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[IT]Il Libro delle Virtù- L'Eclissi

 
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Ignius



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MessagePosté le: Lun Déc 12, 2011 2:46 am    Sujet du message: [IT]Il Libro delle Virtù- L'Eclissi Répondre en citant


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Dernière édition par Ignius le Lun Oct 29, 2012 4:42 pm; édité 3 fois
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Ignius



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MessagePosté le: Lun Déc 12, 2011 2:50 am    Sujet du message: Répondre en citant

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    Libro dell'eclissi
    Capitolo I - « La luna »



    1 La storia che sto per raccontarvi può sembrare sorprendente, ma, quando l’avrete letta, saprete che in essa vi è molta verità.

    2 In un giorno di bel tempo, andavo a passeggio con il mio cane lungo le stradine ondulate tra i campi. Avevo appena mangiato e cercavo un angolino confortevole dove riposarmi un po’. In questo pomeriggio di maggio, il cielo era di un blu puro, vergine di qualsiasi nube. Gli uccellini cantavano e il mio cane correva tra il grano, inseguendo dei piccoli animali ben più rapidi di lui. Abbaiava con tutte le sue forze durante il suo inseguimento perduto fin dal principio.

    3 La giornata sembrava bella, ma la presenza della luna nel cielo in pieno giorno mi inquietava. Mentre il sole era il luogo destinato ad accogliere i giusti dopo il loro giudizio, la luna era il futuro luogo di supplizio dei peccatori. Il primo era chiamato Paradiso, mentre la seconda era chiamata Inferno. L'avvicinamento di questi due astri divini in pieno giorno non poteva che essere annunciatore di sciagure.

    4 Mi chinai per ammirare un piccolo fiore di campo, ma l’oscurità era tale che non riuscivo più a distinguerlo. L’oscurità, mi dissi? Come poteva esservi l’infima oscurità durante una così bella giornata, mentre il sole era al suo apogeo? Levai gli occhi al cielo e fui preso dall’orrore: la luna nascondeva ora il sole, impedendo alla divina luce, fonte di vita, di rischiarare il mondo. Solo un sinistro alone color del fuoco, che circondava l’astro della notte, testimoniava ancora la presenza dell’astro del giorno.

    5 Il mio cane smise di abbaiare. Io mi dissi, per rassicurarmi, che non era altro che uno di quegli avvenimenti cosmici di cui gli antichi avevano regolarmente documentato la presenza, e che questo sarebbe terminato in breve tempo. Ma non ne ero convinto. L’alone di fuoco dava a questa eclissi un’atmosfera angosciante. Ma finì per scomparire quando la luna completò la sua conquista del sole. Vi era un nero d’inchiostro. Anche le stelle avevano deciso di eclissarsi. Fu allora che la luna decise di contravvenire le regole della fisica.

    6 La vidi colorarsi di diverse tinte. Al centro di questo disco d’oscurità, delle macchie di colori si muovevano, come degli uccelli volteggianti nel cielo. Sembravano mostrare delle battaglie, mescolandosi le une alle altre, poi separandosi bruscamente. La malva si gettava sul blu, che scansava il turchese, mentre il verde fuggiva il rosso, esso stesso inseguito dal giallo. Poi, le macchie calmarono i loro giochi. Io non potevo distogliere gli occhi dalla luna, mentre vedevo i colori dividersi la superficie dell’astro notturno, in un tutto infine ordinato.

    7 Essi restarono così per un’eternità, mentre il mio cane gemeva, nascosto nel campo di grano. Poi le macchie di colori si levarono dalla luna, simili a vetri colpiti da una balestra. Si sarebbero detti sei raggi di luce che lacerarono il cielo in lunghi tratti. I colori si congiunsero in un vero e proprio arcobaleno, che venne a cadere ai miei piedi. Avevo davanti a me un ponte a strisce di diversi colori, il quale formava un arco che copriva la distanza che mi separava dalla luna.

    8 Io la guardai ancora e vidi che il ponte di colori vi scendeva in una vera cascata di luce bianca. Guardai poi ai miei piedi e vidi che essi erano illuminati dalla stessa dolce luce lattiginosa. I sei raggi, divisi su tutta la lunghezza del ponte, venivano a fondersi alle estremità in uno stesso biancore.

