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[INQ] Processo contro Carn
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carn



Inscrit le: 07 Fév 2022
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MessagePosté le: Mar Mar 15, 2022 8:55 pm    Sujet du message: Répondre en citant

Avendo ricevuto la parola e in risposta alle domande del Missus, Vittorio si alzò e lesse un documento che aveva scritto

Buongiorno Esimio Presidente, non tediarvi molto, quindi cercherò di essere breve, sebbene per conformazione personale raramente riesca ad esserlo.
L'atto accusatorio cosi recita:


Citation:
Alla Congregazione della Santa Inquisizione.

Io, Eruannie., informo questa Santa Congregazione che Vittorio Alberto Guicciardini, noto come Carn, presidente della CAPI, ha nominato e rinnovato gli incarichi degli scomunicati Kleeotr, Velle e Caterinnella, come giudice il primo e come procuratori le seconde, mettendo così in pericolo le anime di tutti coloro che devono avere a che fare con loro per gli eventuali ricorsi.


Tali argomentazioni vengono poi esplicitate nel primo impianto accusatorio ad opera del missus che precisa

Citation:
Ora visto che ai sensi dello statuto della CAPI solo voi come presidente avete tale autorità di prorogare e di nominare il Vice Presidente potete spiegarci il perché un fedele che conosce i dogmi e che crede negli insegnamenti della Chiesa Aristotelica ha deciso di prorogare di suo pugno e senza che nessun’altro potesse interferire nella scelta delle persone scomunicate? Perché non avete scelto di aprire un bando per trovare nuove persone che si sarebbero potute candidare?


Ebbene, prima di rispondere alla domanda volevo fare una precisazione, che potrà essere ovvia, ma è bene farla.

Non sono un santo, né un nobile pontificio, nè un membro del clero, ma un comune fedele, battezzato e sposato (sebbene l'altissimo abbia deciso di privarmi ,anzitempo, della mia cara moglie anni fa).
Vado a messa e cerco, per quanto possibile, di comprendere gli insegnamenti che di volta in volta vengono elargiti, ma ricadrei nel peccato della superbia se dicessi di essere un esperto.

Sarebbe irrispettoso e contrario al giuramento prestato affermare che, prima della data odierna, abbia avuto la piena contezza di tutti i dogmi, le vite dei santi e gli insegnamenti aristotelici.
Se non fosse stato per l'aiuto fornito dal Missus, che gentilmente mi ha indicato la via, non sarei riuscito a leggere il diritto canonico e a conoscere i miei diritti.
Tanto è vero che, lo stesso Missus giustamente, solo dopo che sono stato messo nelle condizioni di leggere più approfonditamente le scritture, mi ha chiesto se conoscevo e riconoscevo i dogmi.
Se avessi risposto affermativamente alla domanda, prima che fossi stato in grado di conoscerli e che mi fosse indicata la via, avrei detto una bugia e avrei leso il giuramento prestato.

Fatte queste premesse, come uomo timorato di Dio e alla luce del giuramento fatto di fronte all’altissimo, non posso che confermare il fatto in tutto e per tutto. Confermo pacificamente di aver emanato il provvedimento di nomina dei 3 membri e di aver prorogato gli stessi con un mio secondo atto. Non occorre neanche discutere sul punto.

A posteriori, alla luce di ciò che è successo sia in questa aula che altrove, non avrei certamente nominato 2 delle 3 persone escluse dalla comunità dei fedeli.
E allora uno potrebbe chiedere: perchè non hia confessato il fatto durante il periodo di grazia ?
Perchè ritengo sommessamente che non ci sia dolo né colpa nelle mie azioni: un conto è confessare e pentirsi del fatto (cosa che faccio oggi senza problemi), altro è confessare l'illecito, che presuppone dolo o colpa.

E’ vero, ho nominato quei 3 membri, ma l’atto di nomina non può essere imputato alla persona fisica “Vittorio”, fedele aristotelico, ma all’ente giuridico CAPI, di cui io ero il mero mandatario. Le nomine avvengono tramite votazioni interne e la maggioranza di allora aveva deciso di accoglierli: io non potevo far altro, in qualità di portavoce dell’ente, che comunicare all’esterno la volontà collegiale che l’organo CAPI aveva assunto.

Giustamente il messo mi chiede: perché, dopo la nomina, non hai aperto altri bandi e hai rinnovato quegli scomunicati? Ebbene, io ho avuto piena contezza, in via ufficiale, della scomunica ai 3 membri e soprattutto delle conseguenze giuridiche ad essa connesse, solo in occasione della denuncia, ossia in data 29 dicembre 1469. Data in cui, con non poco sgomento, ho appreso della notizia e della correlata denuncia.

