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[IT] Il libro dell'agiografia - I Santi canonizzati

 
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Kalixtus
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MessagePosté le: Ven Juil 28, 2023 2:56 am    Sujet du message: [IT] Il libro dell'agiografia - I Santi canonizzati Répondre en citant

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MessagePosté le: Ven Juil 28, 2023 2:59 am    Sujet du message: Répondre en citant

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    Agiografia di San Bartolomeo - santo locale

    Patrono della Diocesi "Dei Marsi".



    Infanzia
    Nacque qualche anno prima di Christos in un piccolo villaggio che oggi corrisponde all'attuale Scurcola Marsicana, che si trova a metà strada tra Avezzano e Tagliacozzo. Da bambino Bartolomeo ebbe un'infanzia felice: era nato in una famiglia di ricchi mercanti e con loro viaggiò moltissimo, soprattutto per il Regno delle due Sicilie, il luogo d'origine della sua famiglia.
    Imparò subito a leggere, a scrivere e i fondamenti di matematica come ogni buon mercante ma mai nessuno gli insegnò nulla sulla religione, né quella pagana, né gli insegnamenti di Aristotele. La sua famiglia era dedita solo ad accrescere la propria ricchezza e considerava il denaro come una divinità.
    Diventato ormai adolescente cominciò ad avere anche lui i primi fornitori e clienti e, quando ebbe il permesso dei propri genitori, creò un suo gruppo con il quale viaggiò per molti anni anche in età adulta.

    L'incontro con Tito
    Viaggiò per tutto il Regno delle due Sicilie da un capo all'altro per molti anni vendendo ed acquistando merci e diventando sempre più ricco. Tutto questo cambiò quando per puro caso incontrarono per le strade di Avezzano Tito, e il suo seguito.
    L’uomo era in piazza e stava insegnando ai giovani del posto i precetti di Aristotele e Christos. Incuriositosi Bartolomeo, oramai adulto, si avvicinò al gruppo di persone che stavano ascoltando gli insegnamenti di quel saggio uomo. Rimase colpito dalla profondità delle sue parole e il giorno dopo lo seguì lungo la strada che portava a L'Aquila e passarono anche per il suo villaggio d'origine.
    Arrivati a L'Aquila i compagni di Bartolomeo andarono subito al mercato per vendere e acquistare merci, mentre lui andò subito a sentire gli insegnamenti di Tito.
    Rimase ad ascoltarlo per ore ogni giorno della sua permanenza nella città fino a quando l’uomo, Tito, ripartì per andare a Roma.
    Affidò tutto ciò che aveva ai suoi compagni e lo seguì a Roma, desideroso di conoscere sempre di più, desideroso di conoscere la parola di Dio e dei sue due profeti.
    Nella città eterna lo seguì ma sempre senza farsi notare troppo, ascoltando con attenzione ed apprendendo i suoi insegnamenti.
    A Roma capì che le ricchezze da lui accumulate potevano essere più utili per i poveri che spopolavano nella città, così ogni mattina comprava del pane e lo dava agli affamati delle periferie.
    I seguaci di Tito diventavano sempre più numerosi ma l’uomo fu colpito da Bartolomeo poiché era sempre presente e attento a ciò che l’uomo insegnava.
    Un giorno, finita la predica in una delle piazze di Roma, Tito si accorse di una discussione riguardo i suoi insegnamenti e notò Bartolomeo spiegare meglio di qualsiasi altro seguace ciò che Christos aveva insegnato a Tito e agli altri discepoli: parlava in modo semplice, era capace di farsi capire anche dalle persone meno colte. Allora si avvicinò a lui e gli diede la sua benedizione dicendogli di tornare nelle sue terre e divulgare la Parola di Dio al suo popolo.
    Questo accadde qualche giorno prima dell’arresto di Tito.

    Il ritorno a casa e la sua missione
    Durante il viaggio di ritorno sognò Christos: era a Gerusalemme e parlava alla gente di come si era perso il valore più profondo: la fratellanza.
    Tornò nelle sue terre dove ritrovò il suo gruppo di compagni mercanti ed amici che oramai lo avevano rimpiazzato. Quando loro gli chiesero se volesse ricominciare l'attività di mercante rispose che oramai aveva tutto ciò di cui aveva bisogno.
    Tornò a casa sua e prese parte delle sue ricchezze ed andò a Tagliacozzo: lì usò i suoi beni per dar da mangiare ai poveri della città ed incominciò a parlare di Aristotele, di Christos, dell'Amore di Dio e si fece inizialmente un piccolo gruppo di seguaci.
    Da lì andò ad Avezzano, passando per Scurcola, il suo paese di origine, dove prese il resto delle sue ricchezze, e arrivato in città fece la stessa cosa fatta a Tagliacozzo continuando a predicare tutto ciò che Tito aveva insegnato durante i suoi viaggi in Abruzzo e a Roma.
    Un giorno mentre Bartolomeo parlava in piazza un uomo si avvicinò e gli chiese: “Come mai, buon uomo, voi siete stato sempre un mercante ed ora predicate carità? Non eravate voi un mercante assetato di ricchezze?”
    A quella domanda Bartolomeo sorrise e rispose:
    Citation:
    “Ero in errore. Ma poi sognai un uomo, Christos, e quest’uomo parlò di fratellanza, parlò di dare amore ai più deboli. Perché noi dobbiamo accumulare ricchezze se Dio ha creato il mondo per concedercelo in egual modo?
    Io vi dico, messere: prendete solo ciò che è necessario per voi e il resto donatelo a chi ne ha più bisogno!”

    Ben presto in tutta la Marsica la parola di Dio e dei suoi due profeti si diffuse e sempre più persone andavano a sentire il predicatore.

    Il primo miracolo
    Bartolomeo amava passare del tempo insieme ai più poveri e gli ammalati. Li aiutava come poteva ed insegnava loro la parola di Dio.
    Un giorno un drappello di soldati romani arrivò in Abruzzo per cercare il predicatore che stava convertendo sempre più persone. Dopo qualche giorno di ricerche lo trovarono ad Avezzano.
    Lo catturarono non appena lo videro e a nulla servirono le proteste dei suoi seguaci che furono azzittiti con la violenza.
    Fu picchiato dai soldati che gli dissero, con aria divertita, che il giorno dopo sarebbe stato giustiziato.
    Bartolomeo mentre veniva portato in cella disse ai soldati:
    Citation:
    “La luce dell’Altissimo splenderà questa notte, illuminerà la notte e vi mostrerà la via.”

    Quella notte c’erano due guardie davanti la sua cella. Bartolomeo era raccolto in preghiera quando d’un tratto una luce fortissima avvolse il suo corpo. Le due guardie si spaventarono inizialmente ma poi si inginocchiarono, piansero e implorarono il perdono di Dio. Altre guardie che erano fuori, avvertendo qualcosa di strano, entrarono di corsa e alla vista di quella scena si inginocchiarono senza dire una parola, molti di loro erano commossi.
    Bartolomeo fu liberato immediatamente e disse loro:
    Citation:
    “La luce di Dio illumina il cammino di ogni uomo. Questa notte voi avete visto la via da percorrere quindi ora vi chiedo di servire solo Dio e abbandonare i falsi idoli e l’imperatore.
    Dio ci guiderà durante questo cammino luminoso.”


    Il Secondo Miracolo

    Quell’anno ci fu un’estate troppo torrida per i raccolti nella Marsica. I frutti del lavoro dei contadini non erano abbastanza per poter permettere alla popolazione di sfamarsi e i più ricchi comprarono tutto il raccolto disponibile lasciando le popolazioni più povere quasi senza cibo e per una popolazione che viveva quasi esclusivamente di agricoltura fu un colpo enorme.
    Molti andarono da Bartolomeo per chiedere aiuto, ma lui oramai non era più il ricco mercante che era anni prima. Una notte uscì di casa e andò nella piana dove c’era la maggior parte dei campi coltivati di Avezzano e Tagliacozzo. Pregò un’intera notte l’Altissimo e durante la preghiera ebbe una visione: un fazzoletto di terra dimenticato da tutti ai piedi del Monte Velino riparato per mezza giornata dal sole dove erano cresciute spontaneamente colture e frutti.
    La mattina dopo Bartolomeo condusse in quel posto i cittadini affamati.
    La sorpresa per la popolazione era tanta e Bartolomeo disse a tutti coloro che erano accorsi:
    Citation:

    “Prendete ciò che serve per sfamare la vostra famiglia, non prendetene più del dovuto poiché in questo modo state togliendo ad altri vostri fratelli il cibo che l’Altissimo ci ha donato con questo miracolo.”

    La gente della Marsica riuscì ad avere il cibo e Bartolomeo divenne sempre più acclamato tra i poveri che regolarmente andavano ad ascoltare i suoi insegnamenti.

    La morte e il terzo miracolo
    Con le sue azioni, le sue prediche, non si era creato solo tanti seguaci che lo adoravano ma anche dei nemici.
    Questi nemici erano coloro che ancora adoravano gli antichi e falsi idoli. Congiurarono contro di lui e lo presero lungo la strada che da Tagliacozzo andava ad Avezzano, vicino il suo paese natale, e lo aggredirono grazie anche all’aiuto di soldati romani. Fu trafitto molte volte dalle loro spade e dai loro pugnali e l’uomo invece di cadere a terra si inginocchiò con le mani giunte come per dire la sua ultima preghiera.
    Poco prima di morire Bartolomeo disse a quelli che lo avevano aggredito:
    Citation:
    “Un solo albero, per quanto maestoso possa essere, da solo non può essere considerato una risorsa, ma una intera foresta sì. Questo ho creato in queste terre in questi anni: una foresta. Tanti ora seguono l’Altissimo ed hanno abbandonato i falsi idoli che vi ostinate ad adorare. Questa è la foresta che ho creato.”