    9 Benché stretto da un’angoscia indescrivibile, decisi di posare il piede su questo arcobaleno lunare…

    Spyosu




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MessagePosté le: Jeu Déc 15, 2011 1:17 am    Sujet du message: Répondre en citant

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    Libro dell'eclissi
    Capitolo II - « La nebbia »



    1 Camminai dunque su un ponte a strisce di sei colori, con destinazione la luna, sotto un cielo d’inchiostro senza alcuna stella. Il percorso mi sembrava durare un’eternità. Ma, mentre cominciavo a disperare per la distanza che mi restava da percorrere, persi l’equilibrio. Infatti, le strisce di colori che costituivano il ponte che attraversavo si mescolarono in una sola ed unica luce bianca. Questa, come fosse acqua, cadeva sulla superficie della luna in una cascata lattiginosa. Io crollai pateticamente al suolo e, assai indispettito, mi rialzai, sbattendo via la polvere dai miei vestiti.

    2 Tutto attorno a me, vedevo una nebbia biancastra poco invitante. Vi era caldo e umido all’interno di quest’aria densa e irrespirabile. Cercavo di avanzare, ma i miei movimenti erano lenti e maldestri, tanto la nebbia sembrava aggrapparsi al mio corpo. I miei piedi affondavano nel terreno molle e viscoso. Mi trovai a desiderare che il vento si levasse per disperdere quest’aria cremosa che mi circondava. Ma questo luogo mi dava l’impressione di non aver conosciuto neanche una minima brezza dalla notte dei tempi. Era la stessa atmosfera umidiccia che regnava da allora. Credevo di trovarmi in una tomba.

    3 Fu allora che sentii una lunga lingua leccarmi il torso. Paralizzato dal terrore, restai immobile. Guardandomi attorno, cominciai a distinguere poi delle forme. Esse erano innumerevoli e rassomigliavano assai poco a degli esseri umani. Una di quelle, di taglia gigantesca, si ergeva in fronte a me, e potevo osservarne dettagliatamente la bruttezza. Interamente nudo, questo demone aveva una pelle liscia, bagnata di sudore, e delle gambe arcuate, tra le quali gli attributi della mascolinità erano ostentati senza pudore. Vidi anche che il suo petto portava gli attributi della femminilità. Speravo di scorgere un viso umano, ma, al suo posto, si trovava muso simile a quello di un serpente, dal quale usciva una lunga lingua tesa verso di me.

    4 Il mostro mi disse: “Io sono Asmodeo, Principe della Lussuria. Raffaella, Arcangelo della Convinzione, è la mia avversaria. Colui che si compiace dell’abuso dei piaceri della carne e del nichilismo più totale si aggiungerà alle fila dei miei dannati”. Non sapevo che risposta dare ad una così orribile creatura, ma essa non ne attendeva e si scostò dal mio cammino. Fu allora che vidi un lungo corridoio scavato nella densa nebbia. Non mi feci pregare per seguirlo e così scappare da quelle bestie lussuriose. Il terreno era via via meno pastoso e diveniva sempre più sabbioso. Il colore biancastro lasciava poco a poco spazio a un fosco chiarore turchese.

    5 Dopo un tempo indefinito, arrivai ad una gigantesca grotta. Dei pilastri immensi sostenevano la sua volta, che facevo fatica a distinguere, data la sua altezza. Un lago di dimensioni omeriche riempiva lo spazio. Il suo liquido, che non era turbato da nessuna onda, irradiava un fosco chiarore turchese, colorando in questo modo tutte le rocce circostanti. Nessuna forma di vita sembrava poter sopravvivere in quei luoghi. Quale fu la mia sorpresa quando vidi, tra le rocce ammucchiate lungo la sponda, delle forme oscure che si alzavano. I loro movimenti erano lenti, maldestri, e poco sicuri.

    6 Esse sembravano dover fare uno sforzo sovraumano per mettersi in movimento. Io li vedevo tutte piangere il loro stato imputridito e amorfo. Fu allora che un getto di liquido turchese si alzò dalla superficie del lago. Un’enorme creatura con la pelle squamata e una lunga coda di lucertola sorse dal liquido. Due piccoli occhi di smeraldo, che sormontavano una mascella titanica, mi fissavano. Essa mi disse: “Io sono Belial, Principe della Superbia. Uriele, Arcangelo della Generosità, è il mio avversario. Colui che pensa di poter vivere fuori dalla comunità, o di essere capace di raggiungere la condizione divina, si aggiungerà alle file dei miei dannati”.