Per onestà e in ottemperanza al giuramento, devo osservare che, sulla base di mere voci di allora (in piazza senese), avevo intuito che 2 delle 3 persone avevano avuto dei problemi con la Chiesa, ma mai avrei pensato che esse fossero state colpite dalla pena più esemplare, ossia l’esclusione dalla comunità aristotelica. Su Caterina, invece, sono letteralmente rimasto di sasso, perché non sapevo assolutamente nulla dei suoi trascorsi.

Tutti coloro che mi conoscono sanno bene che sono un tipo abbastanza riservato, non amo indagare sui fatti e nella vita privata altrui, tant’è che spesso, nelle occasioni sociali ed in taverna, cado dalle nubi quando mi raccontano fatti e avvenimenti.
Il mio peccato, indubbiamente, è stato quello di non essere stato attento e di non aver fatto le opportune verifiche preliminari.

Sul punto, sebbene ciò non costituisca un esimente, volevo segnalare che due delle tre persone scomunicate non fanno più parte della CAPI.

Detto ciò, rispondo alla seconda domanda del Missus, sul perché non ho aperto dei bandi nel periodo intercorrente tra la prima nomina e il successivo rinnovo.
Vale quanto detto sopra in ordine alla mancata conoscenza della scomunica, a cui aggiungo una considerazione di natura pratica.

In quel periodo avevamo un carico elevatissimo di contenzioso derivante da Siena (in 9 mesi abbiamo avuto tra ricorsi ordinari, pareri e negate giustizie circa 35 cause: un numero abnorme, se si considera che nell’anno precedente la CAPI aveva avuto solo 10 cause).
Periodo che personalmente ricordo come molto stressante, in cui venivamo costantemente sollecitati.
Ebbene, in quel periodo cosi turbolento, di massima sollecitazione giudiziaria, era impensabile e materialmente impossibile rimuovere 3 membri (considerato che l’organico medio era ed è di 8-10 membri), senza compromettere il funzionamento di tutta “giustizia terrena” (la Corte si occupa di tutte le controversie italiche).
Tra la rimozione del membro e la nomina del sostituto, infatti, per meri tempi burocratici passa almeno un mese: troppo, per il periodo che stavamo attraversando, senza considerare che spesso e volentieri i bandi andavano deserti.
A ciò si aggiunge la gravosa circostanza che uno dei membri scomunicati riceveva, costantemente, l’incarico di procuratore e, ai sensi del precedente statuto, il Presidente era tenuto a confermare la scelta della parte privata. Non lo si poteva sostituire: elemento ulteriore da cui si deduce l’impossibilità materiale di agire diversamente.

I fatti sono questi, così come gli ho raccontati.
Mi sono ritrovato in una situazione spiacevole senza averne colpe e oggi ne pago le conseguenze: per non aver controllato a fondo i miei collaboratori.
Io non penso che ci sia dolo nelle mie azioni, e spero che questa Corte ne terrà debito conto. Ho agito con quel che avevo e sulla base di ciò che conoscevo, ma non c'era alcuna malignità nelle mie azioni.

Spero quindi che oltre al fatto (che è pacifico e che ammetto candidamente) venga valutato anche (e sopratutto) il lato soggettivo della condotta (ossia l'assenza di dolo e colpa), perchè diversamente saremmo di fronte ad una responsabilità di natura meramente oggettiva.

Del resto, come lo stesso Aristotele osserva nel suo dodicesimo logos, "La giustizia non deve essere ridotta ai diritti positivi, molteplici e mutevoli, poichè la sua portata è universale, altrimenti non si avrebbe un appropriato concetto di giustizia eterna".
Una giustizia quindi universale, completa e onnicomprensiva, che può valutare le azioni del fedele in via asettica, ma lo fa alla luce della coscienza e volontà di quest'ultimo. Una giustizia mite, temperante e conciliativa (mai vendicativa), che nella sua saggezza non si lascia andare ad atti impetuosi o aggressivi.
Anche perchè, come conclude lo stesso Aristotele, “Quale flagello (sarebbe) più terribile dell'ingiustizia che ha le armi sempre in pugno?”


Finito di pronunciare il suo discorso, Vittorio rimase seduto, in attesa di altre domande del Missus o della decisione della Corte.
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caleroide



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MessagePosté le: Jeu Mar 17, 2022 8:54 pm    Sujet du message: Répondre en citant

Dopo aver preso appunti di quanto ha detto l'imputato presi nuovamente parola.

Vorrei precisarvi che questo Tribunale non è un Tribunale ordinario in questo Tribunale non esiste la prescrizione.

Vorrei anche farvi notare che se aveste detto queste stesse cose durante il periodo di grazia non implicava per forza il dolo o la vostra colpa, ma era un modo con cui la stessa Chiesa pone al fedele di potersi redimere prima di arrivare al processo ed aver un alleggerimento della pena.

Visto che come detto da voi non potevate far altro che confermare quello che è stato affermato in questo Tribunale potevate farlo anche prima e il fatto sarebbe stato pesato e valutato per quello che è senza pregiudizio alcuno.

