L'Eglise Aristotelicienne Romaine The Roman and Aristotelic Church Index du Forum L'Eglise Aristotelicienne Romaine The Roman and Aristotelic Church
Forum RP de l'Eglise Aristotelicienne du jeu en ligne RR
Forum RP for the Aristotelic Church of the RK online game
 
Lien fonctionnel : Le DogmeLien fonctionnel : Le Droit Canon
 FAQFAQ   RechercherRechercher   Liste des MembresListe des Membres   Groupes d'utilisateursGroupes d'utilisateurs   S'enregistrerS'enregistrer 
 ProfilProfil   Se connecter pour vérifier ses messages privésSe connecter pour vérifier ses messages privés   ConnexionConnexion 

[IT] Il libro delle virtù - Parte principale
Aller à la page 1, 2  Suivante
 
Poster un nouveau sujet   Répondre au sujet    L'Eglise Aristotelicienne Romaine The Roman and Aristotelic Church Index du Forum -> La Bibliothèque Romaine - The Roman Library - Die Römische Bibliothek - La Biblioteca Romana -> Le Dogme - The Dogma
Voir le sujet précédent :: Voir le sujet suivant  
Auteur Message
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 13233
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Mer Juil 26, 2023 1:21 am    Sujet du message: [IT] Il libro delle virtù - Parte principale Répondre en citant

Citation:

_________________


Dernière édition par Kalixtus le Mer Juil 26, 2023 1:42 am; édité 1 fois
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 13233
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Mer Juil 26, 2023 1:24 am    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Capitolo I
    Il bambino nasce a Betlemme, in Giudea


    Quando conobbi Christos, egli amava parlare con noi per delle ore, con una voce appassionata e coinvolgente. Ci abbeverammo alle sue parole con entusiasmo e nutrimmo i nostri cuori con loro. Fu durante una di queste discussioni che Christos ci raccontò la sua infanzia. Così, la riporto a voi, figli miei, poiché questa parte della sua vita fu tanto bella quanto quella che ho vissuto accanto a lui.

    Mariam viveva con Ioseph, i quali si stavano per sposare, Entrambi erano degli umili vagabondi, ma avevano vissuto nella virtù, ringraziando l’Altissimo per tutti i beni terrestri dei quali godevano. Inoltre, essi provavano l'uno per l'altra un amore puro da ogni libidine e sincero, e la loro vita fu felice. Ma un giorno, Miriam vide in sogno un cavaliere venuto da molto lontano per incontrarla. Lui arrivò davanti alla sua casa e smontò da cavallo. Era un uomo di maestosa umiltà; avanzò e disse:

    "Miriam, non avere paura, poiché l’Eterno ti ama e ti ha scelto.Infatti, un bambino nascerà da te, e tu lo chiamerai Joshua. Lui sarà una guida, un messia nel quale dimora Dio. Lui porterà la parola di Dio ovunque andrà e salverà le persone dai loro peccati insegnando loro la saggezza di Aristotele.”.

    Il cavaliere poi ripartì verso la sua remota regione, come era venuto. Maria si risvegliò in quel momento e vide Ioseph davanti a lei, che la guardava con occhi da innamorato.

    E' tutto accadde come il sogno aveva annunciato. Miriam concepì un bambino, e i due genitori, facendo tutto secondo la profezia di Aristotele, lo chiamarono Joshua.

    Il bambino nacque a Betlemme, in Giudea. A causa della sovrappopolazione che c' era a quel tempo in quella città, la coppia trovò solo una stamberga cadente in cui alloggiare, poiché non c'era nessun altro posto che li potesse accogliere. Ma quando il bambino nacque, sembrava, a tutti coloro che lo vedevano, toccato dalla grazia divina, poiché diffondeva calma e dolcezza. Così le persone del piccolo villaggio fecere delle donazioni affinché il bambino benedetto da Dio potesse avere tutto ciò che gli era necessario. Alcuni portarono lenzuola, altri aiutarono a riparare la stamberga, e altri ancora portarono cibo e vestiti nuovi per i due felici genitori.

    Miriam era trasfigurata dalla felicità. La sua gioia la rese luminosa e lei ringraziava l’Altissimo ogni giorno, dopo la nascita del piccolo.

    Fu in questo luogo calmo e tranquillo che Joshua iniziò la sua vita, lontano da ogni violenza e perversione... fino a quando...

_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 13233
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Mer Juil 26, 2023 1:25 am    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Capitolo II
    La fuga verso Cipro


    Miriam era talmente felice di essere la madre di colui che sarebbe diventato il Messia, da non riuscire a tenere a freno la lingua. Un giorno, mentre stava andando a prendere l'acqua al pozzo, fece la strada con una cortigiana del re di Giudea chiamata Elitobias.

    Elitobias, una erudita che seguiva la via dello stato con molto zelo, viveva nel lusso senza pudore, nutrendosi di carne, pesce e latte. Lei era abituata a prendersi gioco della povertà di Maria. Le disse: "Io servo il più grande re di questa regione, il nostro amato Mistral IV".

    Così Miriam fece un errore. Non essendo più in grado di sopportare i commenti sarcastici di Elitobias, le rispose:

    "Quanto a me, sono la madre del messia, Joshua, che porterà il messaggio di Aristotele e che spodesterà tutti i vostri falsi re e tutti i vostri falsi profeti. Mistral IV è un re temporaneo, mio figlio lo supererà in carisma e il suo nome rimarrà impresso nella memoria molto più a lungo di quello del tuo re".

    Così Eliotobias, che credeva nei sogni e nei segni del destino, fu turbata. Ritornò di fretta al palazzo di Mistral IV per avvisare il suo capo.

    Mistral IV era un uomo di marmo, una statua resa opaca dalla patina del tempo. Era torvo, un vedovo, inconsolabile dalla sua tristezza e distante da tutto. Quando era principe, aveva sconfitto i Medi grazie a un astuto sistema di carrucole e carrelli. Ma dal momento che la sua gloria era diventata pallida, e lui era diventato un re silenzioso e distaccato dalla miseria del suo popolo. Geloso del suo potere, egli sosteneva di governare i suoi sudditi, ma in verità era la sua intrigante moglie a controllare il regno. Non usciva mai dal suo palazzo, eccetto che per reprimere un complotto o per sedare una rivolta.

    Non appena sentì Elitobias, per la qual aveva una colpevole inclinazione, raccontare cosa aveva sentito, fu sorpreso.
    Quindi le chiese: "Chi è questo paesano che è chiamato Joshua e che salvarà la sua gente? Dove posso trovarlo? In quale mercato? In quella taverna?"

    Elitobias continuò il suo discorso di denuncia, sperando in tal modo di guadagnarsi le grazie di questo re freddamente attraente.

    "Stando a quello che Miriam mi ha detto, Joshua è il messia, la guida, lo specchio della divinità. Lui era stato annunciato da Aristotele e, secondo la sua profezia, porterà la buona novella a tutti gli uomini e confermerà gli insegnamenti Aristotelici. La sua influenza sarà grande e avrà molti discepoli, che si riconosceranno in Lui e in Aristotele per i millenni avvenire. Lo potrai trovare a Betlemme."