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MessagePosté le: Jeu Déc 15, 2011 1:22 am    Sujet du message: Répondre en citant

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    Libro dell'eclissi
    Capitolo III - « La pianura »



    1 Belial tornò nelle stagnanti acque turchesi, che ritrovarono la loro inquietante superficie liscia. Osservai allora una piccola barca sulla riva. Come avevo potuto non vederla prima? La presi, non vedendo alcuno degli esseri amorfi opporsi. Remai allora per ore, i giganteschi pilastri di roccia si succedevano gli uni agli altri. Avanzai sempre più rapidamente, ma la gioia che ciò mi procurava mutò rapidamente in orrore quando mi resi conto che era soltanto perché ero aspirato in un vortice. Non potendo sottrarmi, caddi allora in fondo a quest'orifizio.

    2 Quando mi svegliai, con il corpo dolorante, vidi attorno a me un corridoio scuro. Il suolo era coperto da un tessuto morbido e caldo, il cui color malva faceva tono su tono con le ametiste che formavano le pareti. Decisi di seguire questa parte sconosciuta. Nel corso del mio tragitto, potevo ammirare mucchi giganteschi d'oro, di denaro e di gioielli lungo le pareti. Pietanze deliziose emanavano i loro profumi stuzzicanti. Creature all'aspetto umane, uomini o donne forniti di un corpo splendido si pavoneggiavano dinanzi a me. Ma vidi soprattutto molte persone, sedute, che divoravano con gli occhi questo incredibile lusso.

    3 Mi chiesi perché non si appropriavano di ciò che veniva loro offerto, ma lo capii presto. Uno dei dannati prese una moneta d'oro, ma la lasciò con un urlo di dolore. Questi dannati erano condannati ad ambire tale lusso senza mai poterne approfittare. Fu allora che intesi un rumore di ali e vidi porsi dinanzi a me una creatura erculea dalle grandi ali di pipistrello e la pelle colore di ametista. Mi disse: "Sono Satana, principe dell’Invidia. Michele, Arcangelo della Giustizia, è il mio avversario. Chi desidera beneficiare delle giuste ricompense attribuite ad altri, o che ambisce ai beni o alla felicità del suo simile, si aggiunerà alle fila dei miei dannati."

    4 Quindi, senza aggiungere altro, Satana riprese il suo volo. Io ripresi dunque il mio cammino verso la fine del corridoio, che infine riuscii a trovare. L'uscita era una piccola apertura sovrastata da un sostegno di pietre nere, dove erano scolpiti teschi. Esitai ad entrare, ma mi ricordai di ciò che c'era dietro di me e non volevo tornarci. Passai dunque questa gomena di porta e mi trovai di fronte ad una pianura che si estendeva à l'infinito. Ai miei lati, potevo vedere grandi montagne rosse che circoscrivevano con precisione i limiti di questo paese piatto.

    5 Questo ambiente poteva somigliare ad un paesaggio terrestre, ma le montagne e l'erba erano color del sangue. Il sole bruciava appena sopra la pianura. Riempiva la metà del cielo e sembrava essere attaccato alla luna. Si stagliava in una notte stellata che sembrava gravare con tutto il suo peso su di me. Osservai un vertiginoso picco blu che si innalzava in mezzo alla pianura, e raggiungeva il gigantesco astro del giorno. A suoi piedi si trovava una grande costruzione di legno. Decisi di avanzare, per raggiungere questo dito di pietra puntato verso l'alto. Ma, a metà strada, capii che non potevo raggiungerlo.

    6 Infatti, tutto attorno al picco blu, per centinaia di miglia intorno, migliaia di dannati si picchiavano come forsennati. Non avevano la minima pietà gli uni verso gli altri. Ogni occasione era buona per strappare un arto all’avversario. Quando le armi ed i pugni non bastavano più, i denti ne prendevano il posto. Allora, uscendo dalla gigantesca baraonda, un toro enorme avanzò verso me. Al di sotto dei suoi occhi iniettati di sangue, fiamme uscivano dalle sue narici. Mi disse: "Sono Leviatano, principe dell' Ira. Gabriele, Arcangelo della Temperanza, è il mio avversario. Colui che si abbandona all’odio dell'altro, o che con tutte le sue forze tenta di lottare contro la sua condizione si aggiungerà alle fila dei miei dannati.”