    Nei giorni successivi alla sua morte nacque il germoglio di un albero nel luogo in cui morì.
    I suoi seguaci lo cercarono e quando trovarono il suo corpo decisero di seppellirlo proprio in quel luogo.

    Ogni anno dopo la sua morte i suoi seguaci andarono a far visita al luogo della sua morte e piantarono semi di alberi, in memoria di Bartolomeo, e quel luogo dopo anni diventarono la foresta di Avezzano e Tagliacozzo che permise alla popolazione di quelle città di poter usare quella ricchezza.

    Reliquie
    Le mani di Bartolomeo furono portate la destra ad Avezzano e la sinistra a Tagliacozzo e in suo onore furono costruite due chiese dove i seguaci di vecchia data continuarono la sua predicazione nel corso degli anni.
    Il 20 Aprile è il giorno in cui si festeggia il Santo poiché è il giorno in cui il suo corpo fu ritrovato dai suoi seguaci.

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MessagePosté le: Ven Juil 28, 2023 3:03 am    Sujet du message: Répondre en citant

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    Agiografia di San Loyat


    Padre Loyats, Prete di Canterbury, fondatore dell'Ordine di St. Jerome, è presentato qui per la canonizzazione come un Fondatore della Chiesa. Senza il lavoro di Padre Loyats, la Chiesa Aristotelica avrebbe ritardato nella sua diffusione nelle terre inglesi.


    Una vita dedicata a Jah

    I primi anni di vita di Loyats sono avvolti nel mistero. Nacque il 12 dicembre nel 1428 nella città marittima di Dover, Provincia del Sussex, Inghilterra. Loyats era un pescatore devoto. La maggior parte dei suoi giorni furono passati all'interno della sua piccola barca da pesca, lontano dalla costa per trovare la migliore pescata, che divideva sempre coi suoi vicini.

    Mentre trascorreva i suoi giorni come un comune pescatore, Loyats non faceva alcun segreto del suo amore per Dio, o per le Sue intenzioni future.

    Citation:
    Io mi chiamo Loyats, non sono null'altro che un umile pescatore e spero di non fare niente più che la volontà di Dio.


    Loyats aveva sempre sentito il richiamo della Via della Chiesa. Ad ogni modo, ammetteva però che solamente l'Altissimo avrebbe potuto prevedere il suo futuro. Quando gli venne chiesto se avesse voluto associarsi alla Chiesa, lui rispose:

    Citation:
    Tale è davvero la mia intenzione, che io cammini lungo il percorso che Dio porrà di fronte a me, sia esso il servizio alla Chiesa o altrimenti.


    Loyats era anche molto abile nelle discipline artistiche. A Dover e Canterbury, Loyats si mise alla prova disegnando i primi sigilli per quelle due città. Col trascorrere del tempo avrebbe continuato lungo questa strada, stabilendo il Collegio d'Araldica in Inghilterra. Utilizzò quest'abilità al fine di dipingere blasoni per molta parte del clero in tutta l'Inghilterra. Sfortunatamente, le sue creazioni originali sono state disperse nel tempo, ma copie del suo lavoro ancora rimangono:




    Parrocchia di Canterbury

    Nonostante l'amore che Loyats provasse per la propria città natale di Dover e l'affetto per i suoi vicini, egli viaggiò sino a Canterbury e ivi fu installato quale parroco di tale parrocchia.

    Per merito della propria affidabilità , dell'onestà e del comportamento amichevole, velocemente si ingraziò il popolo di Canterbury, proprio come aveva già fatto in passato a Dover.

    A causa della forte personalità di Loyats e della facile possibilità di avvicinarlo, molti dei sacerdoti e delle sacerdotesse d'Inghilterra seguirono l'esempio di Padre Loyats quando istituirono le proprie parrocchie nelle loro città.


    Il Miracolo dei Pesci

    Quando Padre Loyats giunse per la prima volta nella città di Canterbury per il servizio quale sacerdote, si rese conto che i pescatori della città erano in estreme ristrettezze economiche. Essendo stato egli stesso un pescatore, Loyats si interessò molto alla loro situazione. I pescatori si avviavano ogni mattina con le loro barche, o rimanevano in piedi sulla riva con le loro lenze, ma tuttavia tornavano ogni giorno a mani vuote.

    I pescatori di Canterbury non potevano provvedere al sostentamento personale, non avendo nulla da presentare per le proprie fatiche quotidiane. La gente di Canterbury soffriva senza pesci da mangiare per rafforzare le proprie menti.

    Padre Loyats immediatamente si mise a pregare Jah e quella notte, mentre dormiva, ebbe una visione. Nella sua visione stava navigando in mare. La barca non era governata dai remi presenti, ma da una mano divina. Quando essa si era fermata, Loyats aveva visto i banchi di pesci nuotare sotto la sua barca.

    Il giorno seguente, Padre Loyats guidò i pescatori di Canterbury lontano nel mare, verso il luogo che aveva visto nella sua visione. E infatti, in quel giorno furono catturati più pesci che mai dagli uomini e dalle donne di quella città . A causa della visione miracolosa di Padre Loyats, i pescatori di Canterbury furono allora in grado di provvedere alla propria alimentazione e di avere ancora altri pesci residui per la vendita.


    L'Ordine di San Girolamo

    A quel tempo, in Inghilterra, vi era una misera strutturazione per la Chiesa aristotelica sul territorio. Loyats riconobbe la necessità di organizzare la Chiesa fin dall'inizio e decise allora di costituire il primo ordine religioso d'Inghilterra, l'Ordine di San Girolamo. Quest'ordine fu incaricato della traduzione e dell'annuncio della dottrina della Chiesa per i cittadini d'Inghilterra.

    Lo stesso Padre Loyats era personalmente responsabile del rilascio di innumerevoli documenti ai fedeli inglesi. Egli portò le opere dogmatiche sul suolo inglese, così come il Diritto Canonico ed i sacramenti. E' a causa del suo Ordine che le opere sono tutt'ora in fase di traduzione e presentate ai fedeli inglesi.


    La morte di Padre Loyats

    Il 1 maggio del 1454, i fedeli inglesi rimasero spaventati dall'aver saputo che Padre Loyats fosse ammalato. Messaggeri furono inviati fuori da Canterbury, per diffondere la notizia angosciante che quel grande uomo era stato colpito da una malattia debilitante.

    Loyats mantenne la sua fede in Dio anche quando la malattia aveva indebolito il suo corpo:

    Citation:
    Non mi farò vedere da alcun medico e andrò incontro al Signore, non appena Egli deciderà di aver terminato la mia opera qui e mi chiamerà a Lui.

    Continuerò con quel poco impegno possibile, preparando la messa e lavorando nel mio mulino, ma non posso garantire per quanto tempo ancora sarò in grado. Non temete, perché mi vedrete di nuovo un giorno, quando il Signore disporrà di chiamarvi a sè nella medesima maniera. E fino ad allora veglierò su di voi ... a modo mio.


    L'allora sindaco di Canterbury, Madmaxhammer, dimostrò l'amore della città per il proprio sacerdote commissionando una statua ad immagine di Loyats, da realizzare nella piazza davanti alla Chiesa. Padre Loyats però rifiutò.

    Citation:
    Addirittura una statua sarebbe troppo: coloro che vorrei conoscessero me, già lo fanno, e se fosse richiesta una statua per indurre gli altri a chiedere in merito al mio operato o per parlare di me, tanto varrebbe che passassero meglio il loro tempo lungo altri motivi di conversazione.



    Testimonianze

    Father Mecchio of Canterbury a écrit:
    Nelle mie esperienze passate con Padre Loyats, egli è stato per me niente di meno che il ritratto della virtù e della fede.

    Come mio mentore, ho molto da dire sugli insegnamenti impartitimi, mentre mi adoperavo per la mia ordinazione. Mi ha insegnato l'importanza dell'ordine del sacerdozio nella sua posizione stimate ed il rispetto per i miei fratelli e sorelle nella fede.


    Father Ecthelion of Dorchester a écrit:
    Loyats era un uomo incredibile, e non si possono davvero capire la sua generosità e lo spirito onesto, senza averlo conosciuto. Era un uomo la cui fede traspariva nella sua vita quotidiana. Non è mai stato troppo occupato per dare una mano a chi ne avesse bisogno, indipendentemente da chi fosse.

    Purtroppo non l'ho mai incontrato di persona, ma ho effettuato una corrispondenza con lui, a numerose città di distanza. Era eloquente, aveva una fede profonda, aveva un dono per spiegare i misteri della fede agli altri, era ben voluto. In tutto ciò, vide le benedizioni che Jah gli aveva donato, e le condivise con gli altri.


    Madmaxhammer a écrit:
    Loyats ... Il tuo impatto non rimarrà mai vano qui a Canterbury. Sei stato uno dei nostri membri fondatori e meriti un posto d'onore nella chiesa che hai costruito.

    Inoltre ho pienamente candidato la tua persona perché sia considerata per la santità.

    Il Signore mantenga Padre Loyats vicino a Sè, egli è uno dei nostri ministri più capaci che gli abbiamo offerto.


    Dragonflame a écrit:
    Era un uomo molto fidato e un giovane veramente notevole, si dedicava alla Chiesa e fece tutti gli sforzi possibili perché si realizzasse ogni cosa, in una maniera che nessuno può superare.

    La sua capacità era strettamente legata alla sua popolarità, è stato forse una delle persone più influenti di questo mondo, ma non soltanto nel condizionare la Chiesa nel suo insieme, perché il suo entusiasmo e l'allegria ci contagiarono tutti e le cose che ha fece hanno tuttora un ruolo molto importante nella vita d'oggi.