    A queste parole, Mistral sentì sorgere in lui le sue vecchie superstizioni, così come la memoria della fede che aveva saputo reprimere e annegato nel suo cuore. Aveva paura di perdere il suo trono e prese molto sul serio questa minaccia. Chiamò le sue guardie e disse loro:

    "Guardie, un uomo è appena nato, che potrebbe congiurare contro di me. E' necessario a tutti i costi impedire che questo uomo parli. Lui è a Betlemme. Trovatelo e uccidetelo! Utilizzate anche il mio astuto sistema di carrucole e carrelli, se necessario!"

    Così le guardie del re uscirono e si misero in viaggio verso Betlemme.

    Ma in quella notte, Miriam ebbe un altro sogno. Vide ancora il cavaliere che le aveva annunciato la nascita di Joshua. Riapparve dinanzi a Miriam e disse:

    "Alzatevi! Prendete Joshua con voi, e scappate. Dirigetevi a nord, verso l'isola di Cipro, e rimanete lì fino a quando non verrete richiamati. Mistral vuole uccidere il bambino".

    Così, i genitori si alzarono, presero dalla loro stamberga i pezzi di pane e i sacchi di mais che erano rimaste loro e partirono lungo la strada, in direzione nord, passando da Tarotshè. Lasciarono i confini del paese e rimasero a Cipro per tutto il tempo durante nel quale perdurò la minaccia.

    Mistral IV, saputo dalle sue guardie che i genitori erano fuggiti dal paese, divenne furioso, e gridò: " Guardie, Questo Joseph e questa Miriam sono degli agitatori! Mi hanno sfidato e ora si sono resi colpevoli di tradimento, rifiutando il mio editto reale! Eradicateli immediatamente! Quanto a questo figlio di... di... egli non deve predicare. Andate e trovate tutti i bambini con meno di 2 anni, e eradicateli, con la catapulta se necessario!"

    Così, il famoso esercito di Mistral, che era in grado di arruolare in poche ore, si mise in marcia, rastrellando tutto il paese. Setacciarono ogni mercato, ogni taverna, lasciando messaggi nei quali chiedevano alla popolazione di portare alle autorità tutti i bambini di meno di due anni, per contarli, dissero.

    E le persone comuni, innocentemente, portarono i loro figli e nipoti alle autorità senza rendersi conto il dramma che stava andando in scena. Si sentirono pianti e grida di angoscia, si vide il sangue, il sudore e le lacrime. Queste guardie, che erano terribili, sporche e malvagie tagliarono la gola di queste giovani innocenti anime davanti agli occhi dei loro genitori.

    E l’oscuro signore, dall’alto del suo trono, silenziosamente guardò il massacro, freddo e distante. Dopo questa crisi, il re ricadde nel suo silenzio, letargico, così dimenticò negli anni successivi di mangiare e perse le forze. Divenne debole, poi scheletrico e infine morì.

    A Cipro, i genitori di Joshua appresero della morte di Mistral, e pensarono che la vita del bambino non fosse più minacciata. Così, Joseph e Miriam, decisero di tornare in Giudea, tuttavia, decisero di non chiamare più il loro figlio Joshua, ma Christos, per non attirare l'attenzione su di lui. Presero dalla loro stamberga i pezzi di pane e i sacchi di mais che gli erano rimasti e partirono lungo le strade in direzione sud, passando da Tarotshè. Arrivarono infine in una città chiamata Nazareth, affinchè si compisse la profezia di Aristotele.

_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 13233
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Mer Juil 26, 2023 1:26 am    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Capitolo III
    La sua infanzia a Nazareth


    Christos così passò la sua infanzia nel villaggio di Nazareth dove fu allevato da suo padre Joseph (un carpentiere) e da sua madre, Miriam.

    Christos fu un bambino esemplare e pieno di amore, era amato da tutto il vicinato. Inoltre, una donna, superando tutti gli altri in benevolenza, offrì un piccolo orto alla coppia. Così mentre Joseph andava a tagliare la legna nella forestra vicina, Miriam coltivava le verdure. Questo cibo sano parve fare meraviglie in Christos, che, durante tutta la sua infanzia, mostrò uno straordinario carisma per un bambino così piccolo. Le sue parole erano oro colato e, quando parlava, tutti lo ascoltavano con attenzione, senza il coraggio d'interromperlo.

    E Miriam, che continuava a raccogliere le sue verdure, poté presto permettersi di comperare un piccolo prato dove qualche pecora poteva pascolare tranquillamente.

    A Christos piacque aver a che fare con questi placidi animali. Quando gli altri gli chiedevano il perchè, visto il duro lavoro che richiedevano, Christos rispondeva: " Dio ha donato il lavoro agli uomini in modo che ogni giorno possiamo meritarci il titolo di Figli di Dio. Egli ci ha concesso di essere superiori agli animali e di essere gli unici a beneficiare del dono del linguaggio, perchè siamo gli unici in grado di amare senza volere nulla in cambio. Mi piacciono questi arieti e queste pecore, non perchè spero di avere qualcosa in cambio, ma poichè essi sono come siamo noi quando veniamo generati dall'Altissimo.”

    Christos spesso aiutava suo padre a trasportare i tronchi di legno a casa dal mercato e lì guardava Joseph lavorarlo e dargli la forma. Un giorno Christos disse:
    "Questo legno che spiani e che tagli per farne oggetti è come l’immagine del mondo. Come questo legno, il mondo diventa come noi stessi lo rendiamo, perciò dobbiamo lavorarlo con amore e attenzione. Gli uomini sono oggetti, e io vorrei fare di questi oggetti la mia Chiesa."

    Miriam preparava un pasto mischiando pane raffermo, mais e latte, il tutto bollito in un vaso di terracotta.

    Christos disse:
    "Questo piatto che tu prepari, questi cibi che si mischiano tra loro sono un’immagine delle persone. Poiché noi dobbiamo mescolarci insieme per formare e rilasciare questo profumo di felicità."

    A loro volta, Joseph e Miriam insegnarono al bambino i principi delle virtù. Christos mostrò in questo campo una straordinaria recettività. Non solo capiva questi precetti: li viveva pienamente. Egli respirava la virtù e tutti gli abitanti del villaggio furono ispirati dal loro esempio.

    Inoltre Christos amava camminare nella campagna e nel deserto, per passare il tempo nel mezzo della natura, ammirando le bellezze della creazione. Egli superava l'erba alta e usava i suoi sandali nella sabbia delle dune. Egli superava sentieri, scalava montagne e contemplava il mondo, ammirando la sua armonia e l’omogeneità dei suoi elementi. Forse pensava alle cause prime di tutta questa bellezza?

    Così passò la sua infanzia, e crebbe, circondato da persone che lo amavano.

_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 13233
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Mer Juil 26, 2023 1:27 am    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Capitolo IV
    Viaggio in Giudea, prime predicazioni


    Avendo raggiunto l'età virile, Christos decise di lasciare i suoi genitori in modo da attraversare il mondo e aiutare il suo prossimo. Lasciò casa con le idee mature sui precetti di Aristotele e sul messaggio di Dio.

    Avendo dato l’addio ai suoi genitori, si avventurò in Giudea. Attraversò sentieri precipitosi, scalò montagne, scese fino alle pianure e attraversò fiumi.

    Durante i suoi viaggi, incontrò molte persone, spesso vestite di stracci, che cercavano nel viaggio e nella meditazione un modo di arrivare alla piena verità. Christos si fermò a parlare con molte di queste persone, arricchendosi interiormente grazie alla loro esperienza e umanità.