Precisato tutto questo visto che voi vi siete dichiarato colpevole e avete ammesso le vostre colpe riconoscendo l'errore io non ho altre domande per voi.


Terminai di parlare e poi mi rivolsi verso il Presidente.

Vostra Eccellenza se non avete domande per l'imputato per quanto mi riguarda possiamo ritirarci in Camera di Consiglio.

Terminato di parlare andai a sedermi al mio posto in attesa della risposta.
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almalibre



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MessagePosté le: Ven Mar 18, 2022 11:32 am    Sujet du message: Répondre en citant

Vostra Eccellenza Fratello Caleroide, - risponde la Presidente al Missus - vista l'ammissione di colpa dell'imputato e il riconoscimento del proprio errore, non ho domande da fare.

La Corte si ritira in Camera di Consiglio.

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caleroide



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MessagePosté le: Ven Mar 18, 2022 7:49 pm    Sujet du message: Répondre en citant

Sentendo quanto detto dal Presidente raccolsi tutti i fogli presenti sulla scrivania e, dopo essersi assicurato di non aver dimenticato nulla e che tutti i fogli fossero all'interno del fascicolo, mi alzai e seguì la Presidente in Camera di Consiglio.
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MessagePosté le: Mer Mar 30, 2022 2:04 pm    Sujet du message: Répondre en citant

La Presidente entra in Aula con la sentenza

Citation:


    Fiat justicia pereat mundus
    Procedimento contro Carn



    Noi, Monsignor Alma Bianca Arnod Sforza detta "Almalibre " nella nostra veste di Presidente del Tribunale dell'Inquisizione, davanti all'Altissimo e sotto lo sguardo dei suoi due Santi Profeti, Aristotele e Christos,



    In relazione

    al fascicolo esaminato, alle prove raccolte e alle testimonianze raccolte,


    Con l'insostituibile intervento

    di Sua Eccellenza Fratello Enrico Gonzaga Della Scala"Caleroide" quale Missus Inquisitionis


    Sentenziamo

    che l'imputato Carn sia riconosciuto
    COLPEVOLE
    per essere andato contro i precetti della Fede Aristotelica e del suo Dogma nominando, in seno alla Corte di Appello delle Province Italiche (CAPI):
    - Procuratori della Repubblica di Siena le scomunicate Caterinella e Velle;
    - Giudice della Repubblica di Siena lo scomunicato Kleeotr
    e che siano applicate le circostante attenuanti , vista la dichiarazione resa in dibattimento circa la non volontarietà del fatto, secondo l'orientamento giurisprudenziale di questo tribunale che serve per correggere i comportamenti sbagliati e riportare il fedele nella strada del Signore.


    Motivazioni della sentenza:

    Questa Corte, uditi i testimoni, raccolte le prove, ascoltate le dichiarazioni rilasciate dall'imputato reo confesso nella sua deposizione in Aula, ma fuori dal periodo di grazia, decide comunque di attenuare le pene inflitte secondo il principio di remissione e reintegro dei fedeli nella comunità, essendo per sua natura compassionevole e misericordiosa. Lo stesso ha confessato le sue colpe chiedendo il perdono oltre che a dimostrarsi pentito.


    Pene inflitte:

    Al reo

    - infliggiamo la pena del pellegrinaggio presso almeno 10 (dieci) Parrocchie ivi compresa quella di appartenenza, dove recarsi e in segno di vicinanza con la Santa Chiesa Apostolica Romana, recitare il "Credo" in ognuna di esse e lo invitiamo alla confessione presso l'Arcivescovo della sua residenza al fine della remissione del peccato che ha commesso;

    - al pagamento di un'ammenda di 500 (cinquecento) Ducati alla Diocesi di appartenenza quale penitenza.



    Stabiliamo inoltre che:

    - il termine di adempimento è di mesi 3 (tre) a partire dalla pubblicazione di questa sentenza, salvo che non sia previsto altrimenti.


    Avvisiamo il reo Carn che un'ulteriore infrazione contro la Santa Chiesa Apostolica Romana, sarà passibile di scomunica.



    Firmato e sigillato il giorno XXX del mese di Marzo, nell'anno di grazia MCDLXX

    Ad Claram et Sanctam Veritatem


    S.Ecc. Mons. Alma Bianca Arnod Sforza detta "Almalibre"


    Inquisitore Generale Italofono




La seduta è tolta
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almalibre



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MessagePosté le: Ven Avr 29, 2022 9:24 am    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

Ricevo in data 27 aprile 1470 da Caleroide la somma di 500 (cinquecento) ducati per conto di Carn,
versati all'Arcidiocesi di Pisa come ammenda per la sentenza di colpevolezza emessa in data 16 marzo 1470.

In fede
L'Arcivescovo di Pisa
S.Ecc.
Alma Bianca Arnod Sforza "Almalibre

_________________
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