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MessagePosté le: Jeu Déc 15, 2011 1:30 am    Sujet du message: Répondre en citant

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    Libro dell'eclissi
    Capitolo IV - « Le gallerie »



    1 Allora, Leviatano colpì l'erba sanguigna con il suo zoccolo, e si aprì una fenditura nel suolo. Vi vidi una scala a chiocciola di pietra scendere nell’oscurità. Prendendo il coraggio a due mani, vi entrai, mentre il Principe-demone tornava al combattimento. Scesi prudentemente i gradini, poiché non c'erano luci per aiutarmi a sapere dove stessi andando ed il cammino sembrava ancora lungo. Per aiutarmi, facevo scivolare la mia mano lungo la parete, e potevo rendermi conto al contatto che era semplicemente scavata nella terra.

    2 Sussultai di paura, quando le mie dita toccarono una forma viscosa. Fu allora che la scala si riempì di un colore verdastro. Volsi il mio sguardo verso la causa del mio sussulto e vidi con disgusto un lungo lombrico uscire dalla parete. Irradiava questa luce ripugnante, come le migliaia di creature simili che uscivano esse anche della terra. Iniziando ad abituarmi su come funzionava sulla luna, mi chiesi quale peccato era punito in questi luoghi. Ottenni la mia risposta in fondo della scala a chiocciola, dove si trovavano una decina di gallerie scavate nella stessa terra, infestate di queste immonde bestiole verdastre.

    3 Alcuni dannati gonfi, che avevano difficoltà ad avanzare tanto il loro corpo era pieno di grasso, prendevano e divoravano coloro che erano alla loro portata. Trattenni la nausea, quando una nuova galleria si aprì, facendo passare la testa di un enorme e ripugnante verme di terra. Quest'ultimo mi disse: "Sono Azazele, principe dell'avidità. Galadriella Arcangelo della Perseveranza è il mio avversario. Chi approfitta del piacere delle necessità prime, che non ha la misura in ciò che è necessario alla sua sussitenza, si aggiungerà alle fila dei miei dannati”.

    4 Quindi aggiunse: "Seguimi". Arretrò e continuò a scavare la sua galleria. Io lo seguii per molte miglia, seguendo i suoi molteplici cambiamenti di direzione. Quindi, il tunnel emerse in un grande capannone di legno. Io capii che mi trovavo ai piedi del picco di pietra. Azazele, che mi attendeva vicino all'uscita, ripartì scavando un nuovo tunnel. Mi osservai attorno e mi accorsi che ero su una specie di tumulo di terra. Tutto attorno ad esso, un pozzo che sembrava non avere fondo.

    5 Ma doveva inevitabilmente averlo, poiché numerosi piloni di legno ne emergevano arrivando alla mia altezza. Alcuni dannati vi erano messi sopra. Anche in piedi, dovevano compiere difficili sforzi per mantenersi sopra e non cadere. Ma la cosa più strana era che ciascuno teneva tra le braccia tesori d’incomparabile valore e bellezza. Aggrappati a queste pesanti casse colme d'oro, a queste grandi borse piene di pietre preziose, come se la loro vita ne dipendesse.

    6 A volte, un movimento un po'meno misurato degli altri faceva cadere alcune di queste ricchezze. Coloro che facevano l'errore di provare a recuperarli finivano invariabilmente per cadere. Dal pozzo un pallido lucore giallo testimoniava le innumerevoli ricchezze che vi erano cadute, trascinando nella loro scia i dannati, dei quali nessuno sembrava voler lasciarsi sfuggire neanche una moneta. Alcuni dovevano anche essere appesi da lungo tempo, poiché le loro gambe erano atrofizzate. Ma non si lasciavano sfuggire il minimo lamento, temendo di fare cadere il loro oro nel pozzo.