    Ma lui vide anche gli eccentrici e gli stravaganti, i pazzi e gli eremiti. In breve, vide moltissimi vagabondi rifiutati, a causa del loro odio per l’umanità, per la compagnia e per la vita in città.

    Così provo a relazionarsi con questi poveri essere umani; parlò loro spiegando la filosofia di Aristotele e gli insegnamenti dell’Altissimo.

    "Aristotele, " disse, "ci insegnò che l'uomo saggio deve prendere parte alla vita della città. Voi, miei amici, guardatevi. Siete felici? Sperduti come siete al centro del nulla? Amici miei sappiate che l'uomo per natura è fatto per vivere con i suoi simili”.

    Avendo detto ciò, Christos moderò le sue parole, con queste:

    "Ma non dimentichiamo che ogni uomo ha anche un’individualità, ogni uomo ha il suo proprio rapporto con Dio e con la natura. Per non dimenticarlo e per trovare in voi le risorse necessarie alla riflessione, Dio vuole che voi possiate, ogni tanto, entrare in ritiro, lontano dalla città, al fine di ritrovarvi nuovamente, nella preghiera e nella calma, nella quiete e nella concentrazione del vostro spirito.

    Il ritiro è quindi un mezzo per allontanarsi dalla città, per meglio contemplarla e meglio apprezzarla”.

    La sua forza di persuasione era tale che chiunque attraversava il suo cammino veniva convinto. E, dopo aver parlato con Christos, ritornavano alle loro città causando fra i cittadini sorpresa e gioia.

    In effetti, i tempi erano duri, e tutti aspettavano l’arrivo di un messia. Così, in quei giorni, molti tornarono alle loro case dicendo:

    " Christos, il nostro salvatore, è arrivato come è stato detto nella profezia di Aristotele".

    Ma Christos sentiva in se la necessità di ritirarsi per un periodo di raccoglimento. Quindi, si isolò dal mondo camminando nel deserto. Il suo ritiro spirituale durò per quaranta giorni.

_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 13233
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Mer Juil 26, 2023 1:28 am    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Capitolo V
    Ritiro nel deserto e incontro con la creatura senza nome


    Joshua camminava nel deserto già da diversi giorni, bevendo l'acqua del suo otre e mangiando cavallette dalla sabbia quando, stanco, fu pervaso dal desiderio di sdraiarsi e di non muoversi più. Sembrava che una forza misteriosa gli dicesse:

    "Fermati, Christos, figlio di Joseph, perchè sei stanco. Se lo desideri, potresti girarti e ritornare a casa tua senza faticare oltre."

    Era la creatura senza nome, che aveva vissuto nell’oscurità per millenni. Essa non voleva che, attraverso Christos, la parola d'amore di Dio fosse diffusa. Aveva deciso di corrompere Christos al fine di distoglierlo dalla sua giusta missione. Se le radici dell’albero fossero stati recise, non avrebbe dato frutto.

    Christos rispose, senza rabbia: " Vattene da me, tu che mi vuoi far smarrire nell’ozio, io continuerò perchè il mondo appartiene a coloro che si alzano presto!"

    E in quel momento la tentazione del riposo sparì.

    Dopo, poiché Joshua aveva digiunato per giorni, divenne sempre di più affamato. Aveva dolori alla pancia, e gli era venuto il desiderio di mangiare le ultime provviste che gli erano rimaste nel suo sacco di pelle di pecora. La creatura senza nome, dotata di un eccezionale carisma, gli disse:

    "Apri il tuo sacco Christos, figlio di Joseph, poiché sei affamato. Mangia questo pane e questa carne che ti attendono. Potrai sempre mangiare le cavallette più tardi."

    Christos gli rispose ancora senza rabbia:" Vattene, tu sei che mi vuoi far smarrire nell’ingordigia. Non aprirò la mia borsa, poiché il mondo appartiene a coloro che sanno resistere alla fame."

    In seguito, mentre Christos si trovava in un bel paesaggio del deserto, era stanco, affamato e le sue membra gli facevano male. Improvvisamente, fissando l'orizzonte davanti a se, ebbe l’impressione di vedere un’oasi. Era un laghetto circondato da verdi cespugli. L'oasi era molto lontana, ma le lacrime di gioia sembravano non tenerne conto. Christos si accorse ben presto delle figure femminili, nude, che facevano il bagno nelle acque. La voce mielosa della creatura senza nome gli disse:

    "Perchè esiti, Christos, figlio di Joseph, ad unirti a loro? Non le senti? Quelle belle donne che ti chiamano? Sono lì per te! E sono bellissime, caspita!"

    Christos rispose, senza rabbia:" Vattene, spirito del vizio, che vuoi perdermi nella lussuria. Non devierò dal mio percorso, poiché, come è vero che ti ho detto, quella oasi e quelle donne spariranno dalla mia vista."

    E infatti, ben presto, l’immagine dell’oasi sparì, lasciando Christos a guardare soltanto il deserto che si estendeva fino all’orizzonte ed era illuminato dal sole.

    Così, quando Joshua iniziò a camminare, senza guardarsi indietro, improvvisamente vide davanti a se l’immagine di una grande città. Questa città era splendida, le torri e le mura non nascondevano la sua ricchezza e le sue case, decorate con oro e pietre preziose, sembravano brillare come migliaia di fuochi. Una cupola spuntava sopra la città, superando tutte le altre. Era il palazzo del sindaco. La voce sommessa della creatura senza nome chiamò Christos:

    "Vedi quella bella città? Pensa alle sue ricchezze! Con i tuoi talenti, se lo desideri, puoi diventare il sindaco. Poiché, in verità, sei stato in grado di sopportare il digiuno per tutti questi giorni, resistendo anche alla stanchezza e alla lussuria; la tua forza d’animo potrà portarti molto in alto!"

    Così Christos gli rispose, senza arrabbiarsi:" Vattene, spirito maligno che vuole farmi perdere nell’orgoglio, nell'invidia e nell’avarizia. Io resisterò anche a questi peccati perchè è un uomo piccolo quello che che cede a queste pulsioni.”

    La creatura senza nome gridò:" Dio ci ha reso i suoi figli, perchè siamo i più forti tra le sue creature. Fra noi, io sono il suo preferito, perchè io sono il più forte tra noi. Ho capito da solo che il forte ha sempre dominato il debole, come gli uomini dominano le mucche, i maiali e le pecore. Dio ci ha dato la sua creazione per provare i mille piaceri del corpo e dello spirito che meritiamo. Vi è un modo migliore di omaggiare Dio di saper apprezzare i piaceri della sua creazione?"

    Ma Christos ribatté:" Vattene, tentatore! La tua presenza in mezzo alla creazione è un insulto verso Dio. Io ti conosco non come il suo preferito. Lui ti relegò all’oscurità perchè ti eri allontanato dalla sua luce. Ti ha lasciato la parola solamente per testare la fede dgli umani."

    E aggiunse:" Dio ci ha reso i suoi figli, poiché siamo gli unici che possono amare senza aspettarci niente in cambio. Non ti ha dato questo titolo, creatura vile, poiché non hai un cuore, poiché la tua anima è nera come il carbone. Effettivamente, il mondo, creato da Dio, offre migliaia di piaceri a anche di più. Effettivamente, dobbiamo rendergli omaggio sapendoli apprezzare con il giusto valore. Ma questi piaceri devono essere gustati e non divorati. Solo la virtù, come ci è stato insegnato dal profeta Aristotele, ci permette di apprezzare questi piaceri mondani senza cadere nel vizio e nel peccato."