    Fu forse solo a causa sua, e non di un Vescovo, un Arcivescovo o un Cardinale, che questa Chiesa sopravvisse in Inghilterra ....


    Mother Arynna of Dartmouth a écrit:
    Era sempre disposto ad aiutare gli altri, anche un estraneo che non aveva mai incontrato. Padre Loyats era sempre disposto a dare assistenza e consulenza ogni qualvolta gli fosse chiesto. Andò in ogni dove per aiutare coloro che ne avevano bisogno.


    drrino a écrit:
    Per me personalmente, Loyats era un amico e un riferimento da cercare di raggiungere. Prima ancora di essere un prete, Loyats è stato un padre per la città di Dover. Abbiamo sempre chiesto aiuto, e lui era sempre lì per tutti. Non serbava rancore, e non aveva alcun pensiero maligno nel profondo del proprio cuore. Loyats e il suo ricordo sono un modello per me, che so che non potrò mai raggiungere.


    Anto_Capone, Duke of Cornwall a écrit:
    Loyats era un mio caro amico, lo conoscevo bene da prima ancora che fosse un prete! = D

    Bravo ragazzo, mi manca molto


    Zamorak a écrit:
    Anche se non l'ho mai conosciuto, da quello che ho sentito dire era un grande uomo per tutti i cittadini del Sussex. Appoggio che sia fatto santo!


    Selene a écrit:
    Quando ero divenuta livello 1 da poco, Padre Loyats ricevette una barca come un evento casuale. Scelse di offrirla alla vendita per il primo livello 0 o 1, che la richiedesse che per 80 ducati. Accettai io l'offerta e molto apprezzato la partenza generosa. Non fu una cosa eccessiva, ma penso tipica della sua generosità. Quando stette per morire, prese tempo per assicurarsi che la città avesse adeguate forniture di farina per il breve periodo.


    Gwendalyn a écrit:
    So che sul letto di morte continuò le sue opere buone. Si trascinava dal letto ogni giorno al lavoro e vendeva la sua farina al municipio a buon mercato, secondo quanto consentito. Con questi fondi, acquistò beni sovraprezzati dal mercato, per rivenderli al prezzo più basso. (a quel tempo era il mais che risultava troppo caro, così lo pago' 4-4,50 e lo rivendette per 2). Credo che abbia fatto lo stesso con pesce e pane, da fornire ai poveri.



    Massime

    Citation:
    La politica degli uomini non ha posto nella vita di un uomo di Dio.


    Citation:
    Nessuno, nemmeno l'Onnipotente, che detiene il potere, vorrebbe importi di fare o non fare qualcosa contro la tua volontà. La Santa Romana Chiesa Aristotelica e Universale è una Chiesa di credenti volontari, non di burattini e maestri.


    Citation:
    Aristotele ci insegna che un uomo dovrebbe essere misurato dalla propria immagine di sé e non da quella degli altri


    Reliquie: I resti mortali di Padre Loyats giacciono nella Chiesa di Canterbury. Inoltre, assime ad essi, vi sono ospitati i resti della sua barca da pesca. Nelle sale dell'Ordine di San Girolamo è il sigillo che ha predisposto per i documenti ufficiali (vedere sopra).

    Patrono: Pescatori ; Traduttori


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MessagePosté le: Ven Juil 28, 2023 3:04 am    Sujet du message: Répondre en citant

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    Agiografia di San Papa Nicola V.


    Presentazione

    L’edificante vita di Tommaso Parentucelli o Nicola V, che fu Oblato, Vescovo di Pisa e Arcivescovo di Firenze, poi Papa. In vita contribuì alla ristrutturazione della Chiesa. Oggi siede nella comunione dei santi come il Santo patrono della Nunziatura e della diplomazia. Fu anche un mecenate delle arti, grande amante dei libri rari, rinnovatore della biblioteca vaticana e modernizzatore delle istituzioni romane. Era prima di tutto un uomo di lettere che un uomo d’azione. La sua grande generosità, il suo amore per l’arte e le sue scelte politiche difficili fecero sì che venisse considerato uno dei papi più brillanti.


    Infanzia

    La data esatta della nascita di Nicola V, nato Tommaso Paretuncelli, è sconosciuta. Si sa tuttavia che nacque nel 1398 in un villaggio appollaiato sui monti Euganei, nel Sud Italia. I suoi genitori furono dei ferventi aristotelici e battezzarono il loro bambino il 6 marzo 1398. Suo padre era probabilmente un alto funzionario, quasi sicuramente un diplomatico, cosa che lo obbligava a fare lunghi viaggi lontano. Il giovane Nicola visse dunque la maggior parte della propria gioventù con la madre. Si divertiva in maniera spensierata come la maggior parte dei bambini della sua età e andava, com’è ovvio, religiosamente a messa.

    Il giovane Nicola era tuttavia credente a un punto tale che il curato ne fu sorpreso. Egli gli chiese di aiutarlo a servire messa e lo invitò spesso anche a effettuare la tradizionale lettura del Libro delle Virtù.

    Sfortunatamente, qualche anno più tardi la madre del giovane Nicola morì dando alla luce un secondo figlio. Neanche il neonato sopravvisse. Nicola e suo padre ne furono sconvolti. Non sapendo bene come sarebbe riuscito a portare avanti l’educazione del figlio, che egli giudicava molto importante, lo affidò a un ordine monastico fiorentino. Afflitto, il giovane Nicola rimase silenzioso per un certo periodo, ma finì per mostrare la vastità delle sue conoscenze agli altri monaci. Essi furono talmente sorpresi dall’entità delle sue conoscenze teologiche che lo fecero novizio. Nicola, superando con entusiasmo tutto il corso di studi, terminò il noviziato nel 1413 e divenne Oblato. Aveva 15 anni.


    Carriera Ecclesiastica

    Desideroso di impegnarsi in maniera più diretta per la Chiesa, si allontanò dalla vita monastica e divenne il segretario dell’Arcivescovo di Firenze, monsignor Giovanni Corzanni. È al suo servizio che egli visitò l’Italia e in particolare Roma, dove si legò con le personalità religiose influenti del tempo, che non aveva difficoltà a incontrare, dal momento che la sua reputazione di grande teologo si era già sparsa per il mondo aristotelico. Sfortunatamente l’Arcivescovo Corzanni morì a causa di un raffreddore. Venne nominato allora come suo successore il Vescovo di Bologna, monsignor Pietro Canzonetta. Egli offrì a Nicola il vescovato di Pisa per ringraziarlo del suo lavoro presso il suo predecessore. Egli diresse il vescovato in maniera sobria ma efficace. Venne conosciuto come teologo intelligente e di grande pietà ed riconosciuto da tutti i suoi pari. Alla morte di monsignor Canzonetta, Nicola venne nominato arcivescovo di Firenze. Ricevette allora l’onore di essere ammesso alla curia. Aveva all’epoca 45 anni. Venne scelto come responsabile della nunziatura, che diresse umilmente e nel più grande rispetto di Aristotele. Alla morte di Eugène IV, venne nominato papa dopo un breve conclave, durante il quale ricevette il sostegno di tutti i cardinali. Tommaso Parentucelli prese allora il nome di Nicola V.



    Pontificato

    Forte della sua nuova condizione e dei suoi mezzi, Nicola V cominciò a realizzare un vecchio sogno di teologo: la creazione di una biblioteca completa e aperta a tutti i fedeli desiderosi di avvicinarsi a Dio, ad Aristotele e a Christos attraverso la strada della teologia.
    Tuttavia il progetto languì. La curia, disorganizzata, era sprovvista di mezzi per portare a termine il tutto. Nicola V non si arrese. Chiese consiglio a Dio in molte preghiere. E con i cardinali Fratello Nico, Césars, Arnvald, Turambar, Jarkov, Moile de Suzémont, Nolivos, Marlaeauvergne, Jcaest e Fratello Norv, lanciò un imponente progetto di ristrutturazione e modernizzazione della Chiesa Aristotelica.


    Riorganizzazione Amministrativa della Chiesa

    Nicola V, sovrano pontificio, vescovo di Roma, servitore dei servitori di Dio a écrit:

    Popoli dei Regni, attraverso questa opera riformatrice, ho voluto riaffermare e radicare l’eterna presenza della Chiesa in seno alla comunità dei Regni stessi, la sua costante evoluzione nell’organizzazione, del suo dogma e dei suoi membri.



    Nicola V iniziò a dare forma al suo progetto riformando la struttura amministrativa della Chiesa. A quel tempo, i Cardinali, che erano 11, si videro affidare importanti compiti. Egli li aveva definiti come di seguito:

    Nicola V a écrit:

    *Cancelliere e vice cancelliere:
    Redigono le bolle papali

    *Nunzio apostolico:
    Cardinale responsabile della congregazione degli affari temporali.
    Es: Firmare i numerosi concordati con le province.

    *Inquisitore generale:
    Cardinale responsabile della congregazione dell’Inquisizione.
    Es: Processi e pene sono effettuati dall’Inquisizione.

    *Coordinatore delle forze militari:
    Cardinale responsabile della congregazione delle Sante Armate.
    Es: Le crociate RP sono gestite da lui.

    *Presidente per la diffusione della fede:
    Responsabile della congregazione per la diffusione.
    Es: È stata redatta una guida per i sacerdoti, è stato creato un progetto di tutoraggio dei nuovi ordinati.

    *Il Cardinale degli ordini:
    Responsabile della congregazione degli ordini.

    *Il Cardinale Camerlengo:
    Responsabile della congregazione per l’integrazione della Chiesa nei Regni Rinascimentali.

    *I Cardinali Esegeti:
    Responsabile della congregazione per la Bibbia Aristotelica.