    7Allora, vidi scendere dal soffitto, appeso al suo filo, un ragno gigantesco ricoperto d'oro, con migliaia di occhi di diamante. Arrivato vicino a me, mi disse: "Sono Belzebù, Principe dell'Avarizia. Giorgio, Arcangelo dell'Amicizia, è il mio avversario. Quello il cui egoismo è pari soltanto al disprezzo dell'altro si aggiungerà alle fila dei miei dannati." Quindi, senza aggiungere nulla, il Principe-demone tessé un ponte, con la sua tela, collegando la mia isola ed il bordo del capannone di legno.


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MessagePosté le: Jeu Déc 15, 2011 1:33 am    Sujet du message: Répondre en citant

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    Libro dell'eclissi
    Capitolo V - « Il picco »



    1 Al termine del ponte di tela si trovava una piccola porta di legno. Girai la maniglia, ma non si aprì. Spinsi per un po’, e alla fine cedette. Doveva essere un'eternità che non veniva utilizzata. Quando la porta fu aperta, mi trovai dinanzi ad una massa di pietra blu. Varcai la soglia ed alzai gli occhi. Il picco che avevo appena potuto osservare puntava fino al sole, che, da dove mi trovavo, riempiva il cielo intero.

    2 Non volendo restare all’Inferno per l'eternità, decisi di scalare il picco roccioso. Per ore, mi aggrappai alla meno peggio ad ogni asperità, avanzando a passo molto lento a causa della difficoltà del mio cammino. Non ero il solo a tentare questa spedizione terribile. Numerose persone penavano quanto me in questa difficile prova. Piangevano dinnanzi a questo compito sovrumano, ed alcune finivano per abbandonare.

    3 Quelli che non trovavano più la forza di continuare tentavano di ritornare. Ma era ancora più dura muoversi in quella direzione che dirigersi verso il vertice del picco blu. Tutti quelli che si erano così rassegnati finivano per lasciare la presa ed schiantarsi sul fondo con un sinistro rumore sordo. Ogni caduta sembrava indebolire la volontà dei superstiti, ma mi aggrappai alla mia volontà e continuai. Finii per trovarmi solo in questa terribile scalata.

    4 Mentre pensavo di essere arrivato a metà strada e che i miei muscoli mi facevano male da piangere, vidi una balza non lontano da me. Deliziato da questa scoperta inaspettata, mi ci diressi. Una volta arrivato alla meta, mi decisi infine ad guardare verso il suolo, per vedere quale altezza avessi scalato. Quale non fu il mio orrore quando la luna intera apparve ai miei occhi, sotto volute di fumo blu simile a nuvole. Nessuna montagna al mondo poteva essere così alta! Ero entusiasta dell'efficacia dei miei sforzi, ma mi ricordai che rimaneva altrettanta strada da percorrere fino alla vetta.

    5 Mi lasciai cadere sulla balza cercando di trovare un po’ di riposo, quando sentii piangere. Voltai la testa e vidi un vecchio uomo dalla barba irsuta che versava calde lacrime. Il suo corpo era così secco che sembrava scheletrico. Mi disse: "Sono Lucifero, Principe dell’Accidia. Silfaele Arcangelo del Piacere, è il mio avversario. Chi entra in depressione spirituale, che resta passivo, che non ha più gusto per la vita, e che ignora la sua soddisfazione si aggiungerà alle fila dei miei dannati, che mai non arrivano a raggiungere il sole."

    6 Vidi un grotta dietro lui. Mi fece segno di andare, senza dire una parola. Un lungo corridoio lastricato si dirigeva verso una porta di metallo, che presentava una strana venatura verticale al suo centro. Cercai un'impugnatura qualunque, ma non ne trovai. Dopo lunghe ricerche, finii per appoggiarmi ad un lato, esausto. Intesi allora un piccolo rumore di campanella e la porta si aprì, le due metà della porta scorsero sui lati. Sorpreso, guardai dentro e là vidi uno specchio splendido, che rifletteva come nessun altro la mia immagine.

    7 Entrai nel piccolo spazio nel quale si trovava, i miei occhi non riuscivano a staccarsene. Udii allora una voce calma dirmi: "Salite?". Mi girai, stupito da una domanda così strana e vidi una persona sorridente che attendeva una risposta. Ci trovavamo insieme in una stanza minuscola in cui solo una mezza dozzina di persone al massimo avrebbe potuto stare in piedi. Era abbastanza bene illuminata, benché la luce bianca, che scendeva dal soffitto, mi sembrasse un po'smorzata. Non sapendo cosa dire, risposi "Sì.". Allora, la persona pose il suo dito su un quadrato dove era scritta la parola "Ultimo piano". La porta si richiuse, le sue due metà si ricongiunsero, e sentii la stanza salire.