    Concluse infine:" Questo poiché il peccato è la negazione della perfezione divina. Il totale abbandono a molti piaceri è accompagnata dalla deviazione dall’amore di Dio, mentre l’assaporare misuratamente i piaceri della creazione divina può essere fatto soltanto nell’amore del nostro Creatore. Adesso vattene."

    Improvvisamente, la creatura senza nome, che era strisciato al fianco di Joshua, sparì, lasciandolo solo alle porte del deserto. Aveva attraversato il paese delle tentazioni in quaranta giorni.

_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 13233
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Mer Juil 26, 2023 1:29 am    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Capitolo VI
    I primi discepoli


    A quei tempi, il mondo era in crisi. Vi erano molte religioni pagane. Inoltre, alcuni uomini avevano dimenticato i precetti di Aristotele e adoravano falsi idoli. Altri, raccolti in una potente Chiesa, dicevano di seguire Aristotele, ma si erano allontanati dal suo messaggio o lo comprendevano male. Fortunatamente, c'erano ancora delle persone che vivevano nelle virtù come aveva insegnato il nostro primo profeta.

    Dovete sapere, figli miei, che né la potente Chiesa, di cui vi ho parlato, né l'adorazione degli idoli rispondevano alla sete per il divino della moltitudine. Così, gli abitanti della Giudea vivevano in uno stato permanente di peccato e avevano sempre più distolto il loro sguardo dalla trascendenza e dall'Altissimo.

    C'erano ancora delle persone che cercavano di raccogliere gli uomini di buona volontà, ma la maggioranza sguazzava in atti di violenza carnale e fornicazione. Questa vita di piaceri si aggiungeva alla preferenza delle persone per l’individualismo rispetto alla comunione e alla comunicazione. Molte di queste anime perdute vollero ritornare alla loro guida spirituale, il più grande sacerdote del paese, il capo di tutti i sacerdoti, ma questo rimase in silenzio davanti a loro.

    Era un uomo di poche parole, che rispondeva laconicamente ad ogni domanda:
    "Non abbiate paura, aprite le vostre braccia ad Aristotele."

    Christos, dopo la sua prova nel deserto, ritornò alla civiltà, e predicò la buona novella e il messaggio di Aristotele sulle piazze dei villaggi. Diceva:

    "Convertitevi! Confessate i vostri peccati, perchè all’Altissimo non piace vedere il vizio conquistare la città degli uomini!"

    Molte persone, ascoltavano i suoi discorsi. Due di queste, un artigiano e il suo apprendista, furono colpiti dalla precisione di quelle parole. Questi erano Tito, e il vostro servo, Samot.

    Ci avvicinammo a Christos, accompagnati presto dal nostro amico Paolo, un contadino. Io ero il più giovane, ero poco più che un bambino, ma fui io a parlare: "

    Maestro, le tue parole sono così giuste, parlaci del messaggio di Aristotele!"

    Allora Christos, toccato dalla mia innocenza giovanile, ci rispose:
    "Allora, seguitemi. I vostri mestieri, le vostre merci, i vostri attrezzi, potranno aspettare fino alla fine della vostra missione. Poichè, per il momento, vi farò costruire la mia Chiesa: lo strumento di pace più bello che il mondo abbia mai conosciuto. Sappiatelo, vi insegnerò la saggezza di Aristotele e il messaggio di Dio, ma prima dovrete imparare l’altruismo e lo spirito di sacrificio."

    Ci mettemmo tutti in cammino verso la grande basilica in cui risiedeva il capo di tutti i sacerdoti. L' uomo era profondamente addormentato davanti ad una assemblea stupita che spiava ogni minimo movimento delle narici o delle palpebre, aspettando la cerimonia della sua sveglia.

    Christos, accompagnato dai suoi tre compagni, entrò nella sala e disse:
    "Tu, uomo di poca fede, perchè indugi nell'occuparti dei bisogni dei credenti? Perchè non risponti alla loro angoscia?"

    Christos si girò verso di noi, e disse:
    "Sappiatelo: Quest’uomo rappresenta il vizio infiltrato nel cuore stesso del tempio di Dio. Egli è la vostra immagine, amici miei, che nel vostro cuore di creature di Dio, conosceta pure tutti i peccati.
    Guardate, colui che non muove neanche il più piccolo dito, non merita di essere re.
    E tu, re dei credenti, cosa fai? Non vedi che la tua Chiesa si sfascia? Non senti il grido delle anime che ti chiedono aiuto da fuori le mura del tuo palazzo?"

    Svegliato dalla voce di Christos, il gran sacerdote, uomo di poche parole, ma che non le usava con giudizio, si alzò e disse:

    "Ma chi crede di essere questo tizio? Non sei contento se non rompi, perdiana! Devi proprio cominciare a scassare le mie santissime scatole?

    A queste parole, Christos si girò verso i suoi discepoli, e disse:

    "In verità, vi dico; è meglio sentire che essere sordi! Quest' uomo cade negli eccessi denunciati da Aristotele, rimane silenzioso la gran parte del tempo, ma quando si sveglia, parla troppo. Non conosce la virtù della temperanza, né il principio della giusta via di mezzo."

_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 13233
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Mer Juil 26, 2023 1:30 am    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Capitolo VII
    I dodici che difesero Christos


    Ah, mi ricorderò sempre quel giorno, amici miei. Dopo aver lasciato la Basilica, ci trovammo faccia a faccia con un gruppo di oziosi che litigavano animatamente gli uni contro gli altri. Provammo a trattenere Christos, ma non ci ascoltò e si avvicinò al gruppo rissoso.

    Capì immediatamente la causa di quel conflitto; davanti a lui una pecora era smarrita, terrorizzata dalle urla che arrivavano da ogni parte. Alla sua sinistra c' erano dei seguaci delle religioni pagane, il loro sacerdote in testa, tenendo in mano un lungo coltello. Alla sua destra alcune persone deluse dal paganesimo e che si erano allontanate di meno dai precetti di Aristotele rispetto agli altri, che si erano radunati per denunciare i barbari sacrifici che si preparavano in onore di falsi dei. Ogni fazione urlava con veemenza contro l’altra.

    Allora Christos, con calma, chiamò verso di lui l’animale terrorizzato, che avanzava docilmente verso di lui. Christos lo accarezzò e gli disse di andare per la sua strada. La pecora se ne andò. Ma il sacerdote pagano pieno di rabbia contro Christos avanzò verso di lui, con il coltello alzato. In quel momento ci mettemmo in mezzo io, Tito e Paolo, seguiti ben presto da altri nove di coloro che erano delusi dal paganesimo che erano riuniti a destra. Ma Christos avanzò e affrontò il sacerdote da solo. Questo incorciò allora lo sguardo con l'uomo benedetto da Dio, si voltò, e se ne andò senza parole, seguito dalla folla di pagani con aria imbarazzata.

    Quindi, noi altri, i dodici che volevamo difendere Christos, stupiti da ciò che era appena accaduto, ci girammo verso questo misterioso uomo.

    Uno di noi, un uomo che non conoscevo ancora, ma che era chiamato Tanos, gli disse:
    "Ma chi sei tu, la cui calma e la dolcezza hanno avuto ragione dell'infame pagano?"