    Nicola V precisando il ruolo dei Vescovi a écrit:


    I vescovi rappresentano l’autorità di Roma, dei Cardinali e del Papa nella loro regione, si occupano degli affari religiosi e della nomina dei parroci nelle parrocchie.




    Il Vaticano, così riorganizzato, era, agli occhi di Nicola, in grado di reggere numerose modifiche in seno alle istituzioni. Nicola V ridefinì allora ognuna delle congregazioni Vaticane, che fissò nel numero di 7. Decise che ogni congregazione, amministrata dal proprio cardinale, sarebbe stata impostata su un tema preciso. Le congregazioni si aprirono ai laici e la curia decentrò i propri poteri.

    Nicola, presentando allora le 7 congregazioni a écrit:

    *Congregazione per la diffusione della fede
    Tutto ciò che permette di estendere la fede aristotelica verso la totalità dei regni (ruolo del clero, sinodi, pellegrinaggio etc.)

    *Congregazione dell’Inquisizione
    I processi di inquisizione sono preparati qui e proposti alla curia che avrà ruolo di giudice.

    *Congregazione per le Sante Armate
    Tutto ciò che è relativo all’esercito (agenti segreti, crociate RP etc.)

    *Congregazione per gli ordini
    Tutto ciò che ha a che fare con gli ordini. Le domande di riconoscimento degli ordini al Vaticano, si faranno qui.

    *Congregazione per l’integrazione della Chiesa
    Tutto ciò che ha a che fare con la riforma del diritto canonico.

    *Congregazione per gli affari temporali
    Tutto ciò che è relativo al mondo laico e alle nunziature.

    *La Congregazione del Santo Ufficio
    Riunisce tutti gli elementi per tradurre e compilare il libro delle Virtù Aristoteliche.




    Nicola V creò anche lo statuto del missionario. I missionari avevano come incarico quello di rimpiazzare i Vescovi quando questi erano assenti. Il missionario era un ecclesiastico fedele, che poteva agevolmente ricoprire più cariche in seno alla Chiesa. Erano nominati dalla curia.
    Inoltre Nicola V ufficializzò numerosi ordini religiosi o militari-religiosi.


    Realizzazione della Biblioteca Vaticana

    La principale realizzazione di Nicola V è senza alcun dubbio la creazione della Biblioteca Vaticana. Ne è il centro, il cuore, della fede aristotelica. Il Papa Nicola V, quando era semplicemente un monaco, si era indebitato per comprare o per far copiare dei manoscritti; già in quel momento della sua carriera, ammetteva apertamente di essere diviso tra le due grandi passioni del Rinascimento: quella per i libri e quella per i monumenti. Divenuto papa, restò fedele ai suoi interessi: pagò dei copisti per trascrivere le opere dell’antichità aristotelica ellenica e degli incaricati che cercassero ovunque degli antichi manoscritti; Perotto ricevette 500 ducati per la traduzione latina di Alessandro, Guarino 1000 ducati per quella di Plotino. Filelfo ebbe 10000 ducati per una buona traduzione metrica di Aristoxene di Taranto. Quando Nicola V morì, la Biblioteca Vaticana comprendeva 5000 volumi; doveva essere situata nel palazzo stesso e divenirne il più bell’ornamento, come un tempo il re tolemaico Philadelphe aveva riservato alla propria biblioteca il posto d’onore nel palazzo di Alessandria. Quando la peste obbligò il Papa a ritirarsi con la sua corte per qualche tempo in un luogo fuori da Roma, dove si producevano già allora le migliori pergamene, egli vi portò i propri traduttori e compilatori perché non diventassero vittime del flagello. Al suo ritorno, egli convinse i diaconi, i curati, gli arcivescovi, e in breve tutti quanti, a contribuire alla catalogazione delle opere che trattavano la fede. L’opera era monumentale. Ai nostri giorni, la biblioteca è il punto di riferimento di tutti i credenti e contiene tutti i testi necessari ad avvicinarsi a Dio attraverso la via di Aristotele e di Christos.


    La sua opera nel mondo

    Nicola V era particolarmente legato alla nunziatura. Forte della sua esperienza precedente di stretto contatto con le persone, fece della nunziatura il legame principale della Chiesa con i fedeli distanti. Fu uno dei compiti più importanti che egli affidò a questa congregazione privilegiata.

    È con diplomazia che Nicola V gestì le differenze che nascevano durante il suo pontificato. Mirò a rafforzare le relazioni diplomatiche e fraterne con le regioni e i regni sforzandosi di lavorare nella “comprensione e soddisfazione reciproca” al fine di portare il proprio modesto contributo al raggiungimento della pax christi nel regno.


    Nicola V a proposito del ruolo della Nunziatura a écrit:

    La Nunziatura Apostolica, chiamata anche “Cancelleria Romana” o “Congregazione degli Affari Temporali” è destinata ad assicurarsi dei legami e degli scambi che uniscono le diverse province temporali dei Regni del mondo conosciuto alla Santa Sede. La sede della Nunziatura Apostolica è il Palazzo di San Nicola situato a Roma. Là viene decisa la politica estera romana da adottare verso le differenti entità politiche più o meno autonome.





    Nicola V mise in atto a Roma dei nuovi equilibri politici e internazionali. L’Europa stava in quel periodo uscendo lentamente da un secolo di immobilismo e di caos dovuto alle numerose guerre e pestilenze che avevano devastato i regni oramai rinascimentali.

    Costruttore di fortificazioni e restauratore di chiese, egli cominciò il proprio pontificato abbellendo la grande città romana e invitando pittori, architetti e soprattutto scrittori. Riconosciuto rapidamente come solo sovrano pontificio legittimo in seguito al conflitto con coloro che volevano uno scisma dalla chiesa autonoma aristotelica, stabilì dei rapporti con Parigi, e conservò una posizione neutrale con SERG.

    Soprannominato il “papa umanista” ebbe Lorenzo Valla presso la propria corte come notaio apostolico. Accordò ai dirigenti municipali romani un certo numero di privilegi sempre mantenendo fermamente il controllo del proprio dominio pontificale. Le opere di Erodoto, Tucidide, Senofonte, Polibio vennero reintrodotte in Europa grazie al suo patrocinio.


    Dispiaciuto per i torti subiti dalla cultura greca, focolare aristotelico, tentò senza successo di portare avanti una crociata per liberare i sofisti bizantini dall’impero Averroista. Per questo mise in piedi una santa armata efficace e aumentò le riscossioni fiscali.

    Volendo assicurare la riuscita della riforma aristotelica, inviò numerosi legati, tra i quali Nicolas de Cues, Jean Capistran e Guillaume d’Estouteville, al nord e al sud della Germania, in Inghilterra e in Francia. Dopo aver intrapreso la riabilitazione di Giovanna d’Arco, la sua autorità determinò l’incoronazione di Federico III del Sacro Impero.

    Il papa Nicola V accettò come un male necessario la crociata evangelica del pio Nory contro la diffusione dei culti eterodossi tra i quali il phokaaisme normanno. Ma seppe anche dare prova di magnanimità quando proclamò la tolleranza verso averroisti e spinozisti, con la doppia stretta condizione di rispettare sempre il sacro libro comune, quello delle Virtù, e di astenersi da ogni atto pubblico a connotazione eterodossa.

    Gli storici ricorderanno ancora la sua reazione di fronte agli imbrogli del Cardinale deposto Sanctus.

    Nicola V scomunicando quest’ultimo e i suoi seguaci a écrit:

    Forte della vostra fiducia, per l’onore e la difesa della Chiesa, dalla parte dell’onnipotente Dio, Padre, Figlio e Spirito Santo, attraverso il nostro potere e la nostra autorità di curia riunita, scomunichiamo coloro denominati Théodore e Sanctus e Cie così come lo pseudo ordine cavalleresco del Santo Sepolcro di Gerusalemme, che a causa del loro orgoglio insensato si sono sollevati contro la nostra Santa Chiesa Universale di ispirazione aristotelica. [...]
    Ma quanto a Sanctus, cardinale deposto privato della curia per violazioni ripetute del dogma e pratiche demoniache di stregoneria, al quale si è dato con un abuso il titolo di patriarca, e ai seguaci della sua follia, è una totale discordia eretica che è stata ogni giorno seminata da loro in suo seno. [...]



    Alla fine del suo pontificato, alcuni teologi in vista cominciarono a dubitare di certe decisioni prese al concilio di Nicea (primato della Fede sulla Ragione, di Christos su Aristotele e dell’uomo sulla donna). Il giusto mezzo della metafisica aristotelica sembrava loro mal interpretato dalle sue decisioni dogmatiche. Nicola V ordinò, qualche mese prima di morire, un seminario di riflessione preparatoria alla riforma del dogma. Ma essendo morto prima del tempo, fu il nuovo papa, Eugène V ad aprire il Concilio Vaticano I che porterà un rinnovamento della Fede. La cronologia non ufficiale dell’aristotelismo prende dunque la fine del pontificato di Nicola V come perno tra l’era dell’interrogazione e quella del rinnovamento della Fede.

    Questo papa portò l’uguaglianza tra uomo e donna in tutte le cariche all’interno della Chiesa e ristabilì all’inizio del suo pontificato il diritto all’ordinazione per le donne. Santa Illinda fu quindi nominata Arcivescovo di Malines da Nicola V.


    Morte e successione

    Certe voci hanno parlato di una morte misteriosa, ma Nicola V si spense pacificamente nel suo palazzo. Eugène V venne allora nominato subito suo successore attraverso un vero e proprio plebiscito senza dibattito al conclave.
    Norv a écrit:

    Fratello Norv arrivò davanti al pulpito piazzato nel grande giardino.