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MessagePosté le: Jeu Déc 15, 2011 1:39 am    Sujet du message: Répondre en citant

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    Libro dell'eclissi
    Capitolo VI - « Il sole »



    1 Mentre la piccola stanza dove mi trovavo con questo strano sconosciuto saliva, avevo la sensazione sgradevole di essere più pesante del solito. Ma, quando si fermò, mi sentii per un momento estremamente leggero. Non ero tuttavia né ingrassato né dimagrito durante questo breve lasso di tempo. La porta si aprì in due, come avevo visto accadere in basso. Lo sconosciuto si girò allora verso me e mi disse: "Siete arrivato". Sfoggiava un sorriso pieno di gentilezza e dolcezza. Ciò mi ridiede un po'di coraggio ed osai infine chiedergli: "Ma chi siete?".

    2 Mi rispose: "Sono il traghettatore, il solo angelo a restare per l'eternità al di fuori del Paradiso. Il mio ruolo è di accompagnare fin qui coloro che non hanno ancora fatto la scelta.". "Quale scelta?", esclamai, disorientato. Ma, senza rispondermi, esibì ancora uno dei suoi bei sorrisi e tese la mano verso l'esterno della stanza per invitarmi ad avanzare. Vedendo che non avrei potuto ottenere altre informazioni, decisi di avanzare. Una volta uscito, la porta si richiuse dietro me, le sue due parti si ricongiunsero, ed io sentii la stanza ridiscendere.

    3 Mi aspettavo di trovare un paesaggio idilliaco, ma, invece c'era di nuovo questa detestabile pietra blu che componeva il picco infernale. Era stata tagliata per ottenere una specie di terrazzo. Mi chiesi come uscire da ciò che credevo essere una ignobile trappola. Infatti, avevo raggiunto il vertice e sicuramente sarei caduto se avessi provato a discendere la parete del picco. Quanto alla porta sconosciuta, non sapevo come aprirla. Dunque mi sedetti, in lacrime, chiedendomi quale peccato orribile avessi potuto commettere per essere punito così.

    4 Alcuni momenti più tardi, intesi un concerto di battiti di ali. Alzai gli occhi e vidi uno spettacolo splendido: sette angeli si stavano posando sulla terrazza blu. Riconobbi l’Arcangelo Michele, santo patrono della Giustizia, in armatura, che teneva in mano una spada splendida ed un grande scudo dai meravigliosi ornamenti. Ma le mie conoscenze teologiche erano limitate e chiesi, non senza vergogna, con chi avevo affare. Mi aspettavo di sentire qualche rimprovero, ma non fu così. Tutti mi osservarono con uno sguardo pieno di dolcezza e d'amore.

    5 Uno di loro avanzò e mi disse: "Sono Giorgio, Arcangelo dell'Amicizia. Ed ecco Gabriele, Arcangelo della Temperanza, Michele, Arcangelo della Giustizia, Uriele, Arcangelo della Generosità, Galadriella, Arcangelo della Perseveranza, Silfaele, Arcangelo del Piacere, e Raffaella, Arcangelo della Convinzione. Noi sette, agli ordini del profeta Aristotele e del Messia Christos, siamo incaricati di guidare gli umani sul cammino della virtù, che li conduce verso Dio ed il Suo Paradiso."

    6 Avevo di fronte a me i sette umani più importanti della storia, eccetto Aristotele e Christos. Dinanzi a tale privilegio, io potei soltanto prostrarmi ai loro piedi, faccia a terra. Ma Giorgio mi disse: "Non ti prostrare dinanzi a noi: siamo in definitiva soltanto umani. Solo Dio merita ciò. Noi siamo i Suoi umili servi, che compiono la Sua volontà divina. Ma vieni con noi, poiché è venuta l'ora di fare la scelta. Stiamo per condurti al sole."