    E Christos gli rispose: " Il mio nome è Christos, figlio di Joseph e di Miriam. Chi mi conosce dice che io sono il messia, poiché io amo Dio e gli altri esseri umani."

    E noi esclamammo:"In verità, nessuno di noi ne dubita. Rendiamo grazie all’Altissimo per averti mandato a noi, così che la Sue parola illumini le nostre vite e la profezia di Aristotele si concretizzi."

    E infine Christos rispose:" In verità vi dico, è abbastanza triste che così tanti figli di Dio siano allontanati dal Suo amore. E' necessario guidarli così che i loro errori passati siano corretti. Mi seguirete e diventerete apostoli della parola di Dio?"

    I nove che non conoscevano ancora Christos si guardarono tra loro, sembravano un gruppo diviso tra la gioia e l'angoscia. Chiesero al messia cosa era necessario fare per unirsi a lui.

_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 13233
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Mer Juil 26, 2023 1:30 am    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Capitolo VIII
    I dodici Apostoli


    Ah, figli miei, ciè che Christos ci disse allora ci illuminò! Le sue parole sono rimaste scolpite nella mia memoria.

    "Amici miei, " ci disse, " non sbagliate! Coloro che non vivono nell’amicizia come Aristotele ci ha insegnato bruceranno nelle fiamme di Geenna.

    Coloro che cedono alle tentazioni del peccato, coloro che non conoscono la virtù, questi finiranno nella sofferenza e nella solitudine dell’inferno.
    Coloro che cedono alla mielosa voce del peccato, che sono attratti dai suoi discorsi, saranno condotti nelle tenebre.
    Coloro che, infine, respingono l’amore di Dio e degli esseri umani, chi cerca rifugio solamente nel proprio egoismo, finirà nell'abisso infernale.

    Dunque, fratelli e sorelle, state attenti e vigilate! Poiché nessuno conosce il giorno in cui le profezie si avvereranno. Nessuno conosce il giorno e l'ora della fine dei tempi."

    Ascoltammo attentamente ciò che disse, avendo l’intuizione che quel giorno sarebbe stato decisivo per le nostre vite future. E i nove che si erano interposti rimasero a bocca aperta davanti a tanta verità e precisione, davanti a un tale uomo.

    Christos riprese:

    "Volete unirvi a me? In questo caso avrete molto amore nel vostro cuore e mi seguirete, dandomi un po' del vostro tempo al meglio che potrete. D'altra parte, se sceglierete di dedicarvi a guidare gli altri lungo la via della Chiesa, è necessario che siate pronti a dedicarle tutte le priorità. Allora prendete distanza dai beni, dal lavoro, dagli attrezzi, dite addio alla vostra famiglia... preferite la semplicità e l'istruzione rispetto ai ricchi ornamenti e ai bellissimi gioielli. Poiché il nostro compito ci richiederà il sacrificio del bene personale per il bene collettivo, ma, in cambio, sarete accolti in santità tra i figli di Dio."

    E disse ancora:

    "Se la vostra famiglia non vi capisse, pregate per loro, poiché non sono sensibili al messaggio di Dio.
    Se colui che vi assume vi prende in odio, non vi arrabbiate con lui, e pregate per lui, poiché non è sensibile al messaggio di Dio.
    Se i vostri amici vi frenano, allora portatateli con voi, cosicché anche loro possano scoprire il messaggio di Dio.

    La strada sarà lunga e tortuosa, la via accidentata, l'orizzonte remoto, la salita ardua, ma il sole che brilla sopra di noi guiderà i nostri passi. Avremo problemi, discussioni, arrabbiature, passioni, esitazioni, ma l'amore e l'amicizia ci uniranno, e Dio ci supporterà.

    Se voleste vivere da soli, discutere da soli, mangiare da soli, camminare da soli, allora nessuno ve lo impedirà, andate per la vostra strada e rifugiatevi nell’amore per voi stessi.

    Ma se qualcuno vi colpirà, e cadrete, nessuno sarà là a soccorrervi.

    Se volete vivere in gruppo, nell’amore dei vostri amici e della moltitudine, se volete dividere il vostro pane con i vostri amici, camminare con i vostri fratelli, allora venite e seguitemi.

    In questo caso, se cadrete lungo la strada, un fratello si fermerà e vi aiuterà."

    E noi, suoi amici, ascoltammo e fummo d'accordo con Christos. Da quel momento eravamo in dodici a seguirlo. Le sei donne si chiamavano Calandra, Adonia, Elena, Chirene, Ofelia e Uriana. I sei uomini erano Dagiu, Tanos, Paolo, Niccolò, Tito, e Samot, il vostro servo.

_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 13233
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Mer Juil 26, 2023 1:31 am    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Capitolo IX
    Christos diffonde la buona novella


    E fu in questa maniera, viaggiando di villaggio in villaggio, che Christos portò la buona novella alle folle che di volta in volta si riunivano. Ogni volta le genti erano colpite dalla giustizia dei suoi concetti e dal potere delle sue parole. Così tanto che la fama di Christos si propagò in Galilea fino agli angoli più remoti della , e le folle vennero in numero sempre più grande nei luoghi in cui Christos parlava.

    Diceva spesso: "Amate Dio come Lui ama voi e vivete tutti in amicizia con gli altri, così come vi ha insegnato Aristotele", o "Credete all'amore che Dio nutre per voi, e amate Dio a vostra volta."

    E diceva anche: "Che la vostra solidarietà non abbia confini! Ricordate, amici miei, che Aristotele visse in un paese in cui vi era intolleranza nei confronti degli altri popoli. Al giorno d'oggi, sappiate che tutte le nazioni sono meritevoli di rispetto, e le loro genti d'amicizia e di libertà. "

    Infine conludeva: "Allo stesso modo amicizia e solidarietà non devono essere limitate da barriere fra i sessi. Perchè tanto gli uomini quanto le donne sono figli di Dio, e in ciò, sono uguali."

    Sulla strada, incontrava molti malati e infermi, e così vedevamo cose straordinarie: era sufficiente che Christos toccasse un lebbroso o un cieco, affinchè la sua infermità sparisse. I malati si sentivano nuovamente sani al suo avvicinarsi, e pieni di nuova speranza. I muti cominciavano a parlare, i sordi a sentire, i ciechi a vedere, i paralitici a camminare, e tutti benedicevano Christos e l'Altissimo, lodandoli e ringraziandoli con tutto il cuore.

    Un giorno, il nostro piccolo gruppo di pellegrini raccolse un uomo, che era stato attaccato mentre si trovava sulla strada, in gravi sofferenze. L'uomo non aveva più la forza di andare avanti. Non beveva da molto tempo. Così Christos si rivolse all'assetato, e gli disse:

    "Luce, Luce, tu sei la luce dentro la luce. La tua fede ti illumina e ti salva!"

    Non avevamo acqua per dissetare il povero uomo, ma Christos ci disse "Non è così grave, semplicemente dovrà bere dalle mie mani."

    E così Christos si inginocchiò, unì le sue mani a coppa e le portò alle labbra dello sfortunato. A quel punto accadde un miracolo incredibile, le mani di Christos infatti si riempirono di acqua e l'uomo riuscì a bere.

    Poi gli demmo da mangiare, ce lo caricammo sulle spalle e lo portammo fino al villaggio in cui viveva.

