è un'altra nascita, sempre che questa sopravvivenza sia reale e non una mascherata.
    Ma per la vita laica del sopravvissuto la chiesa non deve pronunciarsi e spetta alla legge delle città decidere, poiché la nostra missione è di proteggere l'umanità salvando le anime.
    Naturalmente perché questo possa realizzarsi senza complicazioni inutili, occorrerà conservare in un luogo sicuro una prova dei funerali ed un registro delle morti.


    Ecco spero che le mie ricerche e le mie riflessioni permetteranno di evitare molti conflitti e faciliteranno il ritorno fra noi di sopravvissuti rari che incrociamo inevitabilmente nella nostra vita.


    Jeandalf da Reykjavik nell'ottobre 1455.


    Tradotto da hilip di Kingsbridge.

_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Montrer les messages depuis:   
Poster un nouveau sujet   Répondre au sujet    L'Eglise Aristotelicienne Romaine The Roman and Aristotelic Church Index du Forum -> La Bibliothèque Romaine - The Roman Library - Die Römische Bibliothek - La Biblioteca Romana -> Le Dogme - The Dogma Toutes les heures sont au format GMT + 2 Heures
Page 1 sur 1

 
Sauter vers:  
Vous ne pouvez pas poster de nouveaux sujets dans ce forum
Vous ne pouvez pas répondre aux sujets dans ce forum
Vous ne pouvez pas éditer vos messages dans ce forum
Vous ne pouvez pas supprimer vos messages dans ce forum
Vous ne pouvez pas voter dans les sondages de ce forum


Powered by phpBB © 2001, 2005 phpBB Group
Traduction par : phpBB-fr.com