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MessagePosté le: Jeu Déc 15, 2011 1:42 am    Sujet du message: Répondre en citant

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    Libro dell'eclissi
    Capitolo VII - « Il Paradiso »



    1 I sette angeli stavano di fronte a me. Sfoggiavano un grande sorriso pieno di gentilezza che sottolineava il loro sguardo pieno d'amore. Per la prima volta da quando avevo lasciato il mio cane solo nel campo, mi rilassai e mi riempii della serenità che emanavano. Mi aiutarono ad alzarmi e Michele, più robusto, mi fece montare sulla sua schiena. Io arrossii all'idea di cavalcare un Arcangelo come un cavallo. Ma risero tutti, vedendo l'imbarazzo mostrarsi sul mio viso. Queste risa non erano beffarde, ma piene d'amicizia.

    2 Allora, sette grandi paia di ali magnifiche si stesero. Si avvicinarono al bordo e si lasciarono cadere. Urlai di terrore, ma il mio grido si soffocò quando gli Arcangeli raddrizzarono il loro volo e volammo verso il sole. Riuscii a vedere sotto me tutta la luna e promisi a me stesso, se me ne fosse stata data l'occasione, di vivere sempre nella virtù, secondo i precetti di Aristotele e di Christos, per non tornare mai più in un posto così sordido. Galadriella mi lanciò un sorriso complice e mi disse: "È bene. Hai preso una decisione giudiziosa. Possano gli altri vivi fare lo stesso."

    3 Mi chiesi come avesse potuto conoscere così a fondo i miei pensieri. Ma il mio spirito fu ben presto interessato dallo spettacolo che mi si offriva. Avevamo appena lasciato la luna e volavamo nello spazio che la separa dal sole. Le stelle si offrivano al mio sguardo come altrettanti spettacoli magici. Potevo anche distinguere numerose stelle di cui non conoscevo l'esistenza, non potendo essere viste dal mondo. Ma la maggior parte della mia visione era occupata da questo sole immenso, bollente, che non avevo mai visto così vicino. Mi sentivo come una mosca di fronte ad una mucca: minuscolo.

    4 Ci avvicinammo così tanto all’astro divino che fiamme di molte miglia di lunghezza ci sfioravano. Mi chiesi se non andassi a condividere con i sette Arcangeli una ben triste fine. Ma Michele, sul quale ero appollaiato, mi disse: "Non avere timore ed osserva.". Vidi allora le fiamme che coprivano il sole aprirsi, per lasciare posto ad uno spettacolo splendido. Sotto questo strato bollente si trovava ciò di cui avevo sentito parlare nella mia più tenera infanzia, senza mai sapere in cosa consistesse: il Paradiso!

    5 Atterrammo in un luogo magico. Tutto era inondato da una luce tenue. Ovunque guardassi, non trovavo la minima oscurità. A perdita d’occhio, non c'era né abitazione, né la minima costruzione. Chi aveva fame si serviva dagli alberi da frutto. Chi apprezzava i piaceri del rilassamento si distendeva sull'erba. Dei bambini giocavano innocentemente, ridendo e correndo nell’erba alta. I sette Arcangeli mi avvisarono che dovevano lasciarmi, essendo la loro missione terminata. Li ringraziai grandemente e dissi loro arrivederci.

    6 Decisi di visitare questi luoghi magici. Tutti coloro che incontravo mi porgevano il benvenuto e mi sorridevano. Rendevo loro il loro sorriso e li ringraziavo. Tutto emanava felicità, bontà e gioia. Mentre mi avvicinavo ad una piccola fontana dove l'acqua appariva così chiara che non ce la feci a resistere al desiderio di rinfrescarmi, vidi due uomini discutere. Mi notarono e mi fecero segno di avvicinarmi. Avevo di fronte a me niente di meno che Aristotele e Christos. Mi accolsero con la più grande gentilezza. Mi chiesero se il luogo mi piacesse e se avessi fatto un buon viaggio. Ero così emozionato che non sapevo cosa rispondere. Farfugliai qualche parola vaga, mentre cercavo ancora di realizzare chi si trovava dinanzi a me. Fu allora che udii una voce.