    E questo è solo un esempio della moltitudine di cose straordinarie che Christos faceva quando lo accompagnavamo lungo i suoi viaggi. Faceva queste cose sempre nella maniera più naturale e semplice possibile, e così noi eravamo catturati dal potere che Dio gli aveva concesso.
    E continuavamo sulla nostra strada, desiderosi di amore e di verità, seguendo il nostro messia mentre ci raccontava molte parabole che mi sono rimaste scolpite nella mente, e che, amici miei,vorrei potervi trasmettere, se ne avrò l'occasione...

    Ci avvicinammo a Gerusalemme, l'immensa e popolosa città di un popolo ricco e cosmopolita.

_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 13233
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Mer Juil 26, 2023 1:32 am    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Capitolo X
    Arrivo a Gerusalemme


    Raggiungemmo questa grande e bella città in una splendida giornata. Riesco ancora a vedere il sole splendere sul mio capo, la luce delicata che i miei occhi farebbero fatica a vedere oggi. Conservo questi ricordi in un luogo profondo nell'anima.

    Attraversammo le grandi porte per avventurarci nel centro della città, arrivando a un grande luogo brulicante di attività. Infatti, questo era il luogo dove venivano scambiati i beni, dove molti commercianti vendevano frutta, verdura, tronchi di legno... o anche vestiario come scarpe, pantaloni, cappelli.

    In questo luogo regnava un frastuono assordante. E così, quanto Christos si diresse alla fontana centrale e parlò alla popolazione, tutti si fecero silenziosi, e non si sentì altro che la sua volce dolce e chiara fluttuare nel silenzio.

    "Uomini e donne di Gerusalemme" disse "venite a me e ascoltate la parola di Dio. Lui vuole condividere il suo amore con voi. Amatelo e voi Lo colmerete di gioia, e questa gioia sarà anche nelle vostre anime. Allontanatevi dal Suo amore e Lui ne sarà addolorato, e questo dolore sarà la vostra più grande sofferenza."

    Poi una folla si riunì attorno a Christos, ed erano molti quelli che chiedevano di lui:

    "Ma chi sei tu, straniero, per conoscere così bene dell'amore di Dio?"
    Christos rispondeva loro: "Io sono Christos di Nazareth, il messia, guida e specchio della divinità, Dio è in me. Il profeta Aristotele ha annunciato la mia venuta, affinchè vi mostrassi la via da seguire per vivere nell'amore dell'Altissimo."

    Ma qualcuno ancora dubitava delle sue parole, e disse: "E come facciamo a sapere se ciò che dici è il vero, o se le tue parole non sono che miele per distrarci e distogliere le nostre orecchie dal Suo vero messaggio?"

    Christos allora rispose: "Vedete anche voi stessi, dal momento che siete rimasti in silenzio mentre parlavo, e che vi siete tutti radunati qui vicino a me! Ascoltate i vostri stessi cuori gridare la loro fede che si nutre con le mie parole. Guardate semplicemente intorno a voi! In questa folla riunita intorno a me molti disabili si sono alzati per ascoltarmi, molte persone gravemente malate si sono avvicinate, senza nemmeno accorgersi che ora sono completamente guarite, molti uomini vecchi e stanchi hanno trovato una nuova giovinezza ascoltandomi. Questo è perchè Dio ci ama, e quelli che mi ascoltano e mi credono sono benedetti da Lui."

    A questo punto tutti erano sorpresi, e la voce che Christos, annunciato da Aristotele, era finalmente giunto si diffuse velocemente in città. Di conseguenza, di tutti quelli che portavano in loro una qualche traccia di umano e divino, tutti quelli che da molto tempo si erano allontanati dai culti pagani, tutti questi lasciarono i loro mestieri e cercarono di raggiungere il messia per poterlo sentire parlare il quel posto.

    Così dunque, dopo mezzora, le strade erano piene di passanti, ed era impossibile muoversi nel centro della città, mentre le periferie erano deserte. Un passante avrebbe potuto metterci un'ora per percorrere una via che avrebbe necessitato cinque minuti in piena notte, o nelle ore meno frequentate del giorno. E le guardie ebbero le maggiori difficoltà nell'affrontare il problema.

    Ma non era tutto, figli miei... ah, se solo l'aveste visto! Se aveste visto le taverne svuotarsi, e questo disordine crearsi! La vostra giovinezza ribelle vi avrebbe fatto amare questo uomo che sconfisse l'ordine stabilito! Riuscite a immaginare, amici miei, tutte le attività abbandonate? La città paralizzata? L'economia bloccata?

_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 13233
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Mer Juil 26, 2023 1:33 am    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Capitolo XI
    Creazione della Chiesa con Tito e gli altri apostoli


    E tutta la città si riunì attorno a Christos. E lui continuava a parlare, più tranquillamente che era possibile.


    "Vedete, questa città di Gerusalemme soffoca dalla sua stessa mancanza d'umanità.
    Avete perso i valori della condivisione e dell'amicizia. Ma avete perso soprattutto il più importante fra tutti: la fratellanza!
    Questa città soffoca per l'assenza di carità e amore! Pensate alla mensa dei poveri; chi di voi ha mai preparato un pasto o dato del pane ai vagabondi?"

    E la gente abbassava gli occhi, vergognadosi di mancare di questa generosità. Una di loro, il cui nome era Natchiachia, alzò verso il messia il suo volto, e gli disse:

    "Maestro, cosa dobbiamo fare per vivere nell'amore di Dio?"

    Così Christos le rispose con un sorriso:

    "I fedeli di Dio, coloro che hanno appreso gli insegnamenti di Aristotele e che vogliono seguire la via che vi mostro, devono formare una comunità di vita. Questa comunità troverà il suo senso, e permetterà a ognuno di vivere nella virtù, se è unita in quell'amicizia reciproca che ognuno dei suoi membri deve provare verso i suoi simili. Per guidarvi, sarò il padre di questa comunità, ne stabilirò i principi, e i miei successori faranno alla stessa maniera dopo di me."

    Christos si rivolse poi a Tito, che era lì vicino...
    "Tito, amico mio, avvicinati. Tito, tu sei forte e vigoroso. Mi puoi aiutare nel portare avanti questa comunità; tu sarai il mio secondo. Ora Tito, tu sei un titano, ed è con l'aiuto della tua forza che costruirò una Chiesa titanica!"

    E si rivolse agli altri apostoli, che erano imbronciati e scuri in volto:

    "E voi, guardatevi, ecco che vi dimenticate della virtù e diventate gelosi! Per appartenere alla mia comunità fedele a Dio, sarà necessario cercare di essere puri da tutti i peccati. Ora, vedo che nessuno fra voi può rivendicare un tale livello di virtù. Volgetevi dunque a Dio, fratelli miei, perchè Egli è misericordioso e vi offre la possibilità di lavare i vostri peccati e seguire la via che traccio per voi.
    Dunque non siate addolorati, perchè voi sarete i miei successori, porterete la buona novella a tutte le nazioni aiutando Tito a creare la mia Chiesa. Così io vi chiamo ad essere guida per quelli che sono fedeli a Dio. Siate da esempio per chi vi ascolta, perchè una cattiva guida traccerà una cattiva strada per chi la segue. Vi nomino episkopoi (vescovi). Avrete la responsabilità della salvezza delle vostre pecore."

    In fine, Christos ritenne che la folla aveva sentito abbastanza per quel giorno, e la disperse.