    Miei cari fratelli,
    sono qui davanti a voi in questa mattina del primo dicembre per informarvi del decesso del nostro Santo Padre Nicola V. Il suo cuore ha cessato di battere verso le due del mattino. HABEMUS PAPAM‼ L’assemblea della Curia ha l’onore di farvi sapere che il nuovo papa si chiama Eugène V. Maggiori informazioni vi saranno comunicate durante la giornata.

    Fratello Norv si ritirò in direzione della sala della Curia.




    Testimonianze
    Sgan a écrit:

    Che il Signore accolga Nicola V alla sua destra. Noi piangiamo questo grande uomo, che ha saputo donare alla Santa Chiesa Aristotelica il posto che occupa oggi.

    Lunga vita a Eugène V



    Arathornf a écrit:

    Preghiamo perché Aristotele e il Signore accolgano Sua Santità Nicola V come merita.

    Lunga vita al Sovrano Pontificio Eugène V!

    Che noi possiamo vedere sotto il suo regno la Chiesa Aristotelica crescere e risplendere in tutti i Regni!



    Pater San Giovanni a écrit:

    Ci ricorderemo di Papa Nicola V come di qualcuno che ha saputo condurre un’azione visionaria e coraggiosa. Ha compreso sul finire del suo mandato che una evoluzione della nostra Chiesa era necessaria, come è sotto il suo regno che un seminario di ricerca teologica per imbastire il futuro della Santa Chiesa Universale Aristotelica è stato avviato; così i primi lavori cominciarono a Noirlac. In questo giorno siamo tutti carichi di tristezza, che riposi in pace. Lunga vita a Eugène V.



    Inorn a écrit:

    Nicola V ha donato molto alla Chiesa soprattutto attraverso numerose bolle. Il suo nome resterà nella storia come quello di un costruttore della Chiesa Aristotelica. Deve essere canonizzato e elevato al rango di santo.

    Che Eugène V, nuovo Sovrano Pontificio, possa continuare le azioni del suo predecessore.



    elemval a écrit:

    Il Signore ha richiamato uno dei suoi più ferventi servitori. Egli giunge al fianco del fu Gran Maestro dell’Ordine dei Templari Isenduil. La Chiesa Aristotelica perde dei grandi uomini. Habemus Papam, la vita continua. Lunga vita a Eugène V.



    Abysmo a écrit:

    Che riposi in pace.



    Gedeon a écrit:

    Che il nostro defunto Santo Padre Nicola V riposi in pace nella luce di Dio, poiché Egli lo ha richiamato a Sé.

    Che il regno di Eugène V sia lungo e prospero per la Chiesta Aristotelica e tutti i suoi fedeli!

    Habemus Papam!



    Escalier_Dur a écrit:

    Che la mia spada esca dalla terra, che la mia armatura brilli di mille fuochi, che i miei amici e cari che sono mancati trattengano la loro lama, io Escalier_Dur. Protettore e difensore della Chiesa, baluardo supremo del nostro buon Papa, mi rimetto al giudizio divino, che Sua Santità riposi tra i Santi, che sia santificato e seduto alla destra di Dio. La battaglia che ha saputo condurre durante tutta la sua vita merita oggi che i suoi pellegrini gli rendano grazia... mi prostro davanti alla vostra pietra rombale, Mia Signoria, e tra gli abissia sappiate che ma mia anima sarà sempre presente...!


    Cesarion a écrit:

    Signore, benedici il papa Nicola V e accoglilo nel tuo grande Paradiso. Dio vi benedica!



    Tradotto da Eleandir


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MessagePosté le: Ven Juil 28, 2023 3:06 am    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Agiografia di San Cesarino della Rovere alias Segalello




    L’infanzia

    Cesarino nasce ad Albenga nella Repubblica di Genova nel 1420 da una modesta famiglia di mercanti. All’età di soli 5 anni era solito rifugiarsi lungo la costa ligure ad ascoltare i suoni della natura e per sentire i suoi odori. Venne educato alla preghiera fin da subito e la sua fede fin dall’infanzia si sviluppò in lui.
    All’età di 15 anni nel 1435 divenne subito Accolito presso la parrocchia di Albenga dove già da tempo serviva la messa a Padre Francesco di Savona che dalla sua nascita lo aveva sempre accudito con scrupolosità seguendo gli insegnamenti di San Domenico, predicando la povertà e l’umiltà nel servire il prossimo. Negli stessi anni fonda una compagnia di Poetica presso la stessa città di Albenga, ove sono ancora visibili le sue opere e i suoi testi poetici.
    Nel 1437 entra nel Convento di San Domenico dove ben presto la sua vocazione verrà premiata con l’elevazione a Sacerdote.

    La vita sacerdotale e l’elevazione a Vescovo

    Segalello, era ancora giovane dalla sua entrata al Monastero di San Domenico, ma la sua spiritualità e vocazione andavano sopra tutti gli altri Confratelli Domenicani.
    Cosi’ dopo anni ed anni di ritiro in preghiera e di sacrifici, venne ordinato Sacerdote e Parroco di Albenga il 25 maggio del 1455 da Sua Eminenza il Cardinale e Arcivescovo della Repubblica di Genova Dagoberto II d’Altavilla.
    Le prediche di Padre Segalello e il suo infinito carisma di bontà e pace valsero la sua elevazione a Vicario Diocesano di Genova il 19 ottobre del 1456, vista la malattia del Cardinale Dagoberto.
    Egli già da Vicario dell’Arcivescovo divenne un punto di riferimento per la vita di ogni parroco ed una guida fondamentale per lo sviluppo della Chiesa Aristotelica.
    Segalello mostrava al popolo di essere un uomo di estrema bontà con i poveri, malati e bambini, questo lato venne doppiamente dimostrato durante la “Crisi di La Spezia” nella quale un gruppo di fanatici Averroisti minacciavano la guerra alla città e alla Chiesa stessa che in quella terra era retta da un giovane Diacono spaesato e alle prime armi.
    Il Diacono come logico che sia si affidò all’aiuto dell’ormai Monsignor Segalello il quale con il suo tempestivo intervento salvò la città, la Repubblica e la Chiesa aristotelica genovese.
    Tutti coloro che vennero distrutti dalla forza delle parole di quest’uomo quest’oggi sono esempi di fede per i giovani e quel povero diacono adesso è un Prelato affermato a Roma.
    Il 15 aprile del 1457 dopo le dimissioni per motivi di salute del Cardinale Dagoberto II , Segalello venne elevato alla Dignità Vescovile, Egli adesso era il nuovo Pastore del popolo genovese, degno successore del cardinale.

    La morte

    La vita da Arcivescovo di Genova se pur breve fu intensa per Segalello, l’Arcidiocesi con un lungo lavoro di catechesi stava tornando a fiorire, aveva un consiglio diocesano molto attivo e ben disposto al lavoro, ma la guerra imperversò nel Nord dei Ducati Italici, cosi’ come la malattia di Sua Eccellenza.
    Egli fino alla fine non volle mollare le sue responsabilità e quell’incarico voluto da Dio. Le sue condizioni fisiche giorno dopo giorno peggioravano, a malapena riusciva a camminare, i suoi fedelissimi Padre Alessandro e Padre Tacuma non lo lasciarono mai da solo soprattutto in quei momenti cosi’ drammatici della “guerra Padana” e della sua lenta scomparsa da questo mondo.
    Volle fino alla fine scrivere sapere di ciò che avveniva, il suo Vicario lo teneva sempre informato benché Egli fosse immobile sul suo letto, cosi’ logorato dal dolore, ritornò alla Casa del Padre, era il 15 Luglio del 1457.
    Il corpo di Cesarino della Rovere detto “Segalello” è posto nella Cattedrale di San Giorgio a Genova.

    I miracoli

    La vita santa del Beato Segalello è circondata anche da testimonianze diverse sui suoi miracoli. Alcuni di questi miracoli sono attestati con ferma determinazione da testimoni oculari, ora scomparsi (come per il primo miracolo); altri miracoli (come il secondo e il terzo qui di seguito riportati) ci sono testimoniati da persone che lasciarono alcune lettere circa questi fatti prodigiosi.

    Primo miracolo
    In assoluto, il primo evento straordinario di cui ci giungono leggende, sembra sia avvenuto durante la crisi Averroista a Spezia, quando Segalello, durante il colloquio con il teorico della fazione eretica, pose la sua mano sul capo dell’averroista e questa prese fuoco dal niente.
    Il gesto fu interpretato in modo forte e chiaro: per il popolo, la fiamma indicava la sua estrema forza interiore nel riuscire a portare sulla retta via gli eretici. Nei racconti di coloro che furono testimoni al tempo, viene ricordato come segno dell’evento sulla persona del Beato, che egli rimase, per quasi tre mesi, con una benda sulla mano destra.
    Secondo miracolo
    Purtroppo nessuna conferma scritta ci è giunta di questo miracolo, ma tanta è la fede nella santità del Beato che molteplici sono invece le testimonianze scritte e riportate da testimoni, circa il suo primo vero miracolo, avvenuto proprio un istante prima di morire.
    Infatti, poco prima di morire, il Beato, rivolto al suo vicario, disse: “Non appassire mai, lotta sempre!”. E, nel momento stesso in cui spirò, la pianta posta sulla tavola vicino al letto appassì inesorabilmente davanti agli occhi del vicario.
    Terzo miracolo
    A conferma delle ultime parole del Beato e come evento conseguente e pubblica prova del secondo miracolo, durante la messa per la festa del santo, il 15 Luglio dell'anno di Grazia 1463, nella Cattedrale di Genova, ci fu la prova della sua santità e un nuovo e definitivo miracolo che conferma la fama, le leggende e le testimonianze attorno alla sua persona.
    Durante quella celebrazione, infatti, una donna, di nome Amedea, che, nata con la mano sinistro menomata - si presentava, difatti, a forma di uncino e di color nero -, fu completamente sanata e, quale ulteriore prova dell'intervento celeste, i fiori presenti nella cattedrale, che a causa della calura estiva erano appassiti, sbocciarono in tutto il loro splendore. Questo fatto, visto e testimoniato da molti, nobili e popolani, porterà in seguito anche alla conversione alla vera fede di don Granchio della Granseola, uomo fuorviato dall'eresia averroista, che chiese il battesimo dopo un periodo di riflessione e formazione.