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MessagePosté le: Jeu Déc 15, 2011 1:45 am    Sujet du message: Répondre en citant

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    Libro dell'eclissi
    Capitolo VIII - « La resurrezione »



    1 Questa voce che udii, mentre mi trovavo in compagnia di Aristotele e Christos, era calma e penetrante. Mi spiegarono che era Dio stesso che stava per pormi la domanda. Finalmente capii che quello era il momento. La voce divina mi disse: "Tu, l'umano che loro chiamano Sypous, sei venuto a Me, scoprendo tutto ciò che un umano potrà conoscere dopo la sua morte. Hai visitato ciascuno dei sette inferni, dove hai incontrato ognuno dei Principi-demone, che si sono presentati a te, conformemente alla mia volontà. Cosa hai imparato dal tuo viaggio?"

    2 Risposi: "Ho compreso il significato della Salvezza. Quando un uomo ha vissuto nella virtù, conformemente alla Tua divina parola, trasmessa dal profeta Aristotele e da Christos, il Messia, allora Tu gli concedi il diritto di accedere in questi luoghi, al Paradiso, nel cuore del sole. Ma se costui devia dalla virtù, rifiutando di ascoltare la Tua divina parola, abbandonandosi ai piaceri terreni, all'egoismo, alla tentazione, alle false divinità, la Tua infinita saggezza Ti induce a condannarlo all’Inferno, nella luna, per esservi punito per l'eternità. Tu ci ami, ma ugualmente noi dobbiamo amare Te."

    3 Dio mi disse: "Ora, per te è venuto il momento di fare la tua scelta. Puoi decidere di accettare la morte. In questo caso, giudicherò tutta la tua vita, i momenti in cui hai saputo operare per la virtù e quelli dove hai deviato da essa. Se, allora, giudicherò che tu lo meriti, raggiungerai gli eletti per un'eternità di gioia e di felicità. Ma se giudicherò invece che la tua vita non è stata abbastanza virtuosa, conoscerai un'eternità di tormenti all’Inferno. Ma, se pensi che il tuo tempo non sia ancora giunto, che tu non Mi abbia ancora dimostrato il tuo valore, puoi decidere di ritornare alla vita."

    4 Non sapevo che rispondere. Avevo meritato di raggiungere il Paradiso o di finire all’Inferno? Allora, udii voci. Erano quelle dei miei amici, che pregavano per la Salvezza della mia anima. Benché si trovassero sulla Terra, li udivo distintamente. Mi scaldava il cuore di vedere che si preoccupavano tanto di ciò che mi sarebbe successo. Avevo bisogno di dimostrare che le loro preghiere non erano inutili. Decisi di accettare la resurrezione, per potere vivere nella virtù e meritare il Paradiso. Dovevo questo a loro, almeno quanto lo dovevo a me stesso.

    5 Dio allora disse: "Da quando ho deciso di cambiare lo spirito degli umani in anima, affinché sia giudicata alla loro morte, ciascuno di loro percorre il cammino che ti ha condotto a Me, e pongo la stessa domanda a ciascuno di loro. Alcuni hanno la stessa prudenza, altri accedono al Paradiso, ed altri sopravvalutano la qualità del loro vissuto e sono inviati all’Inferno."

    6 "Coloro che hanno optato, come te, per la resurrezione non conservano tracce del loro viaggio celeste nella loro memoria. Così, il loro comportamento cambia soltanto se la lezione si è scolpita in fondo al loro cuore. Ma, affinché tutti sappiano quale sorte terribile li attende se deviano dal mio amore, io ti lascio eccezionalmente la memoria. Potrai così testimoniare il tuo viaggio. E la tua testimonianza rimarrà per i secoli dei secoli. Ora che sai quale compito ti ho affidato, torna alla vita, fino a che ti richiamerò per fare una nuova scelta."

    6 Allora, la mia vista si annebbiò. Ebbi appena il tempo di vedere Aristotele e Christos dirmi "a presto." prima di perdere conoscenza. Quando mi svegliai, mi trovai nel mio letto, le braccia incrociate. Attorno a me erano accese candele ed i miei amici stavano pregando. In lacrime, ma visibilmente sollevati, mi spiegarono che erano nove giorni che ero morto. Mi alzai, andai alla finestra, e vidi che il sole diffondeva nuovamente la sua calda luce sul mondo. Raccontai ai miei amici il mio incredibile viaggio e decisi di stendere sulla carta tutto ciò che avevo visto durante la mia morte.

    Spyosu




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