_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 13233
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Mer Juil 26, 2023 1:34 am    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Capitolo XII
    Il Centurione, la confessione e il battesimoi


    Quando la folla si disperse, lasciando il luogo vuoto, vi fu spazio per le guardie del procuratore romano che controllava la città. E fu in quel momento, amici miei, che sperimentai una delle maggiori paure della mia vita. I soldati, vestiti di rosso sangue, fecero irruzione in quel luogo da ogni direzione.

    Qualcuno apparve sulle mura e altri uscirono da diversi edifici, bloccando tutte le porte e le uscite. Un tribuno a quel punto discese le scale dal palazzo del governatore, accompagnato da un aitante centurione.

    Arrivato al centro del luogo, il tribuno si fermò, e si avvicinò al suo centurione. Quest'ultimo allora parlò, e la sua voce brutale ci gridò:

    "Tu, Christos, che dici di essere il messia e la guida! Io ti accuso di dannerggiare la città. Tu sei un fomentatore di ribellione, un pericoloso rivoluzionario, un uomo del caos. Io ora esigo che tu mi segua!"

    Noi altri, suoi apostoli, eravamo paralizzati dal terrore. Non udivamo che il soffio della brezza che agitava i mantelli dei romani. Ed eravamo in allarme, ansiosamente, per la reazione di Christos. Dagiu era terrorizzato, lui che era rimasto il più rattristato per non essere stato scelto da Christos per costruire la sua Chiesa.

    Allora Christos disse al centurione:
    "In verità, ti dico, uomo di poca fede, non sarò io a seguire te, perchè sarai tu a seguire me!"

    Così il tribuno ordinò al centurione di afferrare Joshua, e l'ufficiale, con espressione feroce, si avvicinò a noi con passo lento. Io respiravo al ritmo dei suoi passi, cercando di calmare il mio cuore, che batteva a velocità impazzita. Quando giunse faccia a faccia con Christos, il Centurione lo guardò negli occhi intensamente e abbastanza a lungo. Poi, tutto a un tratto, si tolse l'emo e si inginocchiò , afferrando l'orlo della tunica del nostro messia.

    "Maestro" lo implorò, con grande sorpresa del Tribuno "vorrei seguirvi e fare parte di questa comunità dei fedeli! Cosa devo fare? So di essere un peccatore e di aver servito un cattivo maestro, ma io ti imploro di dirmi come posso essere perdonato?"

    Allora Christos lo sollevò, e sotto lo sguardo impietrito dei romani pronunciò queste parole:
    "Peccatore, te lo dico, e hai appena fatto la prima cosa che i fedeli devono fare: essere umili, e confessare i propri peccati. Così, se il tuo pentimento è sincero, Dio ti perdonerà."

    Christos si rivolse ai suoi apostoli, e continuò:
    "E voi sappiate che i peccati commessi dalle vostre pecore sono perdonati, se vengono a confessarli alle vostre orecchie; se sono pronti per farne penitenza."

    E poi Christos si avvicinò alla fontana, e disse ancora al Centurione:
    "Per grazia dell'Eterno, laverò via i tuoi peccati, rinnovandonti nell'acqua, la fonte di vita!"

    A quel punto Christos immerse le sue mani unite sotto nel getto della fontana. Bagnò il corpo del Centurione di quest'acqua, sussurrando queste parole:
    "Signore, accetta di lavare questo uomo dai suoi peccati, perchè possa così rinascere nella comunità dei fedeli! Nel nome dell'altissimo. Amen."

    Poi Christos chiamò noi, i suoi apostoli, uno a uno a lui, e ci immerse nell'acqua della fontana, facendoci nascere a nuova vita. Ci disse: "Apostoli miei, uomini e donne, per grazia di Dio venite ora lavati dai vostri peccati. Mostrategli che siete meritevoli di questo onore che lui vi offre, perchè il sacramento del Battesimo può essere annullato da chiunque ne tradisca la sostanza."

    Fu una delle giornate più intense della mia vita, e che non dimenticherò mai, tanto è scolpito nella mia memoria. La nostra emozione raggiunse il massimo picco quando ci accorgemmo che i soldati se ne erano tutti andati.

_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 13233
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Mer Juil 26, 2023 1:35 am    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Capitolo XIII
    Natchiatchia e il matrimonio


    Ebbene sì! Questo uomo sembrava capace di tante meraviglie. La sua fede era talmente forte che sembrava in costante comunione con l'Altissimo. Quando cercavamo di comprenderlo meglio e gli facevamo delle domande, lui ci rispondeva sempre, all'infinito:

    "Amici miei, Dio vive in ogni cosa perchè Egli è il creatore, sia che questo sia umano, o erba, o farfalle, o nuvole, o il soffio del vento..."

    Ma Christos, a differenza nostra, sembrava quasi raggiungere la perfezione divina; perceviva l'esistenza divina con tanta fede che nessun miracolo sembrava impossibile per lui.

    E così, dopo la misteriosa partenza dei soldati romani, i quali, oggi, miei amici, mi rendo conto dovevano essere semplicemente andati a chiamare rinforzi, Christos ci guidò verso una grande casa riccamente arredata, che fungeva da taverna e offriva alloggio per la notte. Aveva deciso che ci saremmo sistemati in quel posto, almeno fino al giorno seguente.

    Ora, la figlia dei nostri ospiti venne a noi con un otre di vino, per servircelo insieme a del pane, Christos la riconobbe. Era Natchiachia, che gli aveva parlato precedetemente quando era tra la folla.

    Natchiachia versò il vino dall'otre nel calice di Christos, e gli chiese:
    "Maestro, soffro perchè qualcosa tormenta profondamente il mio cuore. Io ti vorrei seguire nei tuoi insegnamenti, ma amo un uomo di nome Yhonny, lo amo di un amore puro, luminoso come un diamante... cosa dice Aristotele di questo e cosa devo fare?"

    Christos le rispose: "Quando due esseri condividono un amore pure, e intendono perpetuare la nostra specie procreando, Dio permette loro, tramite il sacramento del matrimonio, di vivere il loro amore. Questo amore così puro, vissuto nella virtù, glorifica Dio, perchè Lui è amore, e l'amore che gli uomini condividono è il più grande dono che Gli si possa fare. Ma, come il battesimo, il matrimonio è un impegno per la vita, Natchiachia, scegli con giudizio, perchè una volta che tu e Yhonny sarete sposati, non vi potrete più sottrare."

    E queste ultime parole stupirono molto i presenti, poichè a quel tempo era comune l'incostanza... Natchiachia ricominciò:

    "Ma, Maestro, saremo abbastanza forti da rispettare questa scelta e vivere senza peccare?"

    Allora Christos rispose:
    "Sappi che è nella natura degli uomini quella di dubitare, e che l'amore che nutrono per Dio e per il suo prossimo può essere a rischio come tutto nella vita. Ma la vita virtuosa è un ideale verso cui l'uomo deve tendere. E, nel suo cammino, può trovare aiuto nella preghiera. La preghiera può infatti essere il tramite con cui rinforzare questo amore quando necessario. Non scordate nemmeno il potere della misericordia, che è garantito grazie a un sincero pentimento."

    Christos si rivolse poi a noi, suoi apostoli, che aveva nominato suoi vescovi. Ci disse:

    "E voi, amici miei, dal momento che dovrete consacrarvi completamente a Dio, come faccio io, amare nella maniera in cui si condivide amore fra esseri umani sarà per sempre proibito. Voi dovete amare l'umanità, e non un essere umano in particolare. Dunque il matrimonio non sarà per voi, e nemmeno l'atto carnale."