    Ecco le testimonianze che sono state raccolte:


    Citation:

    Fenice a écrit:

    Stavo celebrando nella Cattedrale la festa del Beato Segalello, quando la cerimonia venne bruscamente interrotta da alcuni avvenimenti inaspettati, che destarono timore, meraviglia e anche qualche disordine. I fiori che adornavano la chiesa, appassiti per il gran caldo, fiorirono inaspettatamente, e una donna del popolo, Amedea, che tutti conoscevamo per una deformità fisica, una mano a uncino, mostrò la mano perfettamente guarita.
    Nella confusione che seguì, un uomo, Granchio, fece delle affermazioni contro la Fede e la Chiesa, parlando di “reliquie averroiste” e provocando la reazione indignata dei presenti.
    Qualche tempo dopo, il suo cuore venne toccato dall'Altissimo, e riconoscendo il miracolo compiuto dal Beato Segalello durante quella cerimonia, Granchio manifestò l'intenzione di essere battezzato, seguì il catechismo e proclamò la propria fede aristotelica ricevendo il battesimo.
    Una guarigione fisica e una spirituale... due forti segni mandati dall'Altissimo tramite il Beato, per indicare a Genova e alla comunità tutta la necessità di guarire ritrovando e rinnovando la Fede.


    Citation:
    Illustrissime Eccellenze, ecco quello che ricordo con chiarezza

    Era il giorno 15 Luglio 1463 una giornata assolata.
    Nella cattedrale di Genova si tenevano le funzioni e i festeggiamenti in onore del Beato Segalello.
    Una donna conosciuta a Genova, offesa in una mano fin dalla nascita dopo le letture levò un grido di spavento e stupore.
    La sua mano scura ed uncinata aveva assunto un aspetto normale, le dita si erano distese ed avevano un colorito roseo e naturale, si muovevano nello stupore della donna e di tutti i presenti che l'avevano sempre vista menomata in quell'arto.
    I fiori che abbellivano la cattedrale e che erano appassiti per la calura estiva ebbero all'improvviso una seconda magnifica fioritura, tutti i boccioli si schiusero riempiendo l'aria con i loro profumi.
    Ecco Vostre Eminenze questo è quello che ho visto e udito quel giorno

    Maria Ginevra IV Carroz
    Baronessa di Gavi e di Pietra Ligure
    Cavaliere di Benemerenza e Cavaliere di Merito della Repubblica Genovese.


    Citation:
    Da Robyn , Madama trottola di Ventimiglia

    Quella mattina del 15 luglio del 1463 mi ero recata nella cattedrale insieme a mia madre Martina Dei Lante detta Tinar , mia sorella Silvia Anna detta Pegasovola7 e mio fratello Demhon per la celebrazione in onore al Beato Cesarino Segalello.
    La cerimonia era molto sentita a Genova perché in molti avevano conosciuto il beato e sarebbe stata descritta in chiesa tutta la vita del vescovo.
    Mentre mia madre mi sussurrava che il vescovo era stato una persona davvero speciale cominciammo tutti ad udire delle grida.
    Notai quindi una giovane che avevo visto entrare in chiesa all'inizio della funzione e che mi era sempre rimasta impressa per via di un difetto grave in una delle mani, non ricordo ora se era la sinistra o la destra, che la faceva restare inerte e in un strana posizione innaturale.
    La ragazza sembrava terrorizzata e gridava di vedere la sua mano.

    Noi tutti avvicinandoci a lei, rimanemmo molto sorpresi vedendo la sua mano inutilizzabile che era diventata normale come l'altra.
    Mentre la giovane ci faceva vedere il suo arto risanato ricordo un altra cosa: i fiori mezzi appassiti dal caldo nella cattedrale erano di nuovo perfetti, come appena colti.

    Ora non so se è stata la suggestione ma avvicinandomi alle povere spoglie del beato mi è sembrato che mi sorridesse e muovesse impercettibilmente un occhio ma forse era stata solo la luce della candela che si era mossa col movimento delle persone intorno a me.

    Poi ci fu solo della confusione, dei tafferugli e la giovane miracolata voleva uscire dalla chiesa e ricordo di averle detto di restare, quindi io e la mia famiglia ci mettemmo accanto a lei per proteggerla.
    Poi ci fu di nuovo la calma in chiesa e restammo tutti fino alla fine della cerimonia.



    Citation:
    Mi accingo a raccontare quel che ricordo di una giornata afosa di Luglio, dello scorso anno.

    Si celebrava a Genova, nella cattedrale, il Beato Cesarino "Segalello" della Rovere, le cui reliquie sarebbero state esposte al pubblico di fedeli riunitosi per la festa.
    Come aristotelica, nonchè nipote di Cesarino, mi recai anch'io in cattedrale per onorare il Beato ed assistetti alla funzione.

    L'aria che si respirava era serena, una luce colorata entrava dai rosoni delle finestre, Monsignora Fenice con i suoi assistenti leggeva e parlava della vita del Beato, quando un urlo di donna irruppe nella Chiesa.

    In molti potemmo assistere a quello che sicuramente è stato un miracolo.

    La donna, conosciuta a Genova per la sua malformazione ad una mano, era come pietrificata, attorniata da gente incredula di ciò a cui stava assistendo.
    I rami tenuti dalla donna, durante la celebrazione, iniziarono infatti ad appassire, scomparendo poi del tutto dalla sua mano uncinata, che, miracolosamente e contemporaneamente, prendeva a guarire ed assumeva un aspetto normale.
    Nello stesso instante, i boccioli di fiori sparsi in cattedrale cominciarono a fiorire e poi, poi fummo tutti un po' presi da smarrimento, non capendo cosa stesse avvenendo. Fa sempre un po' paura ciò che non si conosce.

    Ricordo la calca della folla attorno alla donna e Monsignora Fenice che la prese con sé, calmando gli animi dei fedeli.

    Ecco questa è la mia testimonianza di ciò che accadde quel giorno di Luglio 1463 e dell'ennesimo miracolo del Beato Segalello.


    Skappa della Rovere de Montemayor


    Citation:
    Ricordo bene quella giornata in Cattedrale che celebrava la vita del beato Cesarino Segalello.
    Ricordo che la mia attenzione fu attirata dalle grida di una giovane persona.
    Le guardie si allertarono ma non fu nulla di grave. La donna nota da tempo per avere la mano uncinata mostrava incredula la sua mano. Il suo aspetto era cambiato, quella mano appariva improvvisamente normale.
    Ricordo ancora che tutti rimanemmo esterrefatti di fronte a tale evento.

    Nicolas Aleramico Imperiale

    Visconte di Oneglia
    Visconte di Capraia
    Cavaliere di Benemerenza della Repubblica di Genova


    Citation:
    Venerenera – testimonianza

    Durante la celebrazione per il Beato Segalello, esattamente il 15 luglio del 1463, in Cattedrale successe un avvenimento incredibile.

    Fra di noi c'era anche una fanciulla che il destino aveva creato con una mano uncinata, mentre eravamo assorti nella preghiera si sentì un urlo, tutti ci girammo a guardare cosa potesse essere mai successo.

    La fanciulla urlava:

    Guardate la mia mano...guardate la mia mano!!!!

    Stupefatti notammo che la sua mano era guarita, non era più uncinata e i fiori, che stavano avvizzendo per il clima torrido, erano tornati freschi come appena colti.

    Si alzò un unico grido:

    Miracolo..Miracolo!!!!

    Il Beato Segalello ha fatto un miracolo...!!!!

    Monsignora Fenice, anche lei strabiliata dal fatto appena vissuto, ci invitò tutti alla preghiera per ringraziare il Beato Segalello per ciò che ci aveva fatto assistere e alla guarigione della fanciulla.




    Citation:
    Su di Lui:
    Alessandro III giarru a écrit:
    Tanti uomini meritano, ma Egli era l'esempio vivente di Santità tra la gente.


    Tacuma a écrit:
    Fu nella sera del 25 febbraio 1457 , passeggiando in una Spezia deserta ed infreddolita con S E Segalello, che capii di aver trovato il quid mancante della mia anima. La mia strada era stata segnata, e l'incontro non casuale con don Cesarino Segalello era stato la luce che tale strada aveva illuminato.
    Lo ascoltavo parlare mentre lo spirito tornava a nuova vita dopo anni di silenziosi travagli e le sue parole lentamente indicavano il mio sentiero allorché mi aiutava nella mia strada verso il Signore "...Dio è tutto, dio sa tutto, è onnisciente ed onnipresente dio è ovunque.
    Sposta una foglia e li Lo troverai, guarda verso il cielo e ti apparirà".


    Queenofdarkness a écrit:


    "Come non ricordarlo...
    Fu punto di riferimento e modello da seguire per molti ingauni e non solo...
    Persona di grande carisma, profonda umanità, umiltà e rara saggezza, conosciuto da tutti nella Repubblica di Genova.
    A nessuno ha mai negato una parola buona, un gesto d'affetto e il suo sostegno.
    Fu modello esemplare di virtù e rettitudine,la sua scomparsa generò un profondo vuoto nella comunità religiosa della sua natìa città.
    La sua luce continua a splendere nel cuore di chi l'ha conosciuto e ha condiviso con lui alcuni momenti della propria vita."

    Katherine Kirsten "Queenofdarkness" Saint-Claire,Suddiacono di Albenga


    Vittorioveneto a écrit:


    Monsignor Segalello fu per molti una guida spirituale di alta levatura morale, tanto che tuttora, a Genova, coloro che lo conobbero continuano a considerarlo persona saggia e di valore. Il suo contributo alla Chiesa Italica fu grande e molte tracce dei suoi atti permangono all'interno delle sale ecclesiastiche, dove era solito trascorrere il suo tempo. Il suo Arciepiscopato non fu lungo, ma fu sufficiente per elevare il popolo di Genova ad un maggiore grado di spiritualità.

    Monsignor Vittorio "Niceforo" Veneto Asburgo d'Argovia
    Arcivescovo di Genova


    Heldor a écrit:
    Umile fra gli umili e padre tra i padri,
    ecco cosa ricordo di Segalello, mio confratello della prim'ora domenicana, infaticabile operatore de e per la fede aristotelica, che come pochi altri hanno saputo fare nella storia del clero italico ha preso in mano una situazione disperata per riconsegnarla alla storia come un trionfo.


    Lady_dany a écrit:
    Io come raccoglitrice della sua eredità presso la sua parrocchia natìa di Albenga non posso fare altro che dire che non potrò mai raggiungere la sua levatura morale e spirituale

    Persona di una saggezza senza pari e della quale si può dire che rappresentasse un baluardo evidentissimo, per tutti, di quello che significasse vivere appieno le virtù aristoteliche



    Citation:
    Sue parole:

    Sull'annullamento del matrimonio, il rimprovero di Segalello:

    Segalello a écrit:
    Per problemi non del tutto dipendenti dalla nostra volontà, quali la scarsità delle vocazioni e del personale, lo spaventoso aumento delle richieste, la guerra in atto ed altro, il tribunale Episcopale di Genova attualmente non è in grado di prendere in considerazione alcuna richiesta di annullamento di matrimonio
    Noi come Arcivescovo ci rammarichiamo che un simile sacramento venga tuttavia preso così alla leggera da richiedere il suo annullamento spesso senza una dovuta giusta motivazione et avvisiamo la popolazione tutta che anche quando le richieste troveranno accoglienza, non saremo certo teneri nei confronti di coloro che non hanno il giusto rispetto della Chiesa e dei suoi sacramenti.


    Sulla forza della conversione
    Durante la crisi averroista a La Spezia, Segalello, allora giovane vicario, convertì molti eretici. A chi gli chiedeva se bisognasse avere fiducia nei nuovi convertiti, rispose:

    Segalello a écrit:

    "Accogliete coloro che non vivono nella parola del Signore, poiché un peccatore che si converte ha la forza di mille uomini nati nella fede!"


    Sulla via della fede e della luce
    Un giorno, mentre si trovava nel Monastero di San Domenico, Segalello si trovò a contemplare l'alba dall'alto del colle del Monastero. Si volse allora verso i monaci che erano con lui e disse:

    Segalello a écrit:

    "Vivere in pace ed armonia è la via per la fede, la fede è la via per la luce e la luce è la più alta espressione dell'Altissimo."



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MessagePosté le: Ven Juil 28, 2023 3:08 am    Sujet du message: Répondre en citant

Citation:

    Agiografia di Santa Wilgeforte di Torretta-Granitola


    Vita della beata Wilgeforte di Torretta-Granitola



    I. Prima dell’arrivo nel Regno di Francia – infanzia e istruzione –


    Dell’infanzia e della prima giovinezza di Wilgeforte sappiamo poco.
    Mentre è di pubblico dominio che era di origine siciliana, nessuno, salvo errore, può pretendere di conoscere il motivo della sua emigrazione nel regno di Francia. Secondo Sua Eminenza Seriella de Bernouville, Wilgeforte si sarebbe espressa su tali motivi in confessione con Sua Eminenza il compianto Jehan Méléagant, che ha portato il segreto con sé nella tomba. Dopo varie supposizioni, si scopre però che la pista più probabile è quella della tragedia familiare, che però finì per essere abbandonata, dato che Wilgeforte visitava regolarmente il suo castello di famiglia durante le poche vacanze che si concedeva. Ma solo tre persone possiedono la verità per sempre: il defunto Jehan, la defunta Wilgeforte e il Creatore.

    Ma basta con le congetture, concentriamoci su ciò che è acclarato.
    Wilgeforte proveniva da una nobile famiglia siciliana, la cui origine si perde nella notte dei tempi. Ha ricevuto l'educazione tipica di tutte le ragazze della nobiltà in queste contrade ed è stata, fin dalla più tenera età, istruita nell'arte, nell’aristotelismo e nelle lingue antiche e moderne (a sedici anni parlava perfettamente quattro lingue: siciliano, francese, latino e inglese). E’ anche dalla sua formazione (almeno in parte) che deriva il dono che la caratterizzava così fortemente: quello di rimanere di marmo in ogni circostanza. E’ infatti una tradizione nei regni del sud, di reputare che una donna, per essere irreprensibile, debba nascondere tutti i sentimenti personali.


    II. L’arrivo nel Regno di Francia – primi passi da chierico


    La prima città francese che Wilgeforte scoprì è Vienne, capitale religiosa dei ducati del Delfinato e di Lione. Non sappiamo con certezza se sia stata la città in sé, l'arcivescovo Jehan Méléagant o l’allora diacono Gabriel Cornedrue de Culan che hanno motivato la sua decisione, ma è certo che Wilgeforte interruppe il suo viaggio (che avrebbe dovuto portarla in tutto il regno) e si stabilì a Vienne. Da notare che il suo domicilio ufficiale francese è rimasto a Vienne dal principio alla fine della sua carriera ecclesiastica – il suo trasferimento ad Avignone non era ancora terminato alla sua morte.
    Il suo primo atto ufficiale è stato quello di far confermare il suo battesimo dall'allora diacono Gabriel Cornedrue de Culan.

    Con l’elezione a vescovo di Ginevra di Gabriel, la città di Vienne si trovò priva di qualsiasi chierico. Affranta da questo stato di cose, Wilgeforte propose all'Arcivescovo Jehan di organizzare letture del Libro delle Virtù in chiesa, in modo che il santo edificio non rimanesse deserto.
    Questa semplice richiesta riveste una particolare importanza nella vita di Wilgeforte: è proprio in questo momento che Jehan scoprì il potenziale incommensurabile della nuova arrivata siciliana. Egli accettò, ma soprattutto la incoraggiò a candidarsi per il posto di ambasciatore apostolico. Wilgeforte in un primo momento rifiutò, dicendo di non averne la stoffa, poi, su insistenza del vecchio cardinale, accettò e prese la via di Roma.


    III. Roma – la folgorante ascesa in seno alla gerarchia


    Determinata a sfruttare al massimo il suo soggiorno nella Città Eterna, Wilgeforte offrì i suoi servigi al Sant'Uffizio, dove fu presto nominata scrittore. Fu poi nominata Ambasciatrice Apostolica. Poco dopo queste due nomine quasi contemporanee, altri due eventi avvennero nello stesso tempo: chiamata rispettivamente da Sua Eminenza Vincent Diftain, Cancelliere del Sant’Uffizio Romano, e dal compianto Monsignor Giacomo Borgia detto "Marves", allora Protonotario della Nunziatura Apostolica, Wilgeforte si vide offrire il posto di Segretario della Congregazione del Sant’Uffizio Romano e di Segretario apostolico francese del nord.

    Così iniziò questa carriera straordinaria che tutti conosciamo. I detrattori di Wilgeforte le rimproveravano eternamente questo accumulo di incarichi e tacciavano di orgoglio questa costante “volontà” di promozione. Ma è proprio in questa ultima critica che si sbagliano: Wilgeforte non aveva alcun desiderio per le promozioni. Ogni volta che accedeva a una nuova responsabilità, era perché le era stato chiesto di accettarla. Ella ha raccontato ad alcuni parenti di essere stata nominata al suo posto principale, Prefetto del Sant’Uffizio Romano, senza che neppure le fosse stato chiesto prima il suo assenso. E’ evidente – coloro che l’hanno vista in tale veste lo sanno – che non avrebbe mai rifiutato una simile offerta, ma è certo che ella soffriva, senza darlo a vedere, del fatto che le venisse attribuita questa ambizione, della quale in realtà ella era del tutto priva.

    In un lasso eccezionalmente breve di tempo, Wilgeforte è stata nominata: scrittore del Sant’Uffizio Romano, Ambasciatrice Apostolica nel Delfinato, segretario del Sant'Uffizio romano, segretario apostolico francese settentrionale, Teologo del Sant’Uffizio Romano, missa inquisitionis, prefetto del Sant’Uffizio romano, prefetto di Villa San Loyats, segretario generale apostolico francese. Si noti che questo non significa che Wilgeforte abbia trascurato i suoi impegni locali: ella è stata nominata vicario parrocchiale e diocesano a Vienne, professore e vice decano del seminario di S. Antonio.


    IV. La sua personalità


    Se la sua carriera è un elemento che ci permette di definire bene Wilgeforte, ce n’è uno che la definisce meglio di ogni altro: il suo carattere. In un’istituzione formata da una maggioranza schiacciante di uomini francesi, la Siciliana esplose rapidamente grazie alle sue prese di posizione nette, spesso al limite dell’impetuosità. Ma genere e origine non sono sufficienti a giustificare l'imperitura memoria che ha lasciato in tanti uomini: c'era qualcosa di intrinseco in lei che ne ha segnati alcuni per sempre.

    Wilgeforte non lasciava indifferente assolutamente nessuno. Fossero collaboratori, subalterni o superiori, tutti possono essere classificati in due categorie distinte: quelli che l’adulavano qualsiasi cosa facesse e chi non tollerava che il suo nome fosse pronunciato in loro presenza. Questo fatto si spiega abbastanza facilmente.
    In primo luogo è ovvio che alcuni prelati francesi non vedessero di buon occhio l'ascesa di una donna siciliana, ed è quasi certo che il suo dinamismo unito all’incessante iperattività dovesse ben fare ombra a certi sacerdoti caduti nell’accidia.
    Ma ciò che piaceva e dispiaceva più di tutto è stato senza dubbio l'anti-mielosità di Wilgeforte. In effetti si insegna ai chierici – e questi applicano molto bene quelle lezioni - ad essere misurati e consenzienti in ogni momento. Wilgeforte, lei, non sorrideva mai, non esitava mai a commentare ciò su cui aveva un parere – e Dio sa su quante cose aveva un parere –, riteneva che i suoi subordinati fossero lì per eseguire attività definite da lei stessa, ecc. Questa visione ebbe due conseguenze inevitabili: la prima è che Wilgeforte è stata uno dei chierici più efficaci che la Chiesa abbia mai posseduto, e la seconda, che Wilgeforte si faceva un amico o un nemico per la vita dal primo momento in cui rivolgeva la parola a uno sconosciuto.

    Un altro aspetto della personalità di Wilgeforte è la sua freddezza, la distanza estrema che teneva in ogni momento. Un chierico l’ha descritta così: "Sotto la sua maschera di ferro, nessuno sapeva quale fosse lo scopo di questa donna imprevedibile, il cui potere superava quello di alcuni cardinali, sebbene lei non fosse neppure vescovo. C'era un’atmosfera, intorno a lei, composta di cieca ammirazione, stupore e terrore. Era veramente fatta di un’altra materia rispetto a noi".

    La sua educazione meridionale le aveva insegnato, infatti, come abbiamo già detto, a non lasciare mai intravedere le sue intenzioni e i suoi sentimenti. Era solo quando apriva bocca che si capiva cosa avesse in mente. Il contrasto tra la freddezza, la dissimulazione fisica e la rudezza, e la perentorietà dei suoi interventi, era sorprendente.

    E’ straordinario misurare la portata dell’impronta che questa giovane donna, che fu vescovo per poche settimane e frequentò Roma per pochi mesi, ha lasciato in questo mondo di uomini. La maggior parte delle persone che la circondavano ci assicurano che non la dimenticheranno che alla loro morte; quelli che le furono vicini affermano che la ricorderanno anche nel Paradiso Solare.


    V. La sua fine enigmatica e il miracolo


    Nel luglio del 1458, un annuncio di rapimento e una richiesta di riscatto vennero affissi nel bel mezzo della Piazza di Aristotele. Questo doppio annuncio ha stranamente coinciso con la scomparsa improvvisa di Wilgeforte dalla Città. La curia si affrettò a negare, senza specificare i motivi per l'assenza di colei che era al centro dell'amministrazione romana. Pochi giorni dopo, è stato affisso un secondo avviso dello stesso tenore, precisando, inoltre, che i cardinali avevano mancato l’appuntamento per il pagamento del riscatto.
    E’ stato solo a metà settembre che l'avviso ufficiale di morte è stato reso pubblico dall’arcidiacono di Roma, affermando ancora una volta che la teoria del rapimento era grottesca, essendo Wilgeforte apparentemente morta dopo una lunga malattia. Solo alcuni cardinali romani ai massimi livelli possono sapere che cosa è realmente accaduto

    Solo pochi giorni dopo l'annuncio ufficiale della morte, come se avesse voluto aspettarlo, o come se avesse voluto confermare la negazione dei Cardinali, Wilgeforte ha operato il suo miracolo. Durante l'intronizzazione di Tibère de Plantaganet, nuovo connestabile romano, una colomba ha versato dell'acqua santa sul volto di Cyril Kad d’Azayes, guarendolo dal male da cui era stato colpito da tempo immemorabile: le verruche. Per siglare l'atto, la colomba ha deposto una rosa tra due leoni araldici, riproducendo così l’emblema dei Torretta-Granitola, la famiglia di Wilgeforte.
    E’ questo evento, che evidentemente non sarebbe stato in grado di prodursi, se non con l'aiuto dell'Onnipotente, che ha aperto gli occhi sulla natura santa di quella che avevamo precedentemente considerato una semplice mortale.


    VI. Il secondo miracolo – La seconda rosa della santità


    Il giovedì 15 agosto dell'anno di Orazio 1461, l'arcivescovo di Avignone fu ordinato e intronizzato nella cappella Santo-Nicolas-V da monsignore Yvon-Ulrich di Borgia, arcivescovo di Lione e primate della Francia. Durante questa cerimonia, l'ordinando, l'officiante e tutte le persone presenti furono testimoni di un miracolo della santa Wilgeforte.
    Il nuovo arcivescovo aveva preso l'abitudine , dalla sua adolescenza, di nascondere il suo viso con una spessa tonaca a cappuccio ampio. Eletto arcivescovo, esitava a lasciarla per adottare degli abiti più adatti al suo nuovo stato. Non aveva ancora deciso quando la cerimonia iniziò e fu la santa Wilgeforte stessa che lo aiutò: ella inviò una colomba miracolosa che prelevò il cappuccio. Come all'epoca del miracolo sulla verruca di Cyril Kad, la colomba non mancò di lasciare una rosa fra due leoni, che riproduceva lo stemma della santa. una rosa fra due leoni, che riproduceva lo stemma della santa.



    VII. Lei ha detto


A uno scrittore appena nominato che si interrogava sulla propria gestione delle risorse umane a écrit:
Un piccolo aiuto non ha mai fatto male a nessuno.

Al funerale del defunto Sua Eminenza Jehan Méléagant a écrit:
E’ morto oggi un uomo che faceva onore all'Uomo.

A Thomas d’Azayes, quando ha annunciato la formazione del suo dossier di domande per l'assegnazione di un vescovado In Partibus, costituzione proposta da Wilgeforte e che il lescuriano aveva inizialmente rifiutato prima di arrendersi a écrit:
Prrrrt.

Proprio quando egli si è presentato nelle sale della Santa Inquisizione pochi giorni dopo l'assegnazione del vescovado In Partibus di Betlemme a écrit:
Che posso fare per voi, caro pensionato? Un mazzo di carte per riempire le vostre giornate? Alcuni pannolini per i vostri problemi di incontinenza? Una nuova dentiera?

Agli scrittori che si congratulavano con lei per la sua nomina a prefetto del Sant’Uffizio romano a écrit:
Basta sbavare, fratelli miei, al lavoro! e di corsa anche!

Quando venne a sapere dello scisma in Angiò (ella fu poi incaricata di occuparsi di questa triste vicenda congiuntamente dall’Inquisizione e dalla Nunziatura) a écrit:
Gli romperemo le *****.
(La sua lunga permanenza a Roma alla fine le ha fatto perdere un po’ dell’educazione che aveva ricevuto, come evidenziato da questo aforisma di una volgarità che noi deploriamo.)

A Sua Eminenza il Grande Inquisitore Clodeweck di Montfort-Toxandrie, in occasione di una visita di Thomas d’Azayes, che era arrivato portando un paio di bottiglie di succo d'uva a écrit:
Ci scoliamo un buon rosso, Clo?

A un chierico che la accusava di mancanza di fiducia negli esseri umani a écrit:
Se tu avessi vissuto quello che ho sperimentato, capiresti perché do così spesso l'impressione di non fidarmi degli esseri umani. Sia lo studio teologico che la mia vita quotidiana mi fanno pensare che l'uomo sia ancora più lontano dalla perfezione divina quanto generalmente si creda.


    VIII. Hanno detto di lei


Monsignor Navigius di Carrenza a écrit:
E’ una maniaca del lavoro e una maniaca dal potere. E a noi piace così.

Monsignor Nathaniel de La Bioll a écrit:
Sempre competente, anche se a volte astiosa.

Sorella Feuilllle, teologo del Sant’Uffizio Romano a écrit:
Monsignor Wilgeforte era sempre disponibile a rispondere alle richieste di informazioni, ma ciò che secondo me la caratterizzava di più è che lei ha sempre lasciato il libero arbitrio, come auspicato dal nostro Dogma, vale a dire che Lei non ha mai forzato nessuno a una qualsiasi decisione. La sua grande neutralità di fronte ai testi proposti, la distanza controllata, la sua conoscenza del Dogma e del Diritto Canonico, hanno agito sullo Scriptorium come un motore e hanno messo in luce dei talenti oggettivamente riconosciuti, senza essere incensati o disprezzati. Questa rara oggettività ha aperto la chiesa a un arricchimento di varie Scritture, e quindi all’offerta al popolo di tutto il Regno di ciò che vi si è trovato.

Monsignor Ennio "Kemnos" Borromeo Pelagio, Primate del Santo Impero, e arcivescovo di Ravenna a écrit:
Una grande perdita. Ora sta certamente vegliando sulla Chiesa che ha amato, dal Paradiso Solare.

Sua Eccellenza Carolum Borja de Agnillo, segretario apostolico ispanico a écrit:
Wilgeforte è stata senza dubbio una delle persone più attive e più qualificate della Santa Sede. Il suo lavoro e la sua devozione sono ora ricompensati con il Paradiso Solare.

Sua Eminenza Cyril Kad d’Azayes a écrit:
Monsignore è un buon compromesso



Santa festeggiata il : 21 gennaio


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