    E dal momento che alcuni apostoli erano delusi da questa regola, cominciarono ad arricciare il naso e a borbottare fra loro parole spiacevoli. Christos li guardò, e disse loro:

    "Queste restrizioni saranno il prezzo del vostro impegno. Imparate ad amarle, perchè vi permetteranno di portare avanti la vostra santa missione."

    Ma Dagiu, la cui carne era molto debole, guardò Natchiachia con sguardo lussurioso. Inoltre, era di indole gelosa e non aveva apprezzato nè l'amichevolezza che Christos aveva dimostrato nei confronti del centurione, nè la particolare benevolenza che mi aveva dimostrato vista la mia giovane età. Questo fu il perchè si alzò, irato, ed esclamò:

    "E perchè mai dovrei rispettare ciò? Perchè mai dovrei obbedire a un impegno che non mi riguarda? Tu ci hai dato la carica di vescovi, ma ti sei tenuto gelosamente il ruolo di guida della Chiesa."

    Allora Christos gli rispose con calma:
    "In verità io ti dico questo: io detengo il comando perchè sono il più capace per guidarvi. Lungo il cammino che abbiamo percorso sono stato come un padre, un papà che prende cura di voi. Ma questo si paga con la stanchezza e la fatica. Il mio ruolo è difficile e logorante... mi stanco perchè porto sulle mie spalle il peso della sofferenza di tutti gli uomini.
    Ma tu Dagiu, vedo la rabbia corrompere il tuo volto, sappi che l'incarico che vi ho affidato è altrettanto nobile, e sarà anche difficile. Inoltre, per assistervi nei vostri compiti, potrete nominare altre guide, altri pastori che avranno la responsabilità su ogni città. E voi sarete quelli che decideranno i miei successori."

    Ma Dagiu era furioso, doveva essere stato corrotto dalla creatura senza nome perchè non poteva ottenere nessun vantaggio personale, e ci lasciò all'istante. Christos lo guardò senza dire nulla. Il suo sguardo cadde allora sul centurione, che era con noi, con la spada al fianco, che tintinnava metallica. Christos si rivolse a lui e specificò:

    "E tu Gracius, se anche tu vuoi diventare uno di questi pastori che guiderà i greggi, dovrai mettere da parte la tua spada, perchè le armi sono fonte di violenza mentre invece tu avrai la missione di insegnare l'amicizia e l'amore divino."

    E allora ripetè a noi tutti:
    "Dunque, miei apostoli, miei chierici, spetta a voi seguire la via che vi ho indicato, a voi battezzare quelli che vogliono entrare nella comunità dei fedeli di Dio, a voi ordinare preti quelli che vogliono consacrarsi interamente all'amore Dio, a voi ascoltare le confessioni di chi vuole essere mondato dai propri peccati, a voi punire coloro che non saranno meritevoli dell'amore di Dio e predicare almeno ogni domenica, affinchè la volontà dell'Altissimo si compia."

    Dopo questo episodio, Christos ci parlò molto della sua Chiesa, del modo in cui la voleva, con un vertice e delle ramificazioni, come un corpo vivo. E tutto ciò si posava su solidi basi; il popolo dei credenti. Presi nota, inoltre, di tutte le sue raccomandazioni, amici miei: queste sono quelle che Tito e altri discepoli hanno insegnato e divulgato largamente dopo averle applicate.

_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Kalixtus
Cardinal
Cardinal


Inscrit le: 24 Fév 2013
Messages: 13233
Localisation: Roma, Palazzo Doria-Pamphilj

MessagePosté le: Mer Juil 26, 2023 1:36 am    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Capitolo XIV
    L'ultimo pasto e il tradimento di Dagiu


    Il pasto si consumò in un clima molto gioioso, e tutti i convitati erano felici di festeggiare la nascita della nuova Chiesa di Aristotele. Ma notai allora che gli occhi di Christos avevano una strana espressione, colma di tristezza e malinconia. Era più silenzioso del solito, eppure molti dei suoi apostoli non se ne resero conto, occupati come erano nel pianificare pace e amore.

    Come vi ho detto, a me , invece, l'atteggiamento di Christos non era sfuggito... desiderando di saperne di più, mi avvicinai a lui e gli chiesi:

    "Maestro, perchè sei così pensieroso? Cosa c'è che non va?"
    Allora mi sussurrò:
    "Samot, mio giovane amico, fedele fra i fedeli, non hai forse visto che Dagiu ci ha lasciato? Indubbiamente per complottare contro di me? Quel pover'uomo dev'essere stato corroto, ma egli ha compiuto il suo destino così che la profezia sia compiuta!"
    "Ma finalmente lascia questo idiota a piangere per conto suo" gli risposi "perchè, se i romani ti avessero voluto prendere, lo avrebbero già fatto! Ma se ne sono tutti andati!"

    E Christos, che sentiva la sua fine avvicinarsi, mi guardò con espressione così commossa, così rabbuiata, che tuttora mi fa tremare la gola nel momento in cui scrivo queste righe.

    "Samot", mi disse, "quando sarò morto, viaggia per il mondo e diffondi la buona novella, così come vi ho chiesto. E quando sarai vecchio scrivi la mia storia così che sia conosciuta e udita. Ricordalo molto bene, perchè non lo dirò due volte... aspetta... sento già le guardie arrivare!"

    E infatti, il pavimento tremò sotto il peso dei calzari dei legionari. Le discussioni all'improvviso cessarono, lasciano il posto a un silenzio inquieto. Un ufficiale e le sue guardie entrarono nella stanza. Al fianco dell'ufficiale stava Dagiu; e quest'ultimo indicò Christos col dito, dicendo:

    "E' lui! E' lui! Con la barba lunga là, quello grosso! Come un acciarino prima di appiccare il fuoco! Ha appena complottato contro l'ordine stabilito!"

    A quel punto le guardie si gettarono su Christos, cacciando via tutti gli apostoli che cercavano di frapporsi. Un soldato mi scaraventò a terra perchè mi reggevo forte alla tunica del mio messia. Infine, lo afferrano e lo condussero forzatamente fuori dalla stanza. Non appena fui di nuovo in piedi, mi aggrappai al mantello di un soldato, nella speranza di farlo barcollare, e l'ufficiale ordinò che venissi catturato anche io. Così fummo entrambi portati nel palazzo del procuratore, Pietro Ponzio.

_________________
Revenir en haut de page
Voir le profil de l'utilisateur Envoyer un message privé
Montrer les messages depuis:   
Poster un nouveau sujet   Répondre au sujet    L'Eglise Aristotelicienne Romaine The Roman and Aristotelic Church Index du Forum -> La Bibliothèque Romaine - The Roman Library - Die Römische Bibliothek - La Biblioteca Romana -> Le Dogme - The Dogma Toutes les heures sont au format GMT + 2 Heures
Aller à la page 1, 2  Suivante
Page 1 sur 2

 
Sauter vers:  
Vous ne pouvez pas poster de nouveaux sujets dans ce forum
Vous ne pouvez pas répondre aux sujets dans ce forum
Vous ne pouvez pas éditer vos messages dans ce forum
Vous ne pouvez pas supprimer vos messages dans ce forum
Vous ne pouvez pas voter dans les sondages de ce forum


Powered by phpBB © 2001, 2005 phpBB Group
Traduction par : phpBB-